Data: 27 mar­zo 2022 Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Gene­si 3:7–12, Mar­co 15:37–38
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Da quan­do Ada­mo ed Eva man­gi­a­ro­no del frut­to del­la cono­scen­za del bene e del male, la ver­go­gna ent­rò nella loro vita. Anco­ra oggi, la ver­go­gna domi­na le nost­re vite e inter­fe­ris­ce con la capa­ci­tà del­le per­so­ne di rela­zio­nar­si tra loro. Pro­prio come Ada­mo ed Eva fece­ro dei ves­ti­ti con fog­lie di fico, anche noi copria­mo la nos­t­ra ver­go­gna inte­rio­re in vari modi. Così facen­do, cadia­mo rapi­da­men­te in una spi­ra­le di ver­go­gna e sen­so di col­pa. Ma la mor­te di Gesù sul­la cro­ce ha spia­na­to la stra­da a me stes­so. Vuo­le liber­ar­mi dal­la ver­go­gna. Dal momen­to che la ver­go­gna divi­de le rela­zio­ni uma­ne, il modo più sem­pli­ce ed effi­cace per rimuo­ver­la è rive­la­re la pro­pria ver­go­gna alle alt­re persone.


Ricordo anco­ra mol­to bene il matri­mo­nio del­la mia madri­na. Non ricordo esat­ta­men­te in che anno si è spo­sa­ta, ma ave­vo cir­ca 11 anni. Ave­vo un rap­por­to mol­to stret­to con la mia madri­na e mi pia­ce­va pas­sa­re il tem­po con lei. Quan­do sono diven­ta­to più gran­de, la sua visi­ta è semp­re sta­ta un gran­de pun­to cul­mi­nan­te per me. Io anda­vo in giro e aiuta­vo mia mad­re a cuci­na­re. Ave­va­mo semp­re lo stes­so menu – filet­to per le fes­te. Sì, la mia Got­ti era qual­co­sa di spe­cia­le e quin­di aspet­ta­vo con ansia il suo gran­de gior­no. Non mi pia­ce­va indos­sa­re camicie a quel tem­po, ma ricordo di aver com­pra­to una camicia appo­si­ta­men­te per l’occasione.

Ma ques­ta sera sono suc­ces­se due cose che sono sta­te infi­ni­ta­men­te imba­raz­z­an­ti per me e per le qua­li mi sono ver­go­gna­to mol­to. Il rega­lo del­l’o­s­pi­te quella sera con­sis­t­e­va in pic­co­li qua­dri che io stes­so ave­vo dipin­to. Dato che ama­vo dipin­g­e­re, non pote­vo resis­te­re a dare il mio con­tri­bu­to. Ma è arri­va­to come dove­va e a cau­sa del mio gran­de zelo, un po» di ques­ta ver­nice acri­li­ca gial­la è fini­ta sul­la mia camicia. Ero infi­ni­ta­men­te imba­raz­z­a­to e pur­trop­po era impos­si­bi­le rimuo­ver­lo com­ple­ta­men­te quella sera. Ma ques­to non era suf­fi­ci­en­te. A ques­ta fes­ta, tut­ti dove­va­no pre­sen­tar­si. Allo stes­so tem­po, dove­va­no nomi­na­re la loro rela­zio­ne con gli spo­si. Mi sono sedu­to insie­me ad altri figlioc­ci. Ho pen­sa­to a quello che vole­vo dire. Sono anda­to su e giù per la linea. Davan­ti a me c’era una ragaz­za che dice­va qual­co­sa come «Il mio nome è XY e sono la Got­ti­meit­schi di Mir­jam». E quan­do fu il mio tur­no, mi alzai e dis­si «Mi chi­amo Céd­ric e sono il Got­ti­meit­schi di Mir­jam» e bang – tut­ta la gen­te rise e io qua­si spro­fon­dai a ter­ra. Ero così imba­raz­z­a­to e ver­go­gna­to che non riusci­vo nem­meno a gesti­re ques­ta sem­pli­ce per­for­mance sen­za met­ter­mi in imbarazzo.

1. Vergogna – la barriera invisibile nella tua vita

Tut­te le cose che caus­a­no ver­go­gna nella vita sono una bar­rie­ra invi­si­bi­le nella vita. Devi separ­ar­ti dag­li altri in modo che non ved­a­no ques­te aree. Pur­trop­po può suc­ce­de­re che la ver­go­gna ci ren­da par­zi­al­men­te inca­pa­ci di ave­re una rela­zio­ne. Abbia­mo pau­ra di far cono­sce­re ques­to lato. Il para­do­s­so di tut­ta la sto­ria del­la ver­go­gna è che a nes­su­no pia­ce pro­va­re ver­go­gna, ma è dis­pos­to a rider­ne quan­do gli altri sono imbarazzati.

Vor­rei rac­con­ta­re una sto­ria su ques­ta bar­rie­ra invi­si­bi­le che la ver­go­gna può gio­ca­re nella nos­t­ra vita. Nel­l’a­gos­to 2020, una buo­na ami­ca di And­rei­na si è spo­sa­ta. Essen­do la dami­gel­la d’o­no­re, sono sta­ta anche invi­ta­ta a tut­ta la fes­ta e mi è sta­to per­mes­so di seder­mi allo stes­so tavo­lo degli spo­si. A cau­sa del­la pan­de­mia e per­ché non cono­sce­vo And­rei­na da mol­to tem­po, non cono­sce­vo pra­ti­ca­men­te nes­su­no a ques­to matri­mo­nio. Ques­to non è fon­da­men­tal­men­te un pro­ble­ma per me. Quan­do si bal­la­va a un’o­ra tar­da, un col­le­ga di And­rei­na mi ha avvici­na­to e mi ha sfi­da­to a una bat­ta­glia di bal­lo. Non so ball­are, ma pos­so semp­re scherz­a­re. Così ho accett­a­to. Ment­re sta­vo per acco­v­ac­ciar­mi, i miei pan­ta­lo­ni si sono strap­p­a­ti dal­la par­te pos­te­rio­re fino al cen­tro del­la cuci­tu­ra, rive­lan­do le mie mutan­de da die­tro. Per for­tu­na And­rei­na ave­va il kit di cuci­to del­la spo­sa. Così ci sia­mo riti­ra­ti in una stan­za adia­cen­te. Così sono rimasto lì in boxer e ho ten­uto i pan­ta­lo­ni ad And­rei­na per­ché li ram­men­das­se e pro­prio in quel momen­to è ent­ra­to un cameriere.

Mi sono sen­ti­to espos­to a quel matri­mo­nio. E nella Bibbia incon­tria­mo anche una sto­ria in cui i prot­ago­nis­ti si ver­go­gna­va­no per la loro nudi­tà. Quan­do Dio creò la ter­ra, fece un giar­di­no e vi mise Ada­mo ed Eva. Ave­va­no il per­mes­so di man­gia­re tut­ti i frut­ti tran­ne quel­li di un cer­to albe­ro. Per mol­to tem­po ques­to è anda­to bene e si sono atte­nuti ad esso. Ma un gior­no il ser­pen­te ven­ne e con­vin­se Eva a man­gia­re del frut­to. L’ha atti­ra­ta con essa pro­met­ten­do che all­o­ra sareb­be­ro sta­ti come Dio e sareb­be­ro sta­ti in gra­do di distin­gue­re il bene dal male. Ques­to argo­men­to la con­vin­se e così Ada­mo ed Eva man­gi­a­ro­no di ques­to frut­to. «In quel momen­to, gli occhi dei due si apri­ro­no e si accorse­ro improv­vi­sa­men­te di esse­re nudi. Così intreccia­ro­no del­le fog­lie di fico e si fece­ro dei peri­zo­mi. Quan­do la sera fece fres­co, sen­ti­ro­no il Signo­re Dio cammi­na­re nel giar­di­no. Così si nas­co­se­ro tra gli albe­ri. Il Signo­re Dio chi­amò Ada­mo: «Dove sei?» Egli ris­po­se: «Quan­do ho sen­ti­to i tuoi pas­si nel giar­di­no, mi sono nas­cos­to». Ho avu­to pau­ra per­ché sono nudo». (Gene­si 3:7–10 NLB). Man­gi­an­do il frut­to, il popo­lo si ribel­lò all’u­ni­co coman­da­men­to che Dio ave­va dato loro. E ques­ta con­s­ape­vo­lez­za di vio­la­re un coman­da­men­to divi­no por­tò alla ver­go­gna di ent­ram­bi. Ques­to si mani­festa­va nel fat­to che si ver­go­gna­va­no del­la loro nudi­tà. Fino ad ora, le per­so­ne vive­va­no insie­me a Dio, ma ora la ver­go­gna ent­rò nella loro vita e mise un cuneo tra di loro.

La pri­ma rea­zio­ne di Ada­mo ed Eva dopo aver man­gi­a­to il frut­to fu di pren­de­re del­le fog­lie di fico e far­ne dei ves­ti­ti di for­tu­na. Anche se erano solo tra di loro, non poteva­no sop­port­ar­lo e se ne ver­go­gna­va­no. Ana­log­amen­te, come Ada­mo ed Eva copri­ro­no la loro ver­go­gna, così fac­cia­mo noi. Lascia­mo che poche per­so­ne con­os­ca­no le aree del­la nos­t­ra vita di cui ci ver­go­gnia­mo. Copria­mo la nos­t­ra ver­go­gna con l’u­mo­ris­mo, il nar­cis­is­mo, i det­ti stu­pi­di o alt­ro. Quin­di la ver­go­gna non è solo una bar­rie­ra ver­so Dio, ma anche ver­so le alt­re per­so­ne. Quin­di ci può esse­re un sen­ti­men­to che dice: «Se la gen­te mi cono­sce dav­vero, all­o­ra non mi ama più». Per­tan­to, è importan­te man­te­nere un bas­so pro­fi­lo. Di cosa ti ver­go­gni nella tua vita? Di qua­le fat­to del­la tua vita ti ver­go­gni così tan­to che è una bar­rie­ra nella tua vita per rela­zion­ar­ti con alt­re persone?

2. Spirale di vergogna e senso di colpa

Ma nella nos­t­ra vita non c’è solo la ver­go­gna, che può esse­re una bar­rie­ra inte­rio­re. C’è anche il sen­so di col­pa. Pos­so esse­re col­pe­vo­le o del­le per­so­ne o di Dio. Spes­so si ten­de a liqui­da­re ques­te due cose come una sola. Ma non è ques­to il caso. Ver­go­gna e sen­so di col­pa sono cor­re­la­ti, ma non sono iden­ti­ci. La ver­go­gna riguar­da l’es­se­re uma­no e ha a che fare con l’i­den­ti­tà. Ada­mo ed Eva erano nudi e ques­to li fece ver­gogna­re. Sen­ti­va­no che una par­te del­la loro iden­ti­tà era ver­go­gno­sa e vole­va­no nas­con­der­la. Il sen­so di col­pa, inve­ce, è semp­re attivo. O fac­cio qual­co­sa o non fac­cio qual­co­sa. Il sen­so di col­pa è spes­so col­le­ga­to a un atto. Ada­mo ed Eva man­gi­a­ro­no atti­va­men­te dal frut­to. Ques­to li rese col­pe­vo­li nei con­fron­ti di Dio per­ché man­gi­a­ro­no dal­l’u­ni­co frut­to di cui non dove­va­no man­gia­re. La rea­zio­ne di Dio mos­tra anche che le cose di cui ci si ver­go­gna non sono cat­ti­ve di per sé. Chi ti ha det­to che eri nudo?» chie­se il Signo­re Dio. Hai man­gi­a­to del frut­to proi­bi­to?». (Gene­si 3:11 NLB). Dio non pone la ques­tio­ne del­la ver­go­gna, ma del­la col­pa. Ada­mo ed Eva si nas­co­se­ro per­ché erano nudi. Pro­va­va­no ver­go­gna a cau­sa del­la loro nudi­tà. Quan­do c’è di mez­zo la ver­go­gna, spes­so ci si sen­te in col­pa per qual­co­sa anche se non è neces­sa­rio. Il pro­ble­ma di Ada­mo ed Eva non è la loro nudi­tà, ma quello che han­no fatto.

Ma la ver­go­gna può tras­for­mar­si rapi­da­men­te in una spi­ra­le di ver­go­gna e sen­so di col­pa. Chi non l’ha spe­ri­men­ta­to? Quan­do i bam­bi­ni pic­co­li han­no dei fratel­li, improv­vi­sa­men­te acca­de qual­co­sa di mol­to spe­cia­le. I fratel­li mag­gio­ri sco­pro­no improv­vi­sa­men­te quan­to sia pra­ti­co in una cer­ta zona ave­re fratel­li più pic­co­li – per­ché non posso­no difen­der­si. Se fan­no qual­co­sa che non dov­reb­be­ro, ques­to li fa ver­gogna­re. Ma ques­to è mol­to dif­fi­ci­le da gesti­re, quin­di spes­so dan­no la col­pa ai fratel­li mino­ri. Non posso­no difen­der­si. E se sono com­ple­ta­men­te ones­to, devo semp­re sta­re atten­to a non rica­de­re in un tale model­lo di com­por­ta­men­to. La ver­go­gna è faci­le da copri­re incol­pan­do qual­cun alt­ro o sot­to­li­ne­an­do le sue man­can­ze. È qui che ini­zia la spi­ra­le del­la ver­go­gna e del sen­so di col­pa. La ver­go­gna vie­ne pri­ma, ma è più dif­fi­ci­le da sop­port­are del­la col­pa atti­va. Quin­di ti ren­di deli­be­ra­ta­men­te col­pe­vo­le, fai o non fai qual­co­sa. Ques­to a sua vol­ta por­ta a più ver­go­gna e ci si pone la doman­da: «Sono capace di una cosa del gene­re? Affin­ché ques­ta ver­go­gna dovu­ta al sen­so di col­pa sia poi più faci­le da sop­port­are di nuo­vo, ci si ren­de di nuo­vo col­pe­vo­li di pro­po­si­to. È così che la spi­ra­le del­la ver­go­gna e del sen­so di col­pa continua.

Ques­to è sta­to anche il caso di Ada­mo. È sta­to affron­ta­to da Dio. E qua­le fu la sua ris­pos­ta? Dal mio pun­to di vis­ta, pro­fon­da­men­te uma­no. «La don­na, ris­po­se Ada­mo, che hai mes­so al mio fian­co, mi ha dato il frut­to. E per­ciò ne ho man­gi­a­to». (Gene­si 3:12 NLB). Adam rie­s­ce a con­vin­ce­re i suoi interlo­cu­to­ri. Sì, Eva diede il frut­to ad Ada­mo per man­gi­ar­lo. Ma ave­va una scel­ta. Avreb­be potu­to dire di no. Per­tan­to, non va bene che lui incol­pi Eva dopo. Inolt­re, dà anco­ra qua­si la col­pa a Dio. La don­na che mi hai dato mi ha sedot­to. Se tu non me l’a­ves­si data, ques­to non sareb­be suc­ces­so! Adam vole­va sfug­gi­re com­ple­ta­men­te alla responsa­bi­li­tà. Ma ha por­tato la col­pa su di sé e quin­di deve anche rispon­der­ne. Come con­se­guen­za del­le loro azio­ni, Ada­mo ed Eva devo­no lascia­re il Giar­di­no del­l’E­den. La col­pa che si erano addos­sa­ti ha sepa­ra­to gli uomi­ni da Dio da tem­po imme­mo­ra­bi­le. Ma Dio vide anche la loro ver­go­gna e per­ciò fece loro dei ves­ti­ti di pelle.

È fon­da­men­ta­le cono­sce­re la dif­fe­ren­za tra ver­go­gna e col­pa. Per­ché con la ver­go­gna, la mia iden­ti­tà ne risen­te. Con la ver­go­gna, ci sono frasi sopra la vita come «Non sono deg­no!» o «Non sono ama­bi­le!». Ques­ti non han­no un vero pun­to di ancorag­gio. Con il sen­so di col­pa, inve­ce, è il mio fare o non fare che vie­ne col­pi­to. Qui sono mol­to col­pe­vo­le, per­ché potrei fare altri­men­ti. La cadu­ta ha por­tato alla ver­go­gna e al sen­so di col­pa nella vita del­le persone.

3. La cortina di vergogna è strappata

Poi­ché la ver­go­gna col­pis­ce la nos­t­ra iden­ti­tà, fa anche qual­co­sa a noi. Non ci sen­ti­amo com­ple­ti, non ama­ti. Per­tan­to, cer­chi­amo di scher­ma­re il nos­tro inti­mo con­tro l’es­ter­no. Ma c’è un modo per ritro­va­re un acces­so posi­tivo a me stes­so. Gesù Cris­to vuo­le ripris­ti­na­re il rap­por­to con se stessi.

Gesù Cris­to è mor­to sul­la cro­ce e dopo tre gior­ni è risor­to dai mor­ti. Ma la cosa decisi­va per la restau­ra­zio­ne a se stes­si è avve­nu­ta al momen­to del­la sua mor­te. Gesù fu inchio­da­to alla cro­ce. Alla sua sinis­tra e alla sua des­tra c’er­ano alt­re due per­so­ne. La mor­te sul­la cro­ce è una del­le più dolo­ro­se. Stan­do sul­la cro­ce, ti sei acca­scia­to. Ma per respi­ra­re, biso­gna spin­g­er­si in alto con le gam­be. Ad un cer­to pun­to, però, la for­za sva­nis­ce e si sof­fo­ca. Quello che segue è scritto sug­li ulti­mi secon­di di Gesù: «Poi Gesù gri­dò for­te e morì. In quel momen­to la ten­da del tem­pio fu strapp­a­ta in due da cima a fon­do». (Mar­co 15:37–38 NLB). È faci­le leg­ge­re sopra ques­ta nota. Ma c’è un signi­fi­ca­to sim­bo­li­co estre­ma­men­te gran­de nel­lo strap­po del­la tenda.

Il tem­pio era il cen­tro cul­tua­le del­la reli­gio­si­tà ebraica. In ter­mi­ni sem­pli­fi­ca­ti, ques­to è sta­to divi­so in quat­tro aree. Uno era un’area alla qua­le ave­va­no acces­so anche i non ebrei. Ques­to era segui­to da un gran­de piaz­z­ale dove veni­va­no offer­ti i sacri­fi­ci. In ques­to piaz­z­ale c’era il tem­pio, che a sua vol­ta era divi­so in due aree. Pri­ma veni­va il san­tua­rio, dove i sacer­do­ti poteva­no ent­ra­re rego­lar­men­te per com­pie­re cer­ti atti ritua­li. Poi ven­ne il San­to dei San­ti. Solo il som­mo sacer­do­te era auto­riz­za­to ad ent­rar­vi una vol­ta all’an­no. Lì dove­va ricon­ci­lia­re il popo­lo con Dio. Il san­tua­rio e il san­to dei san­ti erano sepa­ra­ti da una ten­da. La via ver­so Dio era pos­si­bi­le solo attra­ver­so un media­to­re, il som­mo sacer­do­te. La ten­da mos­tra la sepa­ra­zio­ne del­l’uo­mo e di Dio che ha avu­to luo­go nel Giar­di­no dell’Eden.

Pro­prio ques­ta ten­da è sta­ta strapp­a­ta al momen­to del­la mor­te di Gesù. Ques­to ha reso visi­bi­le che la sepa­ra­zio­ne tra Dio e l’uo­mo è sta­ta supera­ta attra­ver­so Gesù Cris­to. Gesù ha por­tato tut­ta la tua ver­go­gna e la tua col­pa con sé sul­la cro­ce ed è mor­to per essa. Così facen­do, ha tol­to tut­to ciò che ci sepa­ra­va e ha aper­to la stra­da al Pad­re. Sul­la cro­ce, la nudi­tà di Ada­mo ed Eva è supera­ta in sen­so figu­ra­to. Le fog­lie di fico e i ves­ti­ti che Dio ave­va fat­to per lei mostra­va­no che ave­va per­so l’ac­ces­so diret­to a Dio. Inve­ce di una vita seg­na­ta dal­la vicinan­za di Dio, la sua vita era seg­na­ta dal­la col­pa e dal­la ver­go­gna. Ques­to è vero per tut­te le per­so­ne. Ma attra­ver­so la mor­te di Gesù sul­la cro­ce, la distan­za è sta­ta supera­ta. La cor­ti­na di ver­go­gna è strapp­a­ta. Pos­so ent­ra­re pie­na­men­te alla pre­sen­za di Dio e non devo ver­gognar­mi. Ma non solo la mia iden­ti­tà è restau­ra­ta, tut­to quello che fac­cio o non fac­cio è per­do­na­to attra­ver­so Gesù. La col­pa e la ver­go­gna non han­no più una fun­zio­ne di sepa­ra­zio­ne ver­so Dio.

Tut­ta­via, anche se la ver­go­gna non si frap­po­ne più tra me e Dio, pur­trop­po può anco­ra esse­re una bar­rie­ra inte­rio­re per le alt­re per­so­ne. Un modo per super­a­re il pote­re del­la ver­go­gna nella pro­pria vita è con­di­vi­der­la con gli altri. Tro­va una per­so­na di cui ti fidi e cer­ca di abbat­te­re quella cor­ti­na di ver­go­gna par­lan­do del­la tua ver­go­gna. Ques­to ha un effet­to immensa­men­te cura­tivo. Per­ché la ver­go­gna, come ho det­to, riguar­da l’i­den­ti­tà. Come chie­sa offria­mo due buo­ne oppor­tu­ni­tà per far­lo. Uno è nella preg­hie­ra dopo il ser­mo­ne. Un’al­tra pos­si­bi­li­tà sono i pic­co­li grup­pi. Lì si cammi­na insie­me per un peri­odo di tem­po più lungo e si scam­bia­no idee. Ave­te tem­po fino alla fine di mar­zo per registrarvi.

Possibili domande per il piccolo gruppo

Let­tu­ra del tes­to bibli­co: Gene­si 3

  1. Come reagi­sci quan­do ti ver­go­gni? Qua­li sono i tuoi mec­ca­nis­mi di dife­sa affin­ché gli altri non sco­pra­no la tua vergogna?
  2. Di cosa ti ver­go­gni nella tua vita? Di qua­le fat­to del­la tua vita ti ver­go­gni così tan­to che è una bar­rie­ra nella tua vita per rela­zion­ar­ti con alt­re persone?
  3. Sei con­s­ape­vo­le del­la spi­ra­le ver­go­gna-sen­so di col­pa nella tua vita?
  4. Vedi la dif­fe­ren­za tra ver­go­gna e col­pa? Cosa ha nota­to di nuovo?
  5. Qua­le «sen­ten­za di ver­go­gna» è scrit­ta sul­la tua vita?
  6. Cosa ti impe­dis­ce di parl­a­re aper­ta­men­te del­la tua vergogna?