Abramo – pronto per l’ultimo

Data: 5 lug­lio 2020 Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Gene­si 22
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Quan­do Abra­mo deve sacri­fi­ca­re il tan­to atteso e ama­to figlio Isac­co, la sua fidu­cia in Dio vie­ne mes­sa a dura pro­va. Abra­mo supera ques­ta pro­va per­ché con­fi­da nel fat­to che Dio è buo­no e ha in ser­bo vie che anco­ra non cono­sce. Oggi Dio non cer­ca più sacri­fi­ci mate­ria­li, ma i nos­tri cuo­ri indi­vi­si. Abra­mo ave­va sog­ge­zio­ne di Dio. Ques­ta è la con­di­zio­ne per esse­re obbe­di­en­ti anche quan­do sem­bra esse­re a pro­prio svan­tag­gio. La con­se­guen­za è la bene­di­zio­ne di Dio.


Abra­mo ave­va 100 anni quan­do nac­que suo figlio Isac­co. Sono pas­sa­ti ben 25 anni da quan­do Dio gli ha pro­mes­so ques­to figlio. Quan­to deve esse­re sta­to emo­zio­n­an­te e gio­io­so! Sicu­ra­men­te c’era una fes­ta di com­p­le­an­no nel­l’e­nor­me segui­to di Abra­mo. Final­men­te la pro­mes­sa si avvera!

La fiducia messa alla prova

«Qual­che tem­po dopo, Dio mise alla pro­va Abra­mo. Abra­mo!», chi­amò Dio. Ecco­mi», ris­po­se Abra­mo. Pren­di il tuo uni­co figlio Isac­co, che ami tan­to, e vai con lui nel pae­se di Moriah. Lì ti mostrerò un mon­te sul qua­le offri­rai Isac­co in olo­causto per me».» (Gene­si 22:1–2 NL).

Come può un Dio amo­re­vo­le chie­de­re ad Abra­mo di sacri­fi­ca­re il suo figlio pre­fe­ri­to? Come può Abra­mo esse­re dis­pos­to a obbed­ire a ques­to coman­do cru­de­le? La fidu­cia di Abra­mo in Dio vie­ne mes­sa alla pro­va. La pro­va per Abra­mo è se Dio rima­ne il nume­ro 1 nella sua vita anche dopo l’e­ven­to gio­io­so. Dio può met­te­re alla pro­va la nos­t­ra fede. All’epo­ca di Abra­mo, i sacri­fi­ci uma­ni erano comu­ni nel­le nazio­ni che lo cir­con­da­va­no. Il pri­mo­ge­ni­to appar­ten­e­va alla ris­pet­ti­va divi­ni­tà. Ques­to era un modo per ren­de­re ami­che­vo­li gli dei. Per Abra­mo, quin­di, la pro­va non con­sis­t­e­va prin­ci­pal­men­te nel sacri­fi­ca­re il figlio, ma nel rin­un­cia­re alla pro­mes­sa tan­to attesa. Quan­do la fidu­cia è mes­sa alla pro­va, dove­te sape­re che Dio è buo­no! Quella che segue non è una lun­ga dis­cus­sio­ne, ma: «Il mat­ti­no seguen­te Abra­mo si alzò pres­to. Sali­va sul suo asi­no e pren­de­va con sé suo figlio Isac­co e due dei suoi ser­vi. Poi spac­cò la leg­na per l’o­lo­causto e par­tì per il luo­go di cui Dio gli ave­va par­la­to.» (V.3 NL). Abra­ham è sul­la buo­na stra­da per super­a­re il test. Come vi sares­te comportati?

Uno dei miei «fig­li pre­fe­ri­ti» è l’seetal chi­le. La prossi­ma estate mi pren­derò un anno sab­ba­ti­co. Per me ques­to signi­fi­ca lasciar­si anda­re. Mol­te per­so­ne mi invi­dia­no e pens­a­no che ques­to sia solo un bene per me. Io, inve­ce, a vol­te mi sen­to spa­ven­ta­ta e ansi­o­sa di esse­re così lon­ta­na da ciò che mi dà più signi­fi­ca­to e iden­ti­tà di quan­to voglia ammet­te­re. Quin­di la prossi­ma estate sarà anche una veri­fi­ca di fidu­cia per me. Dio vuo­le esse­re il nume­ro uno nella nos­t­ra vita. In tut­te le pro­ve che ci sot­to­po­ne, tut­to ruo­ta intor­no a ques­ta doman­da. Chi ha Dio al cen­tro può lascia­re anda­re i fig­li, può sop­port­are la sof­fe­ren­za, può esse­re genero­so con le pro­prie finan­ze, non ha biso­g­no di sta­tus sym­bol, ecc.

Nel gran­de capi­to­lo degli esem­pi di fede si dice a pro­po­si­to di Abra­mo: «Abra­mo sup­po­ne­va che Dio pot­esse riport­are in vita Isac­co quan­do era mor­to. E, in un cer­to sen­so, Abra­mo ha dav­vero ria­vu­to suo figlio dal­la mor­te» (Ebrei 11:19 NL). Abra­mo sape­va che Dio è più gran­de e buo­no. LUI cono­sce vie e pos­si­bi­li­tà che a noi sono del tut­to sco­no­sci­ute. Gra­zie a ques­ta fidu­cia, ha potu­to per­cor­re­re il dif­fi­ci­le cammi­no. Nei cor­si di dis­ce­po­la­to di YWAM c’è semp­re una sera­ta in cui si trat­ta di met­te­re sul­l’al­ta­re tut­to ciò che si ha di più caro, espri­men­do così la volon­tà di fidar­si com­ple­ta­men­te di Dio. Biso­gna fare un res­pi­ro pro­fon­do quan­do si scri­ve il nome di un ami­co, il cel­lu­la­re o la car­ta di cre­di­to. E poi spet­ta a Dio resti­tuir­ci i «nos­tri fig­li» dai mor­ti – ora di nuo­vo con la gius­ta prio­ri­tà. Sono con­vin­to che Dio stia metten­do alla pro­va la fidu­cia di tut­ti noi. Ques­to avvie­ne attra­ver­so le dif­fi­col­tà, le per­di­te e le malat­tie. L’o­bi­et­tivo è semp­re quello di riport­are Dio al cen­tro del­la nos­t­ra vita.

È anche emo­zio­n­an­te il fat­to che Abra­mo abbia lascia­to i suoi due ser­vi all’ul­ti­ma sta­zio­ne di par­ten­za (v. 5). Nella vita ci sono pro­ve che dob­bia­mo super­a­re da soli. I com­pa­gni potreb­be­ro impe­dir­ci di deci­de­re chia­ra­men­te e sen­za ambi­gui­tà per Dio.

Un sacrificio che piace a Dio

Abra­mo lega Isac­co sul­l’al­ta­re. Tira fuo­ri il coltel­lo affi­la­to. «In quel momen­to l’an­ge­lo del Signo­re lo chi­amò dal cie­lo: «Abra­mo! Abra­mo!» «Sì», ris­po­se. Sto ascol­tan­do». Lascia che sia», dis­se l’an­ge­lo. Non fate del male al bam­bi­no. Per ora so che ave­te rive­ren­za per Dio. Avres­ti per­si­no sacri­fi­ca­to il tuo uni­co figlio al mio coman­do». All­o­ra Abra­mo alzò lo sguar­do e sco­prì un arie­te con le cor­na impi­glia­te in un ces­puglio. Pre­se l’a­rie­te e lo immolò al pos­to del figlio come olo­causto.» (V.11–13 NL).

Il mess­ag­gio di ques­ta sto­ria è: Dio non vuo­le sacri­fi­ci uma­ni! Nel cor­so del­la Bibbia tro­via­mo uno svi­lup­po del­la ques­tio­ne del sacri­fi­cio. I pri­mor­dia­li sacri­fi­ci uma­ni, che incon­tria­mo anco­ra nel sacri­fi­cio di Isac­co, sono sta­ti super­a­ti pas­so dopo pas­so da Dio; han­no dovu­to lascia­re il pos­to alle offer­te ani­ma­li, al fumo e all’o­lo­causto, fin­ché alla fine si leg­ge nel Sal­mo: «Non ti bast­a­no i sacri­fi­ci, altri­men­ti te li avrei por­ta­ti, né accet­te­res­ti gli olo­causti. Il sacri­fi­cio che ti pia­ce è uno spi­ri­to spez­za­to. Un cuo­re con­tri­to e pen­ti­to non lo res­pin­g­e­rai, o Dio.» (Sal­mo 51:18–19 NL). Len­ta­men­te, il tipo di «reli­gio­ne» timo­ro­sa, che evi­ta le puni­zio­ni, è sta­to sosti­tui­to dal­la con­ver­sio­ne in una rela­zio­ne giusta.

Dio non vuo­le un sacri­fi­cio mate­ria­le, ma uno spi­ri­to spez­za­to, un cuo­re con­tri­to e pen­ti­to. Ques­to non signi­fi­ca una per­so­na infe­rio­re o psi­co­ti­ca, ma una per­so­na che tro­va umilm­en­te il suo pos­to con Dio. In un alt­ro luo­go si leg­ge: «Obbed­ire a lui è mol­to meglio che offri­re un sacri­fi­cio, ascol­tar­lo è meglio del gras­so degli arie­ti» (1 Samue­le 15:22 NL). Dio non cer­ca la reli­gio­ne, ma un rap­por­to cor­ret­to. Abra­mo ci ser­ve da modello.

Una riverenza che adora Dio

«Per­ché ora ho capi­to che tu temi Dio, dal momen­to che non mi hai nas­cos­to il tuo Figlio, il tuo uni­co Figlio.» (v. 12 Elb). Abra­mo teme­va Dio. Ques­ta è la con­di­zio­ne per esse­re obbe­di­en­ti anche quan­do sem­bra a pro­prio svan­tag­gio. John Beve­re, che ha scritto un libro sul timore di Dio, dice: «Ser­vi­re­te ciò che teme­te. Se temi Dio, lo ser­vi­rai. Se teme­te la gen­te, ser­vi­re­te la gen­te. Dove­te deci­de­re voi.«Sia­mo più che alt­ro «buo­ni amici» con Dio. Ci pia­ce sot­to­li­nea­re la bon­tà e la miser­i­cor­dia di Dio, ma non tan­to la sua san­ti­tà e giu­s­ti­zia. Il timore di Dio è una ris­pos­ta alla sua san­ti­tà e alla sua giu­s­ti­zia e un’es­pres­sio­ne di «Dio sie­de sul mio tro­no di vita». «La cosa sor­pren­den­te del timore di Dio è che, quan­do si teme Dio, non si teme nes­su­no e nien­t’al­t­ro. D’al­tra par­te, se non si teme Dio, si teme tut­to il res­to. Bea­to chi teme il Signo­re» (Oswald Chambers).

Pro­ver­bi 9:10 dice: «Il timore del Signo­re è l’i­ni­zio del­la sag­gez­za»(Elb). Non c’è sag­gez­za sen­za il timore di Dio. Tut­te le alt­re veri­tà sul­la vita pog­gi­a­no ine­vi­ta­bilm­en­te su ques­to fon­da­men­to. Esse­re in gra­do di valu­t­a­re il timore del Signo­re: Che cos’è la real­tà? È la sag­gez­za di sape­re chi è Dio – e chi sono io. È la sag­gez­za di sape­re chi è Crea­to­re e chi è crea­tu­ra. La defi­ni­zio­ne di Timore del Signo­re è sape­re con chi si ha a che fare. Dove man­ca il timore di Dio, il pro­prio ego sie­de sul tro­no. L’at­ten­zio­ne è rivol­ta alle per­so­ne e al loro ben­es­se­re. È Gesù che coman­da che sia così e io non ho pro­ble­mi. L’a­do­ra­zio­ne del­l’e­go è un seg­no dei tem­pi e arri­va in pro­fon­di­tà nella chie­sa di Gesù. È dif­fu­sa un’im­ma­gi­ne bassa, sim­pa­ti­ca e innocua di Dio. Ma ques­to sis­te­ma non por­ta alla vita e nauf­ra­ga al più tar­di nel­le espe­ri­en­ze di vita difficili.

«Il ter­zo gior­no Abra­mo alzò gli occhi e vide il luo­go da lon­ta­no. All­o­ra Abra­mo dis­se ai suoi ser­vi: Res­ta qui con l’a­si­no. Ma io e il ragaz­zo and­re­mo lì e cul­to e tornare a voi» (Gene­si 22:4,5 Elb). Ques­to è il pri­mo pos­to nella Bibbia in cui compa­re la paro­la «Dio». cul­to pri­ma. Ques­to ha un signi­fi­ca­to pro­fon­do e non è una coin­ci­den­za. La paro­la ebraica signi­fi­ca ren­de­re omag­gio, pro­stra­to, fare un inchi­no, abbassar­si. Per Abra­mo, l’ob­be­dien­za atti­va a Dio è il cul­to, anche quan­do lui stes­so attra­ver­sa momen­ti mol­to dif­fi­ci­li. In defi­ni­ti­va, ado­ria­mo semp­re ciò che sie­de sul tro­no del­la nos­t­ra vita. L’a­do­ra­zio­ne ha a che fare con il Dio san­to. Non si trat­ta prin­ci­pal­men­te di bel­le sen­sa­zio­ni o di estasi. L’a­do­ra­zio­ne non è un pro­gram­ma che si snoc­cio­la la dome­ni­ca mat­ti­na duran­te la fun­zio­ne, ma rispon­de alla doman­da se sia­mo pron­ti a offri­re a Dio le nost­re cose più care. Tra l’al­t­ro, più di mil­le anni dopo, il re Salo­mo­ne avreb­be cos­trui­to il Tem­pio sul Mon­te Moriah (2Cronache 3:1). Una casa di cul­to e di incon­tro con Dio è cos­trui­ta sul­le fon­da­men­ta del timore di Dio.. «Abra­mo chi­amò quel luo­go «Il Signo­re vede», per ques­to anco­ra oggi si dice: «Sul mon­te del Signo­re, dove il Signo­re si fa vede­re».» (V.14 NL).

«Io, il Signo­re, giuro su me stes­so: Poi­ché sie­te sta­ti obbe­di­en­ti a me e ave­te per­si­no sacri­fi­ca­to il vos­tro ama­to figlio per mio ordi­ne, vi bene­dirò ric­ca­men­te. Ti darò mol­ti dis­cen­den­ti. Saran­no num­ero­si come le stel­le del cie­lo e come la sab­bia sul­la riva del mare. Vin­ceran­no i loro nemici» (V.16–17 NL). Ecco­ci di nuo­vo al tema del­l’an­no: Chi ascol­ta Dio e obbe­dis­ce sarà bene­det­to e sarà una bene­di­zio­ne. Le per­so­ne per le qua­li Dio è la cosa più importan­te del­la vita han­no un signi­fi­ca­to per colo­ro che le cir­cond­a­no: sono sale e luce.

 

Il rac­con­to del sacri­fi­cio di Isac­co è una pre­fi­gu­ra­zio­ne pro­f­e­ti­ca del sacri­fi­cio del Gol­go­ta, come «Dio non ha risparm­ia­to nem­meno il pro­prio Figlio, ma lo ha dato per tut­ti noi.» (Roma­ni 8:32 NL). Così anche Isac­co che si fer­ma pazi­en­te­men­te e l’a­rie­te scel­to da Dio per il sacri­fi­cio ci indi­ca­no in ulti­ma ana­li­si il mis­te­ro divi­no del­la sosti­tu­zi­o­ne: l’Agnel­lo di Dio che por­ta il pec­ca­to del mon­do. Ques­ta vol­ta, gra­zie a Dio, non c’è una voce che gri­da «bas­ta». Gesù muo­re e crea così per noi la via ver­so Dio. Egli è l’a­ma­to Figlio di Dio e l’Agnel­lo sacri­fi­cale in una sola per­so­na. E sì, è risor­to dai mor­ti. E ques­to signi­fi­ca nuo­va vita per noi!

 

 

Possibili domande per i piccoli gruppi

Let­tu­ra del tes­to bibli­co: Gene­si 22:1–18

  1. La fidu­cia di Abra­mo in Dio era così incrol­la­bi­le che mise il suo ama­to figlio sul­l’al­ta­re quan­do Dio gli par­lò. Qua­li cose met­te­res­te sul­l’al­ta­re e qua­li no?
  2. Come sco­pri­re se Dio è al cen­tro del­la nos­t­ra vita?
  3. Il timore di Dio è l’i­ni­zio del­la sag­gez­za. Per­ché ques­ta frase (non) è vera? Qual è il Timore di Dio?
  4. Per mol­ti di noi, Dio è più un ami­co. Come può aumen­ta­re la rive­ren­za ver­so Dio?