Data: 17 Mag­gio 2020 Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Gene­si 16
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Agar dovet­te fare da schia­va a Sarah, la mog­lie di Abra­mo, per­ché non pote­va ave­re fig­li. Quan­do era inc­in­ta, le due don­ne ebbe­ro un liti­gio, così Hagar fug­gì nel deser­to. Lì incon­trò un ange­lo che le dis­se di umi­li­ar­si e tornare indie­tro. Agar chi­amò il Signo­re che le ave­va par­la­to El Roi – Dio che mi vede. Sic­co­me ha rice­vu­to i com­pli­men­ti da Dio, è sta­ta in gra­do di tornare nel relit­to emotivo.


 

Hai mai giura­to che non sares­ti più tor­na­to in ques­to pos­to? For­se a un pos­to di lavoro dove sei sta­to vitti­ma di bul­lis­mo, o a una fami­glia orri­bi­le dove hai fat­to il tuo dove­re, o a una per­so­na che ti ha feri­to pro­fon­da­men­te? Ci sono anche per­so­ne che han­no lascia­to la loro fami­glia con la deter­mi­na­zio­ne di non ave­re mai più contat­ti con ques­te per­so­ne. La frase «la tova­glia è taglia­ta» esprime la decis­io­ne definitiva.

Allarme puttana

In Gene­si 16 incon­tria­mo Hagar, una don­na che si tro­va in una situa­zio­ne sen­za spe­ran­za. Sarai, la mog­lie del patri­ar­ca Abram, non rima­ne inc­in­ta, seb­be­ne Dio le abbia pro­mes­so un figlio. Aspet­ta e aspet­ta – e alla fine per­de la pazi­en­za. Lei ha – come spes­so fac­cia­mo noi – un’i­dea miglio­re di come Dio pos­sa arri­va­re alla sua meta. «All­o­ra Sarai dis­se ad Abram: «Il Signo­re non mi ha dato fig­li». Tu dor­mi con la mia schia­va. For­se pos­so ave­re dei fig­li tra­mi­te lei». Abram accet­tò» (Gene­si 16:2 NL). Nei cir­co­li bene­stan­ti si usa­va all­o­ra: se una mog­lie era sen­za fig­li, man­da­va una del­le sue schia­ve nel let­to del mari­to. Poi par­to­ris­ce un bam­bi­no che appar­tiene alla sua padro­na. Hagar, la dome­sti­ca di Sara, si ren­de dis­po­ni­bi­le. Diven­ta effet­ti­va­men­te inc­in­ta e quin­di una mad­re sur­ro­ga­ta per Sarah e Abramo.

Chi è affa­sci­na­to da scan­da­li suc­co­si deve solo pren­de­re la Bibbia: «All­ar­me putt­a­na in casa Abra­hams!«Il tito­lo potreb­be reci­t­are. C’è mol­ta «uma­ni­tà» nel­le ten­de del patri­ar­ca. Pre­su­mi­bilm­en­te, la schia­va Hagar fu por­ta­ta indie­tro dal­l’E­git­to come bot­ti­no dopo che Abra­mo vi ave­va fat­to una ing­lo­rio­sa devia­zio­ne. È un’estra­nea. «Quan­do Hagar si rese con­to di esse­re inc­in­ta, disprez­zò la sua padro­na Sarai» (V4b NL). Con la sua gra­vi­dan­za, ques­ta don­na ha improv­vi­sa­men­te una car­ta vin­cen­te con­tro la sua aman­te, che, a quan­to pare, non ama tol­ler­a­re la con­cor­renza min­ac­cio­sa. Ent­ram­be le don­ne sono com­ple­ta­men­te sopra­ffat­te dal­la loro situa­zio­ne. Vola­no le scin­til­le! Si può ben imma­gi­na­re la pre­sa in giro: Hagar por­ta orgo­gli­osa­men­te davan­ti a sé la sua pan­cia cre­s­cen­te e lan­cia a Sarai sguar­di deni­gra­to­ri, del tipo: «Io pos­so fare quello che tu non puoi!»

«All­o­ra Sarai rim­pro­verò Abram: «È tut­ta col­pa tua! Ora che la mia schia­va è inc­in­ta, sono disprez­za­to da lei. Eppu­re te l’ho data in mog­lie. Che il Signo­re sia giudi­ce tra me e te! Abram ris­po­se: «È la tua schia­va». Fate di lei ciò che ritenete opport­u­no». Ma quan­do Sarai si com­por­tò dura­men­te con lei, Hagar scap­pò.» (V.5+6 NL). Hagar fa sal­ta­re la mic­cia e pren­de il volo. E ora la situa­zio­ne diven­ta cri­ti­ca: ha por­tato con sé il bam­bi­no, l’e­re­de che non appar­tiene a lei ma ad Abram e Sarai.

Esperienza nel deserto

Una don­na che mar­cia un gior­no di viag­gio in ques­to deser­to non ha inten­zio­ne di tornare indie­tro. Se Hagar fos­se tor­na­ta, pro­ba­bilm­en­te l’as­pet­ta­va la pena di mor­te. Non solo si è rifi­uta­ta di lavora­re, ma ha anche por­tato il bam­bi­no con sé nel­l’a­bis­so. Con lei è fini­ta. Ma c’è una cosa che Hagar non ha mes­so in con­to: che Dio ha le sue dita in ques­to aspro con­flit­to. La tene­rez­za con cui Dio incon­tra Hagar è pro­fon­da­men­te com­mo­ven­te. La schia­va dispe­ra­ta qua­si non può cre­de­re che nien­t’al­t­ro che il Dio di Abra­mo vada die­tro a lei e la rag­gi­unge nel pun­to più bas­so del­la sua vita. «L’an­ge­lo del Signo­re tro­vò Hagar nel deser­to vici­no alla sor­gen­te sul­la stra­da per Shur» (V.7 NL).

I tem­pi del deser­to han­no tut­to. Nei tem­pi di deser­to, Dio com­pie cose che non può com­pie­re in mez­zo al rumo­re e alle dis­tra­zio­ni del­la nos­t­ra nor­ma­le vita quo­ti­dia­na. Dio ama incon­tra­re per­so­ne che si tro­va­no nel­l’a­ri­di­tà di un deser­to. Ecco per­ché è così importan­te che ci riti­ria­mo rego­lar­men­te nel deser­to. Così facen­do, dia­mo a Dio l’op­por­tu­ni­tà di lavora­re sul nos­tro carattere.

L’an­ge­lo pone ad Hagar una sem­pli­ce doman­da a nome di Dio: «Hagar, schia­va di Sarai, da dove vie­ni e dove vai?» (v.8a NL). Non è inter­es­san­te il tipo di doman­de che Dio a vol­te fa? «Dove sei, Adam?», «Dov’è tuo fratel­lo, Cai­no?», «Cosa vuoi che fac­cia per te?», «Cosa fai qui, Elia?» … Dio fa doman­de – non per­ché egli infor­ma­zio­ni, ma per­ché noi han­no biso­g­no di infor­ma­zio­ni su di noi. Alla pri­ma doman­da rispon­de la stes­sa Hagar: «Sono in fuga dal­la mia padro­na Sarai»(v.8b). Ciò che è inter­es­san­te è ciò che non c’è in ques­ta ris­pos­ta. Se fos­si feri­to come lei, pro­ba­bilm­en­te scop­pierei di rab­bia a ques­to pun­to: «Quella stu­pi­da muc­ca! Se tu sapes­si come mi ha trat­ta­to! La crea­tu­ra ing­ra­ta!«Nessuna trac­cia di tut­to ques­to. Solo l’am­mis­sio­ne di esse­re in fuga. Nessuna accu­sa, nessuna insi­nu­a­zio­ne, nessuna voglia di sba­raz­z­ar­si del­la sua par­te del­la sto­ria, Nes­sun ruo­lo di vitti­ma. Non dia­mo semp­re la col­pa agli altri o alle circostanze?

Nem­meno Dio ha pie­tà di loro. La sua secon­da doman­da: «Dove stai andan­do?«si rispon­de da solo: «Tor­na dal­la tua padro­na e sot­to­mett­i­ti a lei» (V.9 NL). Povero Hagar! Tornare a ques­to dis­as­tro emo­tivo, tornare alla puni­zio­ne immi­nen­te? Non è piut­tosto Sarai che dov­reb­be umi­li­ar­si e scusar­si? Non c’è alcu­na con­side­ra­zio­ne per i sen­ti­men­ti di Hagar. Dov­reb­be solo fare ciò che è dovu­to. Quello che Dio fa pas­sa­re ad Hagar non è per i codar­di. Come l’ha affrontato?

Ritorna

La ris­pos­ta è nel nome che dà a Dio: «El Roi – il Dio che mi vede». Ha guar­da­to negli occhi di Dio. Tornare indie­tro è un’im­po­si­zio­ne se pri­ma non abbia­mo incont­ra­to Dio. Colo­ro che han­no rice­vu­to pres­ti­gio e for­za da Lui posso­no umi­li­ar­si e affronta­re sfi­de irra­gio­ne­vo­li! El Roi: Lui ha vis­to me – e io ho vis­to lui! Con ques­to, l’in­te­ra situa­zio­ne è cambiata.

Dio invi­ta anche noi a ques­to incon­tro. Qual­che migli­aio di anni dopo Hagar, ques­to El Roi ha avu­to un vol­to: Gesù Cris­to. El Roi, l’uo­mo fat­to per noi. Irre­sis­ti­bi­le nel suo amo­re. Incon­di­zio­na­to nella sua gra­zia. Anche in ques­ta sto­ria, la venu­ta di Gesù Cris­to get­ta la sua ombra in avan­ti. Dio vide che il vero pro­ble­ma di Agar non era il com­por­ta­men­to osti­le di Sarai, ma la sepa­ra­zio­ne tra lei e il suo Crea­to­re. La sen­sa­zio­ne di esse­re non cura­ti, orfa­ni, impo­ten­ti in balia di un desti­no arbi­tra­rio. Nel deser­to, fa la gran­de sco­per­ta che pos­sia­mo fare anche noi: C’è qual­cu­no che mi pres­ta atten­zio­ne, il cui desi­de­rio di me è anco­ra più pro­fon­do del mio desi­de­rio di lui. 

El Roi mi ha vis­to, mi ha dato pres­ti­gio. Pos­so umi­li­ar­mi e guar­da­re la vita in fac­cia. Ritor­no al luo­go dove sono sta­to feri­to o abus­a­to, dove sono sta­to col­pe­vo­le degli altri, dove mi sen­to sopra­ffat­to. Colo­ro che han­no bevu­to l’ac­qua viva al poz­zo di Dio e han­no guar­da­to alla cro­ce non han­no più biso­g­no di guar­da­re a se stes­si. È un mes­tie­re dif­fi­ci­le, doven­do semp­re assi­cur­ar­mi di ave­re i miei sol­di, di ave­re un bel­l’as­pet­to. Quan­do ho sco­per­to Dio come El Roi, pos­so far­ne a meno. Ques­to è il pote­re di cam­bia­re la vita del Van­ge­lo. Chi ha pres­ti­gio non deve più bad­a­re a se stes­so! Con la repu­ta­zio­ne di Dio, puoi umi­li­ar­ti e chie­de­re per­do­no, anche se pen­si che l’al­tra per­so­na sia da bia­si­ma­re almeno quan­to te. Puoi tornare al lavoro al qua­le una vol­ta hai det­to: «Mai più!«Puoi con­net­ter­ti con per­so­ne che hai tagli­a­to o disprez­za­to per anni. For­se puoi anche tornare in pis­ta con il tuo ex coniuge.

 

In ques­to incon­tro con El Roi, Hagar rice­ve una pro­mes­sa: «Ti darò più dis­cen­den­ti di quan­ti tu ne pos­sa con­ta­re. Avre­te un figlio. Chi­ama­lo Ishma­el» (v.10f NL). Ismae­le sposò poi una don­na egi­zia­na. Poi­ché è anche figlio di Abra­mo, da lui dis­cen­de anche una nazio­ne. L’an­ge­lo pro­f­e­tiz­zò ad Hagar: «Tuo figlio sarà indo­mi­to come un asi­no sel­vag­gio! Egli si ergerà con­tro tut­ti e tut­ti saran­no con­tro di lui. Sì, vivrà in lot­ta con tut­ti i suoi fratel­li» (V.12 NL). For­se l’ar­go­men­to più cal­do in Euro­pa in ques­to momen­to è l’Is­lam. Non voglio bana­liz­za­re l’Is­lam, né mini­miz­za­re i per­i­co­li rea­li. Ma se è vero che l’Is­lam risa­le a Ismae­le e Abra­mo, la radi­ce più bassa del­l’­Is­lam è la pau­ra del rifi­uto. Abra­mo si com­por­tò pas­si­v­a­men­te e male nei con­fron­ti del suo pri­mo figlio e lo man­dò nel deser­to (Gene­si 21:10ss). C’è così tan­ta men­ta­li­tà nei pae­si isla­mici che pens­a­no che l’Oc­ci­den­te voglia finir­li. È para­do­s­sa­le che noi occi­den­ta­li abbia­mo pau­ra di loro e loro han­no pau­ra di noi. L’u­ni­ca cosa che rag­gi­unge, gua­ris­ce e cam­bia le per­so­ne è l’a­mo­re e l’ac­cet­ta­zio­ne. L’Is­lam non cono­sce un Pad­re-Dio. La con­fes­sio­ne fon­da­men­ta­le del­l’­Is­lam è che Allah è l’u­ni­co e che non gene­ra e non è sta­to gene­ra­to. La con­fes­sio­ne di Gesù è: C’è un Pad­re. Ci dà pres­ti­gio, amo­re incon­di­zio­na­to e gra­zia sen­za limi­ti. Ques­to – e solo ques­to – gua­ris­ce e cam­bia una per­so­na in modo che ci si pos­sa aspet­ta­re che tor­ni indie­tro e si umi­li. Più per­so­ne lo fan­no, più ques­ta «epi­de­mia» si dif­fon­de. Da un atto, ne segui­ran­no altri, e poi un alt­ro. Può diven­ta­re una rea­zio­ne a cate­na posi­ti­va e quin­di cam­bia­re non solo voi, ma il mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Possibili domande per i piccoli gruppi

Let­tu­ra del tes­to bibli­co: Gene­si 16+21

  1. Cosa pen­si del com­por­ta­men­to di Abram e Sarai? Cosa pen­si di Hagar?
  2. Qual è il suo com­men­to sui pen­sie­ri sull’Islam?
  3. Hai mai lascia­to per­so­ne, situa­zio­ni o luoghi con la fer­ma decis­io­ne di non tornare più?
  4. Cosa ti impe­dis­ce di tornare?
  5. For­se pri­ma hai biso­g­no di un’e­s­pe­ri­en­za nel deser­to con il Dio che dà pres­ti­gio. Come si può pro­vo­ca­re una tale esperienza?