Data: 24 lug­lio 2022 Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Sal­mo 1:1–3
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Il poe­ta del Sal­mo 1 scri­ve che un albe­ro pian­ta­to pres­so i cor­si d’ac­qua darà i suoi frut­ti nella sua sta­gio­ne. La con­se­guen­za natu­ra­le di una vita fon­da­ta in Dio è la nas­ci­ta del suo stes­so frut­to. Ogni segu­ace di Gesù può port­are solo il frut­to che è sta­to pian­ta­to in lui. Ricon­ci­li­ar­si con il pro­prio frut­to, che la nos­t­ra vita pro­du­ce con Dio, è il pre­re­qui­si­to per par­te­cipa­re al reg­no di Dio.


Di recen­te vi ho par­la­to del mio mues­li mat­tu­ti­no. Oggi la ricet­ta con­ti­nua: olt­re a sega­le, miglio e semi di lino, com­pren­de anche due frut­ti: una mela e una bana­na. La frut­ta è di fon­da­men­ta­le import­an­za per la nos­t­ra ali­men­ta­zio­ne. I frut­ti sono una par­te natu­ra­le di un albe­ro sano. La con­se­guen­za natu­ra­le di una vita fon­da­ta in Dio è la nas­ci­ta dei suoi frut­ti. Ques­ta è anche l’e­s­pe­ri­en­za del poe­ta del sal­mo: «Bea­to chi non cammi­na nel con­siglio degli empi, ma si dilet­ta nella leg­ge del­l’E­ter­no e medi­ta la sua leg­ge gior­no e not­te. È come un albe­ro pian­ta­to vici­no ai fiumi d’ac­qua, che por­ta il suo frut­to nella sua sta­gio­nee le sue fog­lie non appas­sis­co­no. E quello che fa, che pro­ba­bilm­en­te vie­ne» (Sal­mo 1:1–3 LUT).

L’autoevidenza della fruttificazione

Il ter­zo gior­no del­l’at­to di crea­zio­ne, il Signo­re dis­se: «Che l’er­ba cre­sca sul­la ter­ra e fac­cia nas­ce­re pian­te che porta­no seme, e albe­ri pie­ni di vari frut­ti in cui c’è il loro seme. E così avven­ne» (Gene­si 1:11 NLB). Dio ha inse­ri­to la ripro­du­zi­o­ne nella crea­tio. Una mac­chi­na da caf­fè va al cen­tro di rici­c­lag­gio sen­za esser­si pri­ma ripro­dot­ta. Le crea­tu­re di Dio, inve­ce, pro­du­co­no mol­ti frut­ti con mili­o­ni di semi.

In una para­bo­la, Gesù par­la di un fico che non por­ta frut­to. Il pro­prie­ta­rio pro­nun­cia le seguen­ti paro­le dopo la sca­den­za di un ulti­ma­tum: «Alla fine dis­se al suo giar­di­nie­re: «Ho aspett­a­to tre anni e non ho vis­to nem­meno un fico! Abbat­te­re l’al­be­ro. Occu­pa solo inu­tilm­en­te il ter­re­no».» (Luca 13:7 NLB). Sen­za frut­ta, l’e­sis­ten­za non ha senso.

Qual è il frut­to di una per­so­na fon­da­ta in Dio? Nel con­tes­to cris­tia­no, a ques­ta doman­da si rispon­de spes­so con esem­pi offen­si­vi ed estro­ver­si: Con­dur­re le per­so­ne a Gesù, gua­ri­re i mala­ti, scac­cia­re i demo­ni, pro­prio come face­va Gesù all­o­ra.. Quan­do un cris­tia­no cammi­na con ques­ta affer­ma­zio­ne, ciò por­ta o alla frus­tra­zio­ne o all’i­po­cri­sia. Non a La per­so­na è come Cris­to – insie­me for­mi­amo il cor­po di Cris­to. La Bibbia si difen­de chia­ra­men­te dal­la visio­ne indi­vi­dua­lis­ta: «Ma voi sie­te diver­si, per­ché sie­te un popo­lo elet­to. Sie­te un sacer­do­zio rea­le, il popo­lo san­to di Dio, la sua pro­prie­tà per­so­na­le. […]» (1 Pie­tro 2:9 NLB). Gesù è il Re e il Som­mo sacer­do­te. Insie­me sono noi un sacer­do­zio rega­le, il popo­lo per­so­na­le di Dio. Quello che Gesù è sta­to e ha fat­to, noi pos­sia­mo far­lo solo insie­me! Il sacer­do­zio rea­le ha il com­pi­to di met­te­re in con­tat­to le per­so­ne con Dio. Il frut­to del­la mia vita dov­reb­be esse­re un pic­co­lo con­tri­bu­to a ques­to. Insie­me ai frut­ti di alt­re per­so­ne, c’è un gran­de impatto, così che il mira­co­lo avvie­ne e le per­so­ne tro­va­no la loro stra­da in una rela­zio­ne per­so­na­le con Dio.

Olt­re ai frut­ti estro­ver­si, sono neces­sa­ri anche quel­li poco appa­ris­cen­ti e silen­zio­si, come l’as­col­to del­le per­so­ne, l’ac­com­pag­na­men­to, la preg­hie­ra, il trat­ta­men­to sos­teni­bi­le del crea­to, il sor­ri­so incorag­gi­an­te, la miser­i­cor­dia ver­so le per­so­ne svan­tag­gia­te, l’im­peg­no con­tro le ingi­u­s­ti­zie, ecc. Gesù spie­ga che ogni albe­ro pro­du­ce il pro­prio frut­to: «Un albe­ro si rico­no­sce dai suoi frut­ti. I fichi non cresco­no su ces­pug­li spi­no­si e l’u­va non cre­sce sui rovi. Un uomo buo­no pro­du­ce buo­ne azio­ni da un cuo­re buo­no […].» (Luca 6:44f NLB). Il frut­to è defi­ni­to come «buo­ne azio­ni». Le buo­ne azio­ni cresco­no quan­do le per­so­ne sono radi­ca­te in Dio e bevo­no dal­l’ac­qua viva.

Il suo frutto

«Il il suo por­ta frut­to». La con­se­guen­za natu­ra­le di una vita fon­da­ta in Dio è la compar­sa di frut­ti genui­ni (pro­pri, rea­li, natu­ra­li). E non solo l’e­mer­ge­re, ma anco­ra più fon­da­men­tal­men­te la con­s­ape­vo­lez­za in gene­ra­le che la frut­ta si esprime in modo diver­so nella mia vita ris­pet­to a quella di alt­re per­so­ne. Cer­to: pere su un pero, prug­ne su un sus­i­no, mele su un melo. Dio desi­de­ra ovvia­men­te che la mia vita por­ti il frut­to che può nas­ce­re – in ques­ta for­ma e con ques­to «sapo­re» – solo dal­la mia vita..

Ci sono frut­ti che non amo par­ti­co­lar­men­te, come l’u­va spi­na, i cachi, il cus­cus, i melo­gra­ni o il duri­an. Il duri­an, meglio cono­sci­uto in ques­to Pae­se come frut­to puz­zo­len­te, è noto soprat­tut­to per il suo for­te odo­re, che lo fa addi­rit­tu­ra band­ire da mol­ti luoghi. Alcu­ne com­pa­gnie aeree, ad esem­pio, non trasporta­no duri­an. For­se pen­sa­te che nella vos­tra zona cre­sca solo il frut­to puz­zo­len­te del duri­an. Allo stes­so tem­po, si striz­za l’oc­chio all’al­t­ro, dove si sco­pro­no fra­gran­ti mirtilli.

La paro­la pot­pour­ri deri­va dal fran­ce­se pot pour­ri adotta­to. In ori­gi­ne, il ter­mi­ne si rif­e­ri­va a uno stuf­ato, tra­dot­to let­teral­men­te signi­fi­ca vaso mar­cio. Colo­ro che guard­a­no semp­re gli altri e vogli­o­no copi­ar­li, per­do­no il loro stes­so frut­to e rac­col­go­no un vaso mar­cio..

Vor­rei pre­di­ca­re in modo diver­ten­te come Kuno o Johan­nes Hartl, vor­rei gesti­re la con­gre­ga­zio­ne con la stes­sa lun­gi­mi­ran­za di Johan­nes Wirth. Uno dei miei model­li è Emil Mau­rer, un tem­po pas­to­re a Romans­horn. È un pas­to­re stra­or­di­na­ria­men­te sen­si­bi­le. Un gior­no ho dovu­to impara­re che sono Mat­tia. E Dio mi ha dato un frut­to genui­no. Il con­fron­to è dis­trut­tivo. Può impe­dir­ci di rico­no­sce­re, raf­fina­re e gode­re dei nos­tri frut­ti. Cer­ca­re fre­ne­ti­ca­men­te di imit­are i frut­ti degli altri spes­so por­ta alla frus­tra­zio­ne e ci allon­ta­na dai nos­tri doni, dai nos­tri sogni, dal­le nost­re espe­ri­en­ze e da tut­to ciò che ci ren­de ciò che siamo.

Dio ha ordi­ni indi­vi­dua­li. Se fate bene il vos­tro lavoro, il lavoro è fat­to. Se imi­ti­amo gli altri, fal­lia­mo nella nos­t­ra mis­sio­ne. Quan­do una per­so­na por­ta il suo frut­to spe­ci­fi­co, non c’è biso­g­no che una secon­da per­so­na por­ti esat­ta­men­te lo stes­so frut­to. Ave­te già sco­per­to la vos­tra iden­ti­tà e l’as­pet­to dei vos­tri frut­ti? Tra l’al­t­ro, il duri­an è mol­to popola­re tra gli abitan­ti del sud-est asia­ti­co per­ché è estre­ma­men­te salu­t­a­re e non per nulla il Regi­na dei frut­ti si chiama.

La ricon­ci­lia­zio­ne con il pro­prio frut­to, che la nos­t­ra vita pro­du­ce con Dio, è il pre­re­qui­si­to per par­te­cipa­re al reg­no di Dio.

Nel suo tempo

«Chi por­ta il suo frut­to a il suo Tem­po». All’i­ni­zio di giug­no le nost­re cilie­gie erano matu­re, ma i Bos­koop sul melo erano ben lon­ta­ni. Non è semp­re tem­po di rac­col­to. A cau­sa del­l’at­tua­le sic­ci­tà, il bos­koop sta per­den­do mol­te mele. L’al­be­ro, in cri­si, deve garan­ti­re la pro­pria soprav­vi­ven­za. Rima­ne meno for­za per il frut­to. Inolt­re, il ren­di­men­to varia di anno in anno. Un albe­ro di noci pro­du­ce frut­ti ric­chi solo ogni due anni, nel cosid­det­to anno del­le noci. Così è nella vita spi­ri­tua­le: le fog­lie sono semp­re ver­di, ma non è semp­re frut­ta­to.. Quan­do ho fon­da­to e gui­da­to il minis­te­ro regio­na­le dei gio­va­ni JMS 21 anni fa, abbia­mo vis­suto gran­di ris­vegli revi­va­li­sti­ci. Era il tem­po del rac­col­to. Il mio per­cor­so mi ha poi por­tato all’seetal chi­le e lì le cose sono pro­gre­di­te in modo mol­to più tranquillo.

Tro­vo inter­es­san­te il fat­to che secon­do il prin­ci­pio bibli­co il suo reg­no non è cos­trui­to ma sarà Spa­zio dato – il ver­bo cos­trui­re non è fon­da­men­tal­men­te asso­cia­to al reg­no di Dio nella Bibbia. In ques­to con­tes­to Gesù dice: «Il reg­no di Dio è come un uomo che get­ta il seme sul­la ter­ra e dor­me e si alza not­te e gior­no; e il seme spun­ta e cre­sce – non sa come.» (Mar­co 4:26f LUT). Dia­mo al Reg­no di Dio lo spa­zio di cui ha biso­g­no – e poi cre­sce. Non lo pro­du­cia­mo.

Non è raro che le per­so­ne trat­ten­ga­no i pro­pri doni per un sen­so di infe­rio­ri­tà. Li valu­t­a­no trop­po poco. In ques­to modo smor­za­no i loro doni. In ques­te aree dan­no poco spa­zio alla frut­ta. Non si trat­ta di sopravva­lu­t­ar­si, ma di ave­re un rap­por­to sano con i pro­pri frut­ti. Non si trat­ta né di sopravva­lu­t­ar­lo né di sot­t­ova­lu­t­ar­lo, ma di darg­li spa­zio affin­ché pos­sa svi­lup­par­si. Dio dà a cias­cu­no di noi un pez­zo di ter­ra fer­ti­le da col­ti­va­re. La vita fio­ris­ce quan­do rico­no­scia­mo e accet­ti­amo ciò che Dio ci ha dato e poi lo fac­cia­mo ver­a­men­te nostro.

Per sco­pri­re che tipo di eredi­tà Dio ci ha affi­da­to, dob­bia­mo avvicin­ar­ci, impegn­ar­ci, spe­ri­men­ta­re e ris­chia­re. Si trat­ta di tro­va­re il luo­go del­la vita in cui la vos­tra pas­sio­ne, il vos­tro talen­to e la vos­tra per­so­na­li­tà sboc­cia­no e porta­no mol­to frut­to. Il gran­de qua­dro di rif­e­ri­men­to è l’es­pres­sio­ne sacer­do­zio rea­le. Le per­so­ne devo­no esse­re mes­se in con­tat­to con il Dio glo­rio­so e san­to. Ques­to richie­de anche il frut­to che cre­sce in voi gra­zie al vos­tro radi­ca­men­to nella cor­ren­te d’acqua.

In un ango­lo soleg­gi­a­to di un cas­tel­lo vici­no a Lon­dra, a Hamp­ton Court, si tro­va la vite più gran­de d’Eu­ro­pa. Gli ing­le­si han­no cos­trui­to una ser­ra con ris­cal­da­men­to appo­si­ta­men­te per ques­ta pian­ta. Ques­ta vite è sta­ta pian­ta­ta nel 1769 e ha impres­sio­na­to per la sua cre­sci­ta mira­co­losa. Oggi la cir­con­fe­ren­za del­la vite misu­ra 80 cen­ti­me­tri e le viti prin­ci­pa­li sono lung­he 30 metri. La pro­du­zi­o­ne annua è di 2000 aci­ni, ognu­no dei qua­li pesa in media un chi­lo. Per mol­to tem­po non si è sapu­to per­ché ques­to vitig­no sia così vita­le. Ma un gior­no qual­cu­no sco­prì che le radi­ci del­la vite arri­va­no a mol­ti metri attra­ver­so il ter­re­no, nel let­to del fiume Tami­gi. Da lì la vite trae­va la sua ine­sau­ri­bi­le abbond­an­za, la for­za, la linfa.

Port­are frut­ti por­ta gioia, dà sen­so alla vita, le appar­tiene ed è un seg­no ine­qui­vo­ca­bi­le di radi­ca­men­to all’ac­qua. O per dir­la in un alt­ro modo: chi col­le­ga le pro­prie radi­ci all’ac­qua viva por­ta i suoi frut­ti a suo tem­po. Gesù ci off­re l’ac­qua viva. John spie­ga: «Per «acqua viva» inten­de­va lo Spi­ri­to, che sareb­be sta­to dato a chi­unque aves­se cre­du­to in lui […].» (Gio­van­ni 7:39 NLB). Attra­ver­so la fede in Gesù Cris­to otte­nia­mo la con­ne­s­sio­ne pri­ma­ver­i­le che pro­du­ce frut­to in noi e attra­ver­so di noi, sia esso un duri­an o un mirtillo!

 

Possibili domande per i piccoli gruppi

Leg­ge­re il tes­to bibli­co: Sal­mo 1:1–3

  1. Cosa inten­de il poe­ta del sal­mo con il ter­mi­ne «frut­to»? Come si potreb­be La frut­ta defi­nir­lo in sen­so biblico?
  2. Per­ché Gesù vuo­le sra­di­ca­re il fico che non por­ta frut­to? Cosa signi­fi­ca ques­to per la nos­t­ra esistenza?
  3. In chi vede­te i frut­ti che vor­res­te pro­dur­re anche voi?
  4. Qua­li sono le vost­re pas­sio­ni, i vos­tri talen­ti e la vos­tra personalità?
  5. Come pote­te dare ai vos­tri frut­ti lo spa­zio per svilupparsi?
  6. Quan­do ave­te vis­suto il migli­or peri­odo di rac­col­to del­la vos­tra vita? Raccontatecelo!