La santità che minaccia la vita

Data: 5 Mar­zo 2023 Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: 2 Samue­le 6:1–15
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Il Dio san­to per­met­te a noi uma­ni di incon­trar­lo. Tut­ta­via, nella Bibbia ci sono pass­ag­gi in cui le per­so­ne muo­io­no per­ché si sono avvici­na­te trop­po a Dio. Ques­to è anche il caso di Uzzah. Egli cer­cò di sal­va­re l’ar­ca del­l’al­le­an­za dal­la cadu­ta e finì per mor­i­re lui stes­so. Ques­ta rea­zio­ne di Dio è esaspe­ran­te e sus­ci­ta gran­de incom­pren­sio­ne. Tut­ta­via, ques­ta rea­zio­ne è coe­ren­te. La san­ti­tà di Dio, infat­ti, non dov­reb­be esse­re accol­ta con trop­pa leg­ge­rez­za. Ma se Dio vie­ne accol­to con ris­pet­to e apprezzamen­to, all­o­ra lo si può incon­tra­re e non si finis­ce con la mor­te. Ques­ta, a sua vol­ta, è una libe­ra decis­io­ne di Dio e un dono che ci per­met­te di incon­tra­re la sua san­ti­tà sen­za esser­ne distrutti.


Incontro mortale con il santo!

Oggi voglia­mo occu­p­ar­ci del­la san­ti­tà di Dio che min­ac­cia la vita. Insie­me ci immer­ge­re­mo in una sto­ria piut­tosto irrit­an­te. È una sto­ria che, da un lato, sono estre­ma­men­te feli­ce che esis­ta nella Bibbia e, dal­l’al­t­ro, sono sta­to feli­ce fino ad ora di non dover­la mai pre­di­ca­re. Oggi voglio assu­mer­mi ques­to com­pi­to. Duran­te la pre­pa­ra­zio­ne mi è pia­ci­u­ta mol­to ques­ta sto­ria. Non per­ché sia innocua, ma per­ché sot­to­li­nea anco­ra una vol­ta l’in­tran­si­gen­te san­ti­tà di Dio.

La sto­ria si svol­ge all’epo­ca del re Davi­de. Era il più gran­de re israe­li­ta e si era appe­na assi­cu­ra­to il suo pote­re. Era diven­ta­to re di tut­to Israe­le e ave­va sta­bi­li­to un cen­tro poli­ti­co a Geru­sa­lem­me. Ma vole­va esten­der­lo ulte­rior­men­te e far­ne anche un cen­tro reli­gio­so. Così chie­se al suo popo­lo e ai capi se avreb­be­ro accett­a­to di port­are l’Ar­ca di Dio a Geru­sa­lem­me. Erano tut­ti entus­i­as­ti e così mise­ro in atto il loro pia­no. L’Ar­ca di Dio era l’e­pi­to­me del­la pre­sen­za di Dio. Dio stes­so diede l’or­di­ne di cos­truir­la. Era una sca­to­la in cui veni­va­no con­ser­va­ti i Die­ci Coman­da­men­ti. Ave­va un design ela­bo­ra­to e in cima c’er­ano due che­ru­bi­ni, ser­vi­to­ri di Dio. Su ques­t’­ar­ca di Dio, il capo reli­gio­so degli israe­li­ti ricon­ci­lia­va tut­to il popo­lo con Dio una vol­ta all’an­no. A ques­to sco­po, veni­va macel­la­to un ani­ma­le e il san­gue veni­va asper­so sul coper­chio del­l’­ar­ca. L’ar­ca non è solo una sca­to­la, ma por­ta il nome del Signo­re. Dove si tro­va­va l’ar­ca, lì Dio era anche onni­pre­sen­te. Ori­gi­na­ria­men­te, la ten­da per il cul­to israe­li­ta fu eret­ta a Shi­loh. Al suo inter­no c’era l’Ar­ca di Dio, chi­ama­ta anche Arca del­l’Al­le­an­za, per­ché dove­va ricorda­re al popo­lo di Israe­le l’al­le­an­za che Dio ave­va stret­to con loro. Ma per alcu­ni anni l’Ar­ca non fu più lì. Fu ruba­ta dai Filis­tei e poi mira­co­lo­sa­men­te resti­tui­ta a Israe­le. Per 20 anni è sta­ta nella casa di Abi­nad­ab. Egli appar­ten­e­va ai Levi­ti, che erano sta­ti scel­ti come tri­bù per il ser­vi­zio del san­tua­rio, ma non era un sacerdote.

I Levi­ti erano divi­si in tre sot­to­grup­pi, ognu­no dei qua­li ave­va com­pi­ti spe­ci­fi­ci nel san­tua­rio. I Koha­thi­ti furo­no scel­ti per trasport­are l’Ar­ca e vari ogget­ti. Tut­ta­via, c’era un requi­si­to spe­cia­le per ques­to com­pi­to. «Ai Koha­thi­ti, inve­ce, non diede né car­ri né buoi, per­ché i loro uomi­ni dove­va­no port­are sul­le spal­le gli ogget­ti sacri del­la ten­da di Dio». (Deu­te­ro­no­mio 7:9 NLB). Seb­be­ne dove­s­se­ro trasport­are tut­te le cose, non poteva­no imball­ar­le da soli. Pri­ma i sacer­do­ti dove­va­no pre­para­re tut­to per il tras­por­to. «Solo quan­do Aron­ne e i suoi fig­li avran­no coper­to il san­tua­rio e tut­ti i suoi uten­si­li alla par­ten­za del­l’­ac­cam­pa­men­to, i Koha­thi­ti ver­ran­no a port­ar­li. Ma non devo­no toc­ca­re gli ogget­ti sacri, altri­men­ti mor­i­ran­no. Ques­ti ogget­ti del­la ten­da di Dio saran­no por­ta­ti dai Koha­thi­ti». (Deu­te­ro­no­mio 4:15 NLB).

Così Davi­de decise di port­are l’Ar­ca di Dio a Geru­sa­lem­me. A ques­to sco­po fece cos­trui­re un nuo­vo car­ro, trai­na­to da buoi. Mise l’Ar­ca su ques­to car­ro. Gli aurighi erano Ach­jo e Uzzah. Erano i fig­li di Abi­nad­ab e ave­va­no vis­suto con l’Ar­ca per ven­t’an­ni. Ora erano di nuo­vo vici­ni all’­Ar­ca. Così ques­ta trup­pa ini­ziò a muo­ver­si. Davi­de e tut­to il popo­lo dan­za­ro­no davan­ti all’­Ar­ca e si rallegra­ro­no. Suona­va­no musi­ca ed erano fuo­ri di sé. La paro­la ebraica che descri­ve la dan­za qui signi­fi­ca anche gio­ca­re e scherz­a­re. Ciò sug­ge­ris­ce che non c’era alcu­na serie­tà. Pro­ba­bilm­en­te Davi­de era più in gra­do di mostra­re chi è, inve­ce di dare glo­ria a Dio. Quin­di il dis­as­tro pren­de semp­re più for­ma. Il car­ro sta pro­ce­den­do, all’im­prov­vi­so il bes­tiame inci­am­pa e il cari­co del car­ro min­ac­cia di ribal­tar­si. Uzzah fa quello che chi­unque fareb­be ist­in­ti­va­men­te: vuo­le aggr­ap­par­si all’­Ar­ca di Dio. Ha buo­ne inten­zio­ni e vuo­le evi­t­are il male. Ma: «All­o­ra il Signo­re si adirò con Uzza per­ché ave­va fat­to ques­to, e Dio lo uccise, così che morì lì accan­to all’­ar­ca del Signo­re». (2 Samue­le 6:7 NLB). Uzzah muo­re imme­dia­ta­men­te, anche se ave­va solo buo­ne intenzioni!

La rabbia come reazione alla santità di Dio!

Cosa sca­te­na in te ques­ta rea­zio­ne di Dio? Pen­so che pro­ba­bilm­en­te sca­te­ni in noi qual­co­sa di simi­le a quello che fece in Davi­de. «Davi­de si indi­gnò per­ché l’E­ter­no ave­va strapp­a­to Uzza alla vita. Chi­amò il luo­go Perez-Usa [str­appa­re Uzzah]. Anco­ra oggi por­ta ques­to nome». (2 Samue­le 6:8 NLB). Indi­gna­to è addi­rit­tu­ra un euf­e­mis­mo. Davi­de era piut­tosto arrab­bia­to con Dio. Non riusci­va a capi­re. Diede a ques­to luo­go il nome di Uzzah. Ma non per com­me­mor­ar­lo, bensì per espri­me­re la sua indi­gna­zio­ne. Imma­gi­no come l’in­te­ra pro­ces­sio­ne fos­se inor­ri­di­ta. Ave­va­no fini­to di ball­are. Fat­to suo­na­re la musi­ca. Fat­ta di gioia. Con una fal­sa idea di Dio.

Davi­de decise di port­are per­so­nal­men­te l’Ar­ca di Dio a Geru­sa­lem­me. L’in­te­ra pro­ce­du­ra fu ese­gui­ta in modo impro­prio. I coman­da­men­ti furo­no deli­be­ra­ta­men­te tras­gre­di­ti e in segui­to Davi­de si arrab­biò anco­ra con Dio. Ma fin dal­l’i­ni­zio l’im­pre­sa fu affron­ta­ta in modo scor­ret­to. Inve­ce di trasport­are l’ar­ca sul­le spal­le dei Koha­thi­ti, fu scel­to un car­ro. Per quan­to pos­sa sem­bra­re duro, se fos­se­ro sta­te seguite le istru­zi­o­ni per l’u­so, Uzzah sareb­be anco­ra vivo. Nella vita di Uzzah si può fare un par­al­le­lo con la vita dei segu­aci di Gesù. Uzzah ha vis­suto in pre­sen­za del­l’­Ar­ca per diver­si anni. Era abitua­to a trat­ta­re con essa e così per­se il suo ris­pet­to per essa. Non era più l’Ar­ca di Dio, che non pote­va esse­re toc­ca­ta per­ché por­ta­va il nome del Signo­re. Piut­tosto, era sem­pli­ce­men­te una sca­to­la usa­ta per le ceri­mo­nie reli­gio­se. I segu­aci di Gesù cor­ro­no lo stes­so per­i­co­lo: a un cer­to pun­to la rive­ren­za e il ris­pet­to per la san­ti­tà di Dio sva­nis­co­no. Dio vie­ne vis­to trop­po come un com­pa­g­no. Il san­to vie­ne con­fu­so con il mond­a­no. Sì, si posso­no anche ave­re buo­ne inten­zio­ni con un col­le­ga, ma nel­l’in­con­tro con la san­ti­tà di Dio le buo­ne inten­zio­ni non bast­a­no. Davi­de e gli altri israe­li­ti dovet­te­ro impar­ar­lo dolo­ro­sa­men­te in quel giorno.

La decis­io­ne di port­are l’ar­ca a Geru­sa­lem­me e la rea­zio­ne di Davi­de alla mor­te di Uzzah mostra­no pro­fon­da­men­te la natu­ra di noi esse­ri uma­ni. Voglia­mo deci­de­re da soli ed esse­re poi loda­ti per ques­to. Ma quan­do abbia­mo a che fare con la san­ti­tà di Dio, ques­to finis­ce con la mor­te. L’e­ven­to di Uzzah ci mos­tra chia­ra­men­te che non pos­sia­mo sta­re davan­ti a Dio. Cosa ti fa pen­sare ques­to mess­ag­gio? Ma la seguen­te cita­zio­ne cond­an­na la nos­t­ra dura opi­ni­one nei con­fron­ti di Dio. «La rea­zio­ne di Dio è sta­ta trop­po dura? Pen­sia­mo di esse­re libe­ri di giudi­ca­re Dio per­ché non abbia­mo la per­ce­zio­ne del­la Sua impres­sio­n­an­te san­ti­tà e maes­tà. L’Ar­ca del­l’Al­le­an­za era la rappre­sen­ta­zio­ne più visi­bi­le di Dio che le per­so­ne poteva­no vede­re pri­ma di Gesù. Uzzah non ne ten­ne con­to. La sua mor­te fu una lezio­ne cos­tan­te per gli israe­li­ti affin­ché pren­des­se­ro sul serio la glo­ria del loro Dio. Il nos­tro lin­guag­gio o le nost­re azio­ni dimostra­no che sia­mo sin­ce­ri quan­do preg­hi­amo ’sia san­ti­fi­ca­to il tuo nome»?». (Note quo­ti­dia­ne del­l’U­nio­ne del­le Scritture).

Ma Davi­de non era resis­ten­te all’app­ren­di­men­to. Quan­do la sua rab­bia si placò, ebbe pau­ra di Dio. Ne ebbe pau­ra e si chie­se come l’ar­ca del Signo­re pot­esse veni­re da lui. Qui tro­via­mo improv­vi­sa­men­te una svol­ta emo­zio­n­an­te, che mi è già capi­ta­ta ment­re par­la­vo. L’hai nota­to? Fino­ra ho semp­re par­la­to del­l’­ar­ca di Dio. Ma ora e nel pro­sie­guo, soprat­tut­to, par­lo del­l’­ar­ca del Signo­re. Per­ché nel tes­to ori­gi­na­le ebraico c’è una dif­fe­ren­za. Quan­do Dio vie­ne tra­dot­to, si dice Elo­him. Ques­to signi­fi­ca Dio, ma a vol­te vie­ne usa­to anche per altri dei. Ma quan­do si dice SIGNORE, è basa­to su YHWH in ebraico. È il nome con cui Dio si rivela a Mosè. Ques­to nome è così sacro e river­en­te che non vie­ne pro­nun­cia­to dag­li israe­li­ti. Ques­to cam­bia­men­to nel tes­to mos­tra un cam­bia­men­to di cuo­re. Pri­ma si par­la di Davi­de che vuo­le port­are l’ar­ca di Dio a Geru­sa­lem­me. Poi l’at­ten­zio­ne si con­cen­tra sul­l’­ar­ca del Signore.

Incontrare il sacro con rispetto porta alla vita!

Davi­de ha così pau­ra che par­cheg­gia l’ar­ca del Signo­re pres­so un uomo di nome Obed-Edom. L’ar­ca rima­ne lì e Dio bene­di­ce ques­t’uo­mo e tut­ta la sua fami­glia. Quin­di, dopo tre mesi, Davi­de deci­de di nuo­vo di port­are l’ar­ca a Geru­sa­lem­me. Ma la pro­ce­du­ra ora è mol­to diver­sa da quella pre­ce­den­te. «Poi ordinò: «Nes­su­no può port­are l’ar­ca di Dio se non i Levi­ti. Il Signo­re li ha scel­ti per port­are l’ar­ca del Signo­re e per ser­vir­lo per semp­re» ». (1 Cro­nache 15:2 NLB). Poi dà istru­zi­o­ni pre­cise per la rea­liz­za­zio­ne. «Inolt­re Davi­de chi­amò a sé i sacer­do­ti Zadok e Abiat­har e i levi­ti […]. Dis­se loro: «Voi sie­te i capi dei Levi­ti. Affin­ché possia­te port­are l’ar­ca del SIGNORE Dio d’Is­rae­le insie­me agli altri Levi­ti nel luo­go che ho pre­pa­ra­to per loro, dove­te tut­ti puri­fi­car­vi in anti­ci­po per ques­to ser­vi­zio. La pri­ma vol­ta non c’er­ava­te e il Signo­re, il nos­tro Dio, ci ha puni­ti per ques­to, per­ché non lo abbia­mo ono­ra­to come avrem­mo dovu­to». All­o­ra i sacer­do­ti e i levi­ti si puri­fi­ca­ro­no per poter port­are l’ar­ca del Signo­re Dio d’Is­rae­le a Geru­sa­lem­me. Poi i Levi­ti port­aro­no l’ar­ca di Dio sul­le loro spal­le con l’ai­uto del­le aste di tras­por­to, come il Signo­re ave­va ordi­na­to a Mosè». (1 Cro­nache 15:13–15 NLB).

L’in­con­tro min­ac­cio­so con la san­ti­tà di Dio cam­biò l’att­eg­gi­a­men­to del cuo­re di Davi­de. Ques­to è par­ti­co­lar­men­te evi­den­te in due pun­ti. Il pri­mo è dimostra­to da un’a­zio­ne comica. «Quan­do i por­tato­ri del­l’­ar­ca del SIGNORE ebbe­ro fat­to sei pas­si, si fer­ma­ro­no e Davi­de sacri­ficò un bue e un vitel­lo gras­so». (2 Samue­le 6:13 NLB). Sei pas­si non sono nulla. Sei pas­si non ti por­teran­no da nessuna par­te. Non vale nem­meno la pena di alz­ar­si per quel nume­ro di pas­si. Se si è già fat­to i con­ti con i sei pas­si, per­ché segue una pau­sa così lun­ga con il sacri­fi­cio di ani­ma­li? Ques­ta azio­ne comica mos­tra il cam­bia­men­to di att­eg­gi­a­men­to del cuo­re. Non è la velo­ci­tà che con­ta, ma il ris­pet­to per ciò che sta acca­den­do. Port­are l’Ar­ca del­l’Al­le­an­za sot­to­li­nea un alt­ro aspet­to. Dio è al di sopra del­le per­so­ne, quin­di è gius­to port­are l’Ar­ca. Il cam­bia­men­to di att­eg­gi­a­men­to di Davi­de è mostra­to anche nel ver­set­to seguen­te. «Davi­de dan­zò con entus­i­as­mo davan­ti al Signo­re, indos­s­an­do solo una ves­te sacer­do­ta­le di lino». (2 Samue­le 6:14 NLB). Davi­de si umi­lia. Rin­un­cia ai suoi abiti rea­li e indos­sa un grem­biu­le sacer­do­ta­le. Si trat­ta di un note­vo­le declas­sa­men­to. Inolt­re, esprime la sua gioia danz­an­do. Ma qui la paro­la è diver­sa dal­la pri­ma vol­ta. Qui l’en­fa­si è che si trat­ta di una dan­za che un ser­vi­to­re ritua­le ese­gue in una pro­ces­sio­ne. Davi­de, il gran­de re, appa­re come un uomo umi­le che si sot­to­met­te a Dio. 

È fon­da­men­tal­men­te la libe­ra decis­io­ne di Dio e il suo dono a noi esse­ri uma­ni di poter incon­tra­re la sua san­ti­tà sen­za esser­ne dis­trut­ti. È pura gra­zia. La dif­fe­ren­za decisi­va nel­le due sto­rie è l’att­eg­gi­a­men­to del cuo­re. Il modo in cui trat­ti­amo l’ar­ca del Signo­re fa la dif­fe­ren­za tra la vita e la mor­te. L’ar­ca por­ta infat­ti il nome del­l’E­ter­no e diven­ta quin­di san­ta, e ques­ta san­ti­tà può esse­re per­i­co­losa per la vita. L’ar­ca è infat­ti riser­vata a Dio. Portan­do il nome di Dio, è chia­ro che appar­tiene a Dio. C’è anche un par­al­le­lo con i segu­aci di Gesù Cris­to. Anche lì, infat­ti, è avven­uto un cam­bia­men­to che si mani­fes­ta nel bat­te­si­mo. Gesù Cris­to istruis­ce i suoi segu­aci: «Anda­te dun­que e amma­es­t­ra­te tut­te le nazio­ni, bat­tez­zan­do­le». a nel nome del Pad­re, del Figlio e del­lo Spi­ri­to San­to, e insegna loro a osser­va­re tut­to ciò che ti ho coman­da­to. Ed ecco, io sono con voi tut­ti i gior­ni, fino alla fine del mon­do. (Matteo 28:19–20 LUT). Attra­ver­so il bat­te­si­mo diven­ta chia­ro che i segu­aci sono sepa­ra­ti da Gesù Cris­to. Pro­prio come l’ar­ca del­l’al­le­an­za pote­va signi­fi­ca­re vita e mor­te allo stes­so tem­po, così è per la vita dei segu­aci. «Per le per­so­ne che si sono per­se, noi sia­mo il ter­ri­bi­le feto­re del­la mor­te e del­la dan­na­zio­ne. Ma per le per­so­ne che si sal­va­no, sia­mo una fra­gran­za che dà vita. Chi può esse­re all’al­tez­za di un tale com­pi­to?». (2 Corin­zi 2:16 NLB). Come l’ar­ca di Dio, non sia­mo ques­to da soli. Ma gra­zie al nome che ci accom­pa­gna, sia­mo fat­ti a par­te e vivia­mo per la glo­ria di Dio e del Suo pia­no. Anche se non capia­mo tut­to e in par­te pos­sia­mo anco­ra esse­re arrab­bia­ti con Dio.

Possibili domande per il piccolo gruppo 

Leg­gi il tes­to bibli­co: 2 Samue­le 6:1–15 (sup­ple­men­to a 1 Cro­nache 15:11–15)

  1. Qual è la tua pri­ma rea­zio­ne alla sto­ria in 1 Samue­le 6:1–15? Cosa capi­sci? Dove ti sen­ti irritato?
  2. Rie­sci a far coin­ci­de­re l’a­zio­ne di Dio con la tua idea di Dio? Per­ché no?
  3. Ti sei arrab­bia­to con Dio? Perché?
  4. La rab­bia era giu­sti­fi­ca­ta o hai avu­to la sen­sa­zio­ne, come Davi­de, di esser­ti rivol­to a Dio con un pre­sup­pos­to sbagliato?
  5. Come si incon­tra Dio?
  6. Cre­di in Gesù Cris­to? Sei già sta­to bat­tez­za­to? Se no, potreb­be esse­re arri­va­to il momen­to di espri­me­re la tua fede e la tua fiducia?