Data: 1 Settembre 2024 | Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Esodo 17:1–7; Nume­ri 20:1–13
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Per due vol­te duran­te i 40 anni di deser­to, l’E­ter­no Dio fece sgor­ga­re l’ac­qua da una roc­cia e la usò per rif­or­ni­re una nazio­ne di mili­o­ni di per­so­ne con i loro ani­ma­li. Poi­ché le azio­ni di Mosè in Cades (= sii san­to) non ris­pet­tò le istru­zi­o­ni di Dio, non gli fu per­mes­so di ent­ra­re nella Ter­ra Pro­mes­sa. All’i­ni­zio ques­to sem­bra mol­to duro, ma a ben guar­da­re è com­pren­si­bi­le. L’epi­so­dio del­l’ac­qua dal­la roc­cia è un’il­lus­tra­zio­ne di come un segu­ace si com­por­ta con Gesù.


Il popo­lo di Israe­le tras­cor­se 40 anni nel deser­to tra la pri­gio­nia in Egit­to e la Ter­ra Pro­mes­sa. Pro­cura­re il cibo e l’ac­qua neces­sa­ri era un com­pi­to imma­ne, di cui Yah­weh, il nome pro­prio del Dio di Israe­le, si occupò in modo affi­da­bile. La for­ni­tu­ra di acqua fu ritar­da­ta due vol­teche può port­are rapi­da­men­te alla disid­rat­a­zio­ne nel calo­re del deser­to ori­en­ta­le. In ent­ram­bi i casi, il popo­lo desi­der­ava tornare in Egit­to: «Per­ché ci hai fat­to usci­re dal­l’E­git­to e ci hai por­tato in ques­to luo­go ter­ri­bi­le? Qui non c’è gra­no, né fichi, né uva, né melo­gra­ni, né acqua pota­bi­le.»(Nume­ri 20:5 NLB). I loro cuo­ri desi­der­ava­no gra­no, fichi, uva, melo­gra­ni e acqua pota­bi­le. A ben guar­da­re, ci ren­dia­mo subi­to con­to che l’E­git­to non pote­va offri­re ques­ta bene­di­zio­ne. L’E­git­to di all­o­ra non è lo stes­so del paradi­so vacan­zie­ro di oggi, Hurgha­da. Era il luo­go di seco­li di pri­gio­nia e di bru­ta­le repressione.

La tentazione del popolo

Mosè si rivol­ge dirett­amen­te al Signo­re e vuo­le sape­re cosa deve fare con ques­to popo­lo. «Vai davan­ti al popo­lo con alcu­ni capi israe­li­ti. Pren­di il bas­tone con cui hai col­pi­to il Nilo. Io starò davan­ti a voi su una roc­cia a Horeb (= Sinai). Col­pi­sci la roc­cia. All­o­ra l’ac­qua sgorg­herà e il popo­lo potrà bere […]»(Gene­si 17:5f NLB). Il mira­co­lo che segue si basa su un fen­ome­no natu­ra­le. Dio usa ciò che acca­de in natu­ra. Le roc­ce del mas­sic­cio del Sinai pre­sen­ta­no spes­so del­le cavi­tà die­tro la mon­tagna, che ven­go­no riem­pi­te dal­le sor­gen­ti e dal­l’ac­qua pio­va­na. Nel momen­to in cui uno stra­to di roc­cia più sot­ti­le vie­ne rimos­so, una quan­ti­tà enor­me di acqua può fuo­ri­usci­re dal­la roc­cia. Mosè col­pis­ce la roc­cia con il bas­tone con cui ave­va col­pi­to il Nilo quan­do l’ac­qua era diven­ta­ta san­gue. Nel wadi si river­sò così tan­ta acqua che tut­te le per­so­ne e gli ani­ma­li ebbe­ro abbastan­za da bere.

San Pao­lo inter­pre­ta ques­to mira­co­lo qual­che seco­lo dopo: «Tut­ti man­gi­a­ro­no lo stes­so cibo che Dio diede loro mira­co­lo­sa­men­te e bev­vero dal­la roc­cia data loro da Dio che li accom­pa­gna­va, e quella roc­cia era Cris­to.»(1 Corin­zi 10:3f NLB). Gesù Cris­to è la roc­cia da cui sgor­ga l’ac­qua viva. L’ac­qua viva signi­fi­ca bene­di­zio­ne, signi­fi­ca­to, import­an­za, sco­po del­la vita, gioia e pace. È pro­prio ciò che il cuo­re di una per­so­na desi­de­ra: gra­no, fichi, uva, melo­gra­ni e acqua potabile.

Come la roc­cia sui mon­ti del Sinai, anche Gesù dovet­te esse­re per­cos­so affin­ché l’ac­qua rin­fre­scan­te pot­esse sgor­ga­re. Gesù è sta­to inchio­da­to alla cro­ce. Ora l’ac­qua scor­re. Tut­ti sono invi­ta­ti a bere da essa.

Quan­do il popo­lo liti­gò per la man­can­za d’ac­qua, Mosè dis­se loro: «[…] Per­ché liti­ga­te con me? Per­ché ten­ta­te il Signo­re?» (Esodo 17:2 LUT). In segui­to Mosè chi­ama il luo­go Mas­sa (= pro­va, ten­ta­zio­ne) e Meri­ba (= liti­ga­re). La ten­ta­zio­ne vie­ne por­ta­ta al pun­to: «Il Signo­re è tra noi o no?», vale a dire: può aiut­ar­ci o no? Ques­ta doman­da vie­ne pro­ba­bilm­en­te pos­ta migli­a­ia di vol­te al gior­no in situa­zio­ni di emer­gen­za in tut­to il mon­do: E ora, dov’è Dio? Ques­to Dio si è dato una vol­ta a Mosè con il nome di Yah­weh ha pre­sen­ta­to ciò che «Io sono colui che è con te» signi­fi­ca. In alt­re paro­le: Sono semp­re pre­sen­te. La vera doman­da è quin­di mol­to più: «Sia­mo con Yah­weh o no?» Così, i momen­ti di biso­g­no si rivela­no pro­ve del­l’uo­mo e non di Dio.

Il destino di Mosè

Il secon­do epi­so­dio d’ac­qua si è veri­fi­ca­to a Cades (= sii san­to). Nuo­vo pos­to, stes­so pro­ble­ma. Nono­stan­te l’e­s­pe­ri­en­za decen­na­le che Yah­weh for­nis­ce il meglio, lot­ta­no di nuo­vo. Ma Yah­weh è lì! Mosè e suo fratel­lo Aron­ne si diri­go­no di nuo­vo ver­so la Ten­da di Riunio­ne, dove Lo incon­tra­no. Egli ci dà il buon esem­pio. Le istru­zi­o­ni di Yah­weh dif­fe­ris­co­no in due aspet­ti: Mosè non deve col­pi­re la roc­cia, ma parl­ar­le, e non deve pren­de­re il bas­tone con cui ha por­tato il giudi­zio sul­l’E­git­to, ma il bas­tone sacer­do­ta­le di Aron­ne dal san­tua­rio (Esodo 20:9).

La negli­gen­za di Mosè nel gesti­re ques­ta istru­zi­o­ne è fatale:

  • Ha col­pi­to la roc­ciaFor­se fu la for­za del­l’a­bi­tu­di­ne, for­se si lasciò pro­vo­ca­re dal popo­lo ammut­i­na­to e gui­da­re dal­le sue emo­zio­ni nega­ti­ve. Come già det­to, la roc­cia è un sim­bo­lo di Gesù. Una vol­ta Gesù fu pic­chia­to. «Cris­to è mor­to nel­lo stes­so modo solo una vol­ta come sacri­fi­cio per toglie­re i pec­ca­ti di mol­te per­so­ne. Ver­rà di nuo­vo, ma non a cau­sa del­la nos­t­ra col­pa, ma por­terà la sal­vez­za a tut­ti colo­ro che atten­do­no con ansia il suo ritor­no.»(Ebrei 9:28 NLB). Gesù è sta­to inchio­da­to alla cro­ce una vol­ta e ha così crea­to le con­di­zio­ni per un rap­por­to di amici­zia con un col­le­gamen­to idri­co. Per noi oggi, se voglia­mo bere l’ac­qua che Gesù ci off­re, è attra­ver­so la comu­ni­ca­zio­ne e la rela­zio­ne. Io e te sia­mo invi­ta­ti a parl­a­re con la roccia.
  • Ha usa­to il bas­tone sba­gli­a­toCi sono due bas­to­ni nel con­tes­to di Mosè: il bas­tone di Mosè e il bas­tone di Aron­ne. Il bas­tone di Mosè è il bas­tone del giudi­zio; è il bas­tone con cui fu col­pi­to il fiume in Egit­to, tras­for­man­do l’ac­qua in san­gue (Esodo 17:5). La ver­ga del giudi­zio fu usa­ta sul­la cro­ce del Gol­go­ta quan­do Dio col­pì Cris­to per la col­pa di altri. Il Signo­re ave­va ordi­na­to a Mosè di usa­re il bas­tone sacer­do­ta­le di Aron­ne. «E Mosè pre­se il bas­tone dal luo­go in cui si tro­va il Signo­recome gli ave­va ordi­na­to» (Esodo 20:9 ELB). Ma poi: «E Mosè alzò la mano e col­pì la roc­cia con il suo due vol­te, e ne uscì mol­ta acqua, e la comu­ni­tà bev­ve, e il loro bes­tiame» (Deu­te­ro­no­mio 20:11 ELB). Il rap­por­to con Gesù non riguar­da prin­ci­pal­men­te il giudi­zio, ma l’a­mici­zia e la rela­zio­ne. Gesù non è un giudi­ce severo, ma un sacer­do­te che ha sacri­fi­ca­to la sua vita affin­ché noi uomi­ni pot­essi­mo ave­re libe­ro acces­so a Dio. Ques­to dov­reb­be carat­te­riz­za­re la vita di un cris­tia­no. Ciò che con­ta davan­ti a Dio è l’es­se­re e non il fare.
  • Diven­ne pres­un­tuo­so: «In segui­to, lui e Aron­ne fece­ro rad­una­re il popo­lo davan­ti alla roc­cia. Ascol­ta­te, popo­lo tes­tar­do», gri­dò Mosè, «cosa ne pen­sa­te? Diven­ta noi che l’ac­qua sgor­ghi da ques­ta roc­cia per te?».» (Nume­ri 20:10 NLB). No, Mosè e Aron­ne non poteva­no far­lo. Solo Dio ha ques­to pote­re.

E – anche se alcu­ne cose anda­ro­no stor­te – l’ac­qua sgor­gò. Tut­ti gli israe­li­ti e gli ani­ma­li ebbe­ro abbastan­za da bere. Ques­to dimos­tra la gene­ro­si­tà di Gesù. Non dob­bia­mo fare tut­to bene per otte­ne­re gra­no, fichi, uva, melo­gra­ni e acqua pota­bi­le. Par­la alla roc­cia e l’ac­qua scorrerà!

Imparare a lasciar andare

L’ac­qua uscì, ma Mosè dovet­te comun­que sop­port­are le con­se­guen­ze del­le sue azio­ni. Mosè ha fat­to un otti­mo lavoro e ora vie­ne escluso dal­la Ter­ra Pro­mes­sa per una ques­tio­ne bana­le. All’i­ni­zio ques­to sem­bra inap­pro­pria­to. È importan­te dire che Mosè non si separò da Dio. Rima­se un ami­co di Dio. Per­ché non gli fu più per­mes­so di ent­ra­re nella Ter­ra Promessa?

Non è una coin­ci­den­za che ques­ta sto­ria abbia avu­to luo­go in Cades (= esse­re san­to). San­to signi­fi­ca maes­to­so, scar­tato, impres­sio­n­an­te, com­ple­ta­men­te diver­so. Dio pre­se Mosè in con­fi­den­za come un ami­co. Si riun­iro­no insie­me ogni gior­no nella Ten­da di Riunio­ne. Ques­ta vicinan­za com­por­ta anche un cer­to obbli­go. La rea­zio­ne nor­ma­le alla san­ti­tà di Dio è la rive­ren­za, il ris­pet­to e l’ob­be­dien­za. Mosè per­se ques­to att­eg­gi­a­men­to in ques­ta situa­zio­ne. Mosè diven­ne arro­gan­te. Il Signo­re degli eser­ci­ti non è un Dio che pos­sia­mo pro­fana­re per i nos­tri sco­pi. Dio non diven­ta il «com­pa­g­no del­la por­ta accan­to». LUI è colui che è semp­re sta­to, che è e che sarà. LUI ha crea­to l’in­te­ro uni­ver­so attra­ver­so la Sua paro­la. Ti ha vis­to pri­ma del­la fon­da­zio­ne del mondo.

Che ci piac­cia o no, a Mosè non fu più per­mes­so di ent­ra­re nella Ter­ra Pro­mes­sa. Pri­ma di mor­i­re, sale sul Mon­te Nebo per ordi­ne di Dio, guar­da la ter­ra che Dio darà agli Israe­li­ti come pro­pria e muo­re (Deu­te­ro­no­mio 32:48–52). Ques­to even­to chia­ris­ce che la responsa­bi­li­tà è data per un tem­po. Dob­bia­mo adem­pie­re ad essa, ma anche esse­re in gra­do di rin­un­ciar­vi. Vivo con­s­ape­vol­men­te il peri­odo di vita a mia dis­po­si­zio­ne. E poi pos­so resti­tui­re la mia vita nel­le mani di Dio. Chi cre­de nella vita eter­na non deve otte­ne­re tut­to in ques­to bre­ve peri­odo sul­la ter­ra! È un sollievo.

Mar­tin Luther King si rife­ris­ce a Mosè nel suo dis­cor­so del 3 aprile 1968, la sera pri­ma del suo ass­as­si­nio: «[…] Sono sta­to in cima alla mon­tagna. Non sono preoc­cu­p­a­to. Come tut­ti gli altrirMi pia­ce­reb­be vive­re a lungo […] Ma ora non mi preoc­cu­po di ques­to. Mi pia­ce­reb­becDove­vo solo fare la volon­tà di Dio. Lui mi ha per­mes­so di scala­re la mon­tagna. E sono sali­tobHo vis­to. Ho vis­to la Ter­ra Pro­mes­sa. For­se non ci arri­verò insie­me a voi. Ma voglio che sta­se­ra sap­pia­te che noi, come un uni­co popo­lo, arri­ve­remo alla Ter­ra Pro­mes­sa. Ed è per ques­to che sono feli­ce sta­se­ra. Non sono preoc­cu­p­a­to per nulla. Non temo nes­su­no. I miei occhi han­no vis­to la glo­ria del Signo­re.»

La Ter­ra Pro­mes­sa sim­bo­leg­gia anche il nuo­vo mon­do alla pre­sen­za di Dio. Come Mosè, pos­sia­mo già intra­ve­de­re ques­to sple­ndo­re glo­rio­so di tan­to in tan­to. Colo­ro che viag­gi­a­no con ques­ta spe­ran­za posso­no lascia­re anda­re le responsa­bi­li­tà, le per­so­ne o i ricor­di. Tut­ta­via, non deve esse­re una con­so­la­zio­ne per la vita dopo la mor­te, ma una moti­va­zio­ne a lavora­re per la pace, la gioia e la giu­s­ti­zia adesso.

 

Possibili domande per il piccolo gruppo 

Leg­gi il tes­to bibli­co: Gene­si 20:1–13

  1. «Il Signo­re è tra noi o no?», cono­sci ques­ta ten­ta­zio­ne nei momen­ti dif­fi­ci­li. Come la affronti?
  2. Per­ché a Mosè non fu per­mes­so di ent­ra­re nella Ter­ra Pro­mes­sa? In che misu­ra com­p­ren­di la decis­io­ne del Signo­re? Hai appre­so del­le ragio­ni com­pren­si­bi­li dal ser­mo­ne? Cosa signi­fi­ca ques­to per il nos­tro rap­por­to con Dio?
  3. Cosa dice di Gesù Cris­to il modo in cui il Signo­re ordinò di trat­ta­re la roccia?
  4. A Mosè fu per­mes­so di lasci­ar anda­re le responsa­bi­li­tà e di rin­un­cia­re ai suoi sogni. Ci sono aree del­la tua vita che ti è per­mes­so lasci­ar andare?
  5. Mosè salì sul­la mon­tagna con la pro­s­pet­ti­va di avvicinar­si all’in­con­tro più gran­de. Anche tu vivi con ques­ta pro­s­pet­ti­va? Che influ­en­za ha sul­la tua vita?