Diventare più nativo portando pietre

Data: 7 Aprile 2019 | Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Gia­co­mo 1, 2–4
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Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Dio ci met­te semp­re dei pesi e del­le dif­fi­col­tà. È importan­te che non ci limi­ti­amo a sra­di­ca­re pesi o dif­fi­col­tà, e ancor meno se ci cos­ta qual­co­sa. Se vivia­mo con loro e li accet­ti­amo, i far­del­li e le dif­fi­col­tà posso­no diven­ta­re una fon­te di ric­chez­za, pro­fon­di­tà, cre­sci­ta e rea­liz­za­zio­ne – per­si­no di felicità.


Una leggen­da del Saha­ra rac­con­ta che un uomo invi­dio­so vide una gio­va­ne pal­ma par­ti­co­lar­men­te bel­la cre­sce­re in un’o­asi. Essen­do pie­no d’in­vi­dia per tut­ti i gio­va­ni spe­ran­zo­si, vole­va rovi­na­re la bel­la pal­ma. Pre­se una pie­tra pesan­te e la pose al cen­tro del­la gio­va­ne coro­na. Il gio­va­ne albe­ro si scos­se, ma non riuscì a get­ta­re via la pie­tra. Poi ha deciso di vive­re con ques­to peso. Ha scava­to le sue radi­ci più in pro­fon­di­tà nella ter­ra in modo che i rami diven­tas­se­ro abbastan­za for­ti da port­are la pesan­te pietra.

Dopo anni, l’uo­mo tornò a goder­si l’al­be­ro zop­po. Ma lo cer­cò inva­no. La pal­ma, ormai cre­sci­u­ta fino a diven­ta­re la più gran­de e for­te di tut­ta l’o­asi, dis­se all’uo­mo: «Devo ringra­ziar­ti, il tuo far­del­lo mi ha reso forte!»

Leg­go in Gia­co­mo 1 ver­set­ti 2–4: «Cari fratel­li, quan­do la vos­tra fede è mes­sa alla pro­va in situa­zio­ni dif­fi­ci­li, ralle­gra­te­vi. Per­ché quan­do vi ci met­te­te alla pro­va, la vos­tra pazi­en­za cre­sce. E con la pazi­en­za per­se­ver­ere­te fino alla fine, per­ché all­o­ra la vos­tra fede rag­gi­ungerà la pie­na matu­ri­tà e sarà per­fetta e non vi man­cherà nulla.» (NL).

Gia­co­mo scri­ve che dov­rem­mo rallegrar­ci quan­do la nos­t­ra fede è mes­sa alla pro­va in situa­zio­ni dif­fi­ci­li. Mano sul cuo­re, per­ché dov­rei rallegrar­mi nei momen­ti di dif­fi­col­tà? Dov­rei rallegrar­mi quan­do per­do il lavoro? Dov­rei rallegrar­mi quan­do la mia fami­glia si scio­g­lie? Dov­rei rallegrar­mi quan­do ven­go improv­vi­sa­men­te col­pi­to da una malat­tia e, uma­na­men­te par­lan­do, non c’è alcu­na pro­s­pet­ti­va di gua­ri­gio­ne? Gioire in tali situa­zio­ni può esse­re fat­to solo da una per­so­na che è già men­tal­men­te pie­ga­ta, ma sicu­ra­men­te non da una per­so­na nor­ma­le. Eppu­re c’è una sag­gez­za fon­da­men­ta­le nella vita, non solo nel mon­do, che dice: una per­so­na diven­ta adat­ta alla vita solo quan­do ha impa­ra­to che deve lot­ta­re attra­ver­so le dif­fi­col­tà. Una per­so­na che ha «pic­cio­ni arros­ti­ti che vola­no in boc­ca» dal­la sua gio­ven­tù pro­ba­bilm­en­te non arri­verà mai da nessuna par­te. Anche nel reg­no spi­ri­tua­le, ques­ta sag­gez­za si è dimostra­ta più vol­te vera. Mar­tin Lute­ro una vol­ta dis­se: «La peg­gio­re sfi­da è nessuna sfi­da». Per­ché? Inten­de­va dire: altri­men­ti diven­ti­amo tiepi­di e pigri nella fede, nella preg­hie­ra, nel­lo stu­dio del­la Paro­la di Dio. Soprat­tut­to, cre­sce nei nos­tri cuo­ri l’a­cer­ri­mo nemi­co del­la fede, l’or­go­glio natu­ra­le del­l’uo­mo, che cre­de che pos­so fare tut­to, che pos­so anda­re olt­re, guar­da cosa ho ottenuto.

Ques­to ci fa capi­re meglio per­ché non è bene per la mia capa­ci­tà di vive­re, ma soprat­tut­to per la mia fede, se tut­to va semp­re liscio. Ma anche all­o­ra la doman­da rima­ne: se ques­to è il caso, all­o­ra è pro­ba­bilm­en­te meglio per una vita cris­tia­na se le cose sono a vol­te un po» più faci­li, a vol­te un po» più dif­fi­ci­li, una sana misu­ra inter­me­dia di stress, per così dire. Ma gioire quan­do sono sfi­da­to? Acco­glie­re le avver­si­tà come un buon ami­co che mi aiu­ta? Come si può fare?

Pri­ma di tut­to, è mol­to importan­te sape­re che dob­bia­mo deci­de­re semp­re di nuo­vo: «Voglio guar­da­re a Gesù e mi aspet­to il mio aiuto da Lui». Il per­cor­so ver­so ques­ta decis­io­ne è spes­so il più dif­fi­ci­le. Trop­po rapi­da­men­te, la pau­ra, l’an­go­s­cia, l’im­po­ten­za, la rab­bia, il dis­agio e l’im­po­ten­za si dif­fon­do­no nel­l’­ani­ma sof­fe­ren­te. Di con­se­guen­za, è spes­so dif­fi­ci­le in ques­to momen­to cam­bia­re il bina­rio su cui Gesù si tro­va a brac­cia aper­te. Anche l’a­pos­to­lo Pao­lo ne ha fat­to espe­ri­en­za. Egli scri­ve ai Roma­ni nel ver­set­to 24 del capi­to­lo 7: «Che per­so­na mise­ra­bi­le sono! Chi mi libe­rerà da ques­ta vita domi­na­ta dal pec­ca­to (o da situa­zio­ni dif­fi­ci­li)». Pao­lo è alla fine, non vede alt­ro nella sua vita. Ma improv­vi­sa­men­te guar­da olt­re, guar­da Gesù e dice: Sì, è suc­ces­so, per Gesù Cris­to, nos­tro Signo­re. Mi ha libera­to e mi aiu­ta anche nei momen­ti di biso­g­no o nel­le situa­zio­ni difficili.

Cos’è la resilienza?

Gli psi­co­lo­gi han­no dato un nome a ques­ta capa­ci­tà di resis­te­re alle cri­si e super­a­re le bat­tu­te d’ar­res­to, e per­si­no di cre­sce­re da esse: «resi­li­en­za». Ques­to è ciò di cui voglia­mo occu­p­ar­ci oggi

Ho dato pri­ma un’oc­chia­ta a Wiki­pe­dia, dove si dice: «La resi­li­en­za è la capa­ci­tà di domi­na­re le cri­si attin­gen­do alle risor­se per­so­na­li e social­men­te media­te e di usar­le come un’­op­por­tu­ni­tà di svi­lup­po. Un esem­pio illus­tra­tivo di resi­li­en­za è la capa­ci­tà di un uomo in pie­di di rialz­ar­si da qual­si­a­si situa­zio­ne». Ques­to non signi­fi­ca che uno pren­de tut­to alla leg­ge­ra e fa le cose come se nien­te fos­se. Nel cor­so del­la loro vita, le per­so­ne si tro­va­no in situa­zio­ni in cui non san­no cosa fare, in cui sono dispe­ra­te, in cui sem­pli­ce­men­te non gli pia­ce più. Poi ti sen­ti come se qual­cu­no aves­se tira­to il fre­no a mano e vuoi dav­vero anda­re via, ma la mac­chi­na non si muo­ve. All­o­ra può signi­fi­ca­re che dob­bia­mo dav­vero scen­de­re. Repri­me­re la sof­fe­ren­za e il dolo­re non ha nien­te a che vede­re con ques­ta resi­li­en­za. La ques­tio­ne, tut­ta­via, è come affrontar­la in modo che non ci dis­trug­ga. Ecco per­ché in psi­co­lo­gia la resi­li­en­za è descrit­ta come la for­za di una per­so­na di atti­va­re fat­to­ri pro­tet­ti­vi inter­ni per super­a­re le cri­si del­la vita sen­za dan­ni dura­tu­ri e per pro­spe­r­a­re nono­stan­te le cir­cos­tan­ze avver­se. È una sor­ta di resi­li­en­za, l’ar­te di affronta­re in modo cos­trut­tivo le bat­tu­te d’ar­res­to – e la cosa spe­cia­le è che alla fine non ci sia­mo solo rialza­ti, ma sia­mo sta­ti per­si­no capa­ci di cre­sce­re e matura­re da una tale situa­zio­ne. Come dice­va anche il mis­sio­na­rio afri­ca­no Wal­ter Tro­bisch: «Le dif­fi­col­tà non devo­no esse­re sem­pli­ce­men­te sra­di­ca­te, nem­meno e tan­to più se ti cos­ta qual­co­sa. Se vivia­mo con loro e le accet­ti­amo, le dif­fi­col­tà posso­no diven­ta­re una fon­te di ric­chez­za, pro­fon­di­tà, cre­sci­ta e rea­liz­za­zio­ne – sì, anche di felicità».

Otto anni fa, anche Mad­len ed io ci sia­mo tro­va­ti in una situa­zio­ne mol­to dif­fi­ci­le. Mad­len sen­ti­va che qual­co­sa non anda­va nel suo cor­po. È anda­ta dal suo med­ico per un con­trol­lo. Dopo la pri­ma visi­ta dal med­ico, era già chia­ro che era una cosa seria. Dopo ulte­rio­ri esa­mi, la dia­gno­si era chia­ra: can­cro. In quel momen­to, mil­le pen­sie­ri ci pas­sa­va­no per la tes­ta e non era faci­le per nes­su­no dei due. Ma una cosa era chia­ra per noi: vole­va­mo super­a­re ques­ta situa­zio­ne con Gesù. Abbia­mo imme­dia­ta­men­te infor­ma­to il GL del see­tal chi­le in modo che la con­gre­ga­zio­ne pot­esse sta­re die­tro di noi in preg­hie­ra. Poco tem­po dopo Mad­len dovet­te anda­re in ospe­da­le. Ho por­tato mia mog­lie ad Aar­au la mat­ti­na. Ci sia­mo accorda­ti per parl­a­re di nuo­vo al tele­fo­no la sera. Quel gior­no ero in ser­vi­zio fino alle 9 di sera. Quan­do arri­vai a casa, chi­amai subi­to Mad­len, ma pote­vo già sen­ti­re nella sua voce che qual­co­sa non anda­va. Il can­cro era pro­gre­di­to così tan­to che sareb­be sta­to dif­fi­ci­le rimuo­ve­re tut­to. Ques­ta era una brut­ta noti­zia per noi. Non riusci­va­mo qua­si a parl­a­re, pian­ge­va­mo e bas­ta.…. Ho pre­ga­to con Mad­len e ho spe­ra­to che sarem­mo sta­ti in gra­do di affronta­re ques­ta situa­zio­ne. Ma – e ora sto par­lan­do solo di me – da solo a casa – da un secon­do all’al­t­ro la ter­ra mi è sta­ta strapp­a­ta da sot­to i pie­di. Ho rim­pro­ve­r­a­to Dio, ho dav­vero lot­ta­to con Dio. La pau­ra del­la per­di­ta, il dub­bio, l’ab­ban­do­no e la frus­tra­zio­ne si dif­fon­do­no den­tro di me. Era una situa­zio­ne mol­to, mol­to dif­fi­ci­le per me e Mad­len. La mat­ti­na dopo, la mia fami­glia, la chie­sa ed io abbia­mo pre­ga­to per il suc­ces­so del­l’­ope­ra­zio­ne. Riusci­vo a mala­pe­na a con­cen­trar­mi, ma ero enor­me­men­te gra­to che colo­ro che mi cir­con­da­va­no e i fratel­li e le sor­el­le nella fede stes­se­ro pre­gan­do più chia­ra­men­te per noi. Nel pome­rig­gio, fui infor­ma­to dal med­ico che l’ope­ra­zio­ne era anda­ta bene fino a quel momen­to e che avrei potu­to visi­t­are Mad­len la sera. Ho poi gui­da­to fino ad Aar­au insie­me a Tabea, e ricordo mol­to chia­ra­men­te come ho det­to a Tabea: Vor­rei che ques­ta sera dove­ssi pen­tir­mi in pol­vere e cene­re a cau­sa del mio mise­ra­bi­le com­por­ta­men­to ver­so Dio. E dav­vero – Dio ha ris­pos­to alle preg­hie­re. L’ope­ra­zio­ne era anda­ta mol­to meglio di quan­to i medi­ci aves­se­ro sup­pos­to. Le lacrime di gra­ti­tu­di­ne ora ave­va­no spa­zio. Per me, era ora di parl­a­re con Dio e dire gra­zie e chie­de­re scu­sa per il mio com­por­ta­men­to. La pie­tra che Dio ha pos­to su di noi era mol­to schi­ac­ci­an­te all’i­ni­zio e pur­trop­po non pote­va esse­re scrol­la­ta via. Così abbia­mo deciso di met­te­re la nos­t­ra fidu­cia com­ple­ta­men­te in Gesù e di aspett­ar­ci tut­to da Lui. Attra­ver­so tut­ti gli alti e bas­si, le nost­re radi­ci sono diven­ta­te più for­ti e la nos­t­ra fede più solida.

Dove posso trovare la resilienza?

Non si posso­no com­pra­re nella Migros! Ma pos­sia­mo anco­ra prenderli.

a) Possiamo/dobbiamo praticarlo.

È come lo sport. Qua­si tut­ti posso­no cor­re­re i 100 metri, ma per far­lo in un tem­po ragio­ne­vo­le ci vuo­le allenamento.

È mol­to uti­le se cer­chi­amo anche la for­za nella fede. Sono sta­ti fat­ti vari stu­di su per­so­ne in situa­zio­ni dif­fi­ci­li, per esem­pio dopo l’11 settembre a New York. Qual­co­sa spic­ca­va: Le per­so­ne che sono radi­ca­te nella fede cris­tia­na, che sono con­vin­te che Dio ha buo­ne inten­zio­ni con loro, sono sta­te in gra­do di rialz­ar­si più velo­ce­men­te e meglio, cioè sono più resis­ten­ti. Ecco per­ché è mol­to pre­zio­so eser­ci­t­are rego­lar­men­te la pro­pria fede. L’at­tua­le sta­gio­ne del­la Pas­sio­ne può esse­re una buo­na oppor­tu­ni­tà per far­lo. Pren­di 1% del tuo tem­po quo­ti­dia­no per leg­ge­re la Bibbia e loda­re Dio nella preg­hie­ra o nel can­to. 1% sono 15 minu­ti al gior­no, non puoi inves­ti­re 15 minu­ti meglio di così! Pro­prio come ci pren­dia­mo cura del nos­tro cor­po e fac­cia­mo eser­ci­zio o ci pren­dia­mo cura di noi stes­si, la nos­t­ra fede ha biso­g­no di cure rego­la­ri per poter cre­sce­re. Natur­al­men­te, ques­to non suc­ce­de da un gior­no all’al­t­ro e dipen­de anche mol­to da che tipo di per­so­na­li­tà sei.

b) Attuare in tempi difficili

Alcu­ne per­so­ne sono natur­al­men­te resis­ten­ti e si rial­za­no rapi­da­men­te quan­do sono col­pi­te dal desti­no. Altri cado­no in un buco solo pen­san­do a quello che potreb­be suc­ce­de­re. Ma anche loro posso­no lot­ta­re per la resi­li­en­za, per­ché è qual­co­sa che si può impara­re e pra­ti­ca­re. Per­so­nal­men­te, la mia fede in Gesù Cris­to è un gran­de aiuto. Spes­so mi ha dato ener­gia nei momen­ti dif­fi­ci­li. È bel­lo sape­re che Gesù ha vin­to la mor­te a Pas­qua. Egli è più for­te di qual­si­a­si cosa che pos­sa abbat­ter­vi. Ecco per­ché la pro­mes­sa mi dà una gran­de for­za: pos­sia­mo veni­re da lui in qual­si­a­si momen­to e lui ci darà di nuo­vo ener­gia vita­le. Cosa può aiut­ar­ci: Leg­ge­re un sal­mo o qual­si­a­si alt­ro tes­to bibli­co che ci sol­le­va. Il gran­de clas­si­co è il Sal­mo 23: «Il Signo­re è il mio pas­to­re». Quan­to è mera­vigli­oso che Dio sap­pia del­la mia situa­zio­ne e non mi abban­do­ni, ma stia al mio fian­co con­fortan­do­mi o raf­for­z­an­do­mi. C’è anche il Sal­mo 91, che descri­ve in mol­te imma­gi­ni ciò che Dio vuo­le esse­re per me: un ombrel­lo che si sten­de su di me e mi pro­t­eg­ge, una for­te for­tez­za che mi off­re rifu­gio, che non vacil­la quan­do infu­ria la tem­pes­ta. Con Dio pos­so spe­ri­men­ta­re sicu­rez­za, pace e pro­te­zio­ne. Uno dei tes­ti più impres­sio­n­an­ti su ques­to argo­men­to è Isa­ia 40:29–31: «Egli dà nuo­va for­za allo stanco, dà for­za abbond­an­te all’im­po­ten­te. Può dar­si che anche i gio­va­ni diven­ti­no spen­ti e stanchi e che i gio­va­ni crol­li­no com­ple­ta­men­te, ma colo­ro che aspet­ta­no il Signo­re otten­go­no nuo­ve for­ze. Si alza­no in volo come aqui­le. Cor­ro­no velo­ce­men­te sen­za stancar­si. Cammi­ner­an­no e non si stan­cher­an­no» (NL).

Ques­to pass­ag­gio è pie­no di poten­za! Non dice che non spe­ri­men­te­remo mai la stan­chez­za o la debo­lez­za. Sì, anche i ragaz­zi dov­reb­be­ro diven­ta­re noio­si e stanchi – è nor­ma­le. Ma ques­to non deve far­ci dispe­r­a­re. Abbia­mo una scel­ta in una tale situa­zio­ne: o ci lascia­mo tra­sci­na­re ver­so il bas­so o fac­cia­mo ciò che è rac­co­man­da­to qui: Met­te­re la nos­t­ra spe­ran­za in Dio, guar­da­re a lui, o come dice let­teral­men­te qui: aspet­tar­lo, non lasciar­lo anda­re. Poi abbia­mo varie pro­mes­se che si appli­ca­no a tut­ti noi quan­do venia­mo a lui: Ci dà nuo­va for­za, for­za in abbond­an­za (così dice qui!), così che voli­a­mo in alto come un’a­qui­la, il re del­l’a­ria. Pos­sia­mo cor­re­re sen­za stanc­ar­ci o affati­c­ar­ci. Ques­to è tre­men­do. Il pre­re­qui­si­to è che non guar­dia­mo i nos­tri pro­ble­mi, ma Dio. Anche Pie­tro ha spe­ri­men­ta­to ques­to, quan­do guar­da­va le onde, affon­da­va – appe­na guar­da­va Gesù e si lascia­va abbrac­cia­re da lui, ripren­de­va for­za. Gesù vuo­le dare anche a TE ques­ta for­za, ti tira fuo­ri. O, come ho let­to, «Dio non tog­lie il peso, ma raf­for­za le spal­le». Vi augu­ro dal pro­fon­do del mio cuo­re che possia­te fare ques­ta espe­ri­en­za. È bene sape­re che non semp­re abbia­mo lo stes­so successo.

Quan­do leg­gi­a­mo la Bibbia, incon­tria­mo per­so­ne che han­no attra­ver­sa­to momen­ti dif­fi­ci­li e tut­ta­via non han­no abbassa­to la tes­ta, che han­no spe­ri­men­ta­to la vicinan­za e la for­za di Dio pro­prio in ques­to e posso­no esse­re un esem­pio per noi. Vede­va­no la fede come una com­pe­ti­zio­ne spor­ti­va e otten­eva­no l’ener­gia neces­sa­ria guar­dan­do Gesù. Ho potu­to impara­re mol­to da loro. Ques­to è ciò che ci dice lo scritto­re del­la Let­te­ra agli Ebrei quan­do scri­ve sug­li esem­pi di fede: Ebrei 12:1–3: «Poi­ché sia­mo cir­con­da­ti da così tan­ti tes­ti­mo­ni che han­no vis­suto una vita di fede, mett­i­amo da par­te ogni peso che ci ost­aco­la, spe­cial­men­te il pec­ca­to in cui ci impi­glia­mo così facilm­en­te. Per­se­ve­ria­mo nella cor­sa fino alla fine a cui sia­mo desti­na­ti. Lo fac­cia­mo ten­en­do gli occhi fis­si su Gesù, da cui la nos­t­ra fede dipen­de dal­l’i­ni­zio alla fine. Era dis­pos­to a mor­i­re di ver­go­gna sul­la cro­ce per­ché sape­va la gioia che lo aspet­ta­va dopo. Ora sie­de alla des­tra del tro­no di Dio in cie­lo! Ricorda­te­vi di tut­to ciò che ha sop­por­tato per mano di colo­ro che gli si oppo­neva­no, affin­ché non vi stan­ch­ia­te e non vi arren­dia­te». (NL).  

Spe­cial­men­te in ques­to tem­po di Pas­sio­ne, quan­do pen­sia­mo alla sof­fe­ren­za e alla mor­te di Gesù, lui è un esem­pio per me di come l’ha affron­ta­ta. L’ha pre­so su di sé per amo­re per noi e poi ha vin­to anche la mor­te. È per ques­to che ven­go semp­re da lui e spe­ri­men­to come mi dà for­za e sere­ni­tà in cer­te situa­zio­ni. Ecco per­ché con­cludo con­di­vi­den­do con voi le sue paro­le incorag­gi­an­ti da Matteo 11:28, che si appli­ca­no anche a cias­cu­no di voi: «Veni­te a me, voi tut­ti che sie­te stanchi e por­ta­te pesan­ti far­del­li, e io vi darò ripo­so». O in alt­re paro­le, BENVENUTO A CASA. Vi augu­ro di non vede­re le vost­re piet­re prin­ci­pal­men­te come un peso, ma come un’opportunità. 

 

 

 

Possibili domande per i piccoli gruppi

Leg­gi il tes­to del­la Bibbia: Gia­co­mo 1, 2–4

  1. Scam­bia­te­vi le vost­re «piet­re» e pre­ga­te gli uni per gli altri.

  2. Come pos­so pra­ti­ca­re per­so­nal­men­te la resi­li­en­za? Dite­vi l’un l’altro.