Data: 13 ottobre 2024 Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Matteo 18:28–35
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Ci sono tre dimen­sio­ni fon­da­men­ta­li del per­do­no cris­tia­no. In pri­mo luo­go, c’è la dimen­sio­ne ver­ti­cale: il per­do­no di Dio nei nos­tri con­fron­ti. In secon­do luo­go, c’è la dimen­sio­ne inter­na: il per­do­no che con­ce­dia­mo a chi­unque ci abbia fat­to un tor­to. In ter­zo luo­go, c’è la dimen­sio­ne oriz­zon­ta­le: la nos­t­ra volon­tà di ricon­ci­li­ar­ci. La dimen­sio­ne oriz­zon­ta­le si basa su quella inte­rio­re e quella inte­rio­re si basa su quella ver­ti­cale. Ques­to ser­mo­ne riguar­da prin­ci­pal­men­te il per­do­no interiore.


Un mio ami­co pas­to­re, dece­du­to l’an­no scor­so all’e­tà di 67 anni a cau­sa di un can­cro, scri­ve nella sua auto­bio­gra­fia di due espe­ri­en­ze vis­sute al let­to di mor­te di model­li di rif­e­ri­men­to del­la chie­sa: «Io e mia mog­lie ave­va­mo deciso di abor­ti­re il nos­tro ter­zo figlio per­ché due bam­bi­ni erano già una gran­de sfi­da per noi. Ho chies­to per­do­no a Gesù ad ogni comu­nio­ne per ses­san­t’an­ni. Ho fat­to tut­to il pos­si­bi­le per la chie­sa e la mis­sio­ne, ma non ries­co a tro­va­re pace, ques­ta sto­ria mi accu­sa ogni gior­no!«Si trat­ta del­la dimen­sio­ne ver­ti­cale del per­do­no, tra Dio e noi. Pos­so cre­de­re e accet­ta­re per­so­nal­men­te che la som­ma astro­no­mica di 4,38 mili­ar­di di fran­chi svi­z­ze­ri (cfr. ser­mo­ne del 6 ottobre 2024) com­pren­da ogni mio sin­go­lo pec­ca­to? Il san­gue di Gesù è suf­fi­ci­en­te anche per i miei più pro­fon­di abis­si e fallimenti?

Nella para­bo­la (Matteo 18:21–35), il re can­cel­lò l’in­te­ro debi­to del suo ser­vo. Poco dopo, l’ex debi­to­re incon­tra un col­le­ga che gli deve 600.000 dol­la­ri in meno. Per ragio­ni inspie­ga­bili, reagis­ce con la mas­si­ma spieta­tez­za: «Lo fece arresta­re e imp­ri­gio­na­re fino a quan­do non aves­se paga­to tut­to il suo debi­to.»(Matteo 18:30 NLB). La col­pa che gli altri han­no nei nos­tri con­fron­ti è semp­re mil­le vol­te infe­rio­re alla col­pa che Dio ci ha per­do­na­to. Ques­to vale anche per le situa­zio­ni di abu­so. La rea­zio­ne del re non si fa atten­de­re: «Il re era così arrab­bia­to che fece get­ta­re l’uo­mo in pri­gio­ne fino a quan­do non aves­se paga­to fino all’ul­ti­mo cen­te­si­mo del suo debi­to.» (V.34 NLB). Gesù con­clude la nar­ra­zio­ne di ques­ta para­bo­la con una frase mol­to seria: «Allo stes­so modo, il Pad­re mio che è nei cie­li si com­porterà con te se rifi­uter­ai di per­do­na­re i tuoi fratel­li e le tue sor­el­le.» (V.35 NLB). Ques­ta inter­di­pen­den­za tra il pia­no ver­ti­cale e quello oriz­zon­ta­le è un filo rosso che attra­ver­sa il Nuo­vo Tes­ta­men­to.. «Sia­te inve­ce gen­ti­li e com­pas­sio­ne­vo­li gli uni ver­so gli altri e per­do­na­te­vi a vicen­da, pro­prio come Dio vi ha per­do­na­to per mez­zo di Cris­to».»(Efe­si­ni 4:32 NLB). L’e­s­pe­ri­en­za del cos­to­so amo­re di Dio nel per­do­na­re i nos­tri pec­ca­ti è la moti­va­zio­ne e la for­za per per­do­na­re colo­ro che sono col­pe­vo­li nei nos­tri con­fron­ti.. L’in­ca­pa­ci­tà di per­do­na­re gli altri è il seg­no rivela­to­re che non ho accett­a­to il per­do­no e la miser­i­cor­dia imme­ri­ta­ti di Dio.

Scambiare la posizione

Cosa c’è di così offen­si­vo nel­l’att­eg­gi­a­men­to del ser­vo non miser­i­cor­dio­so nei con­fron­ti del suo prossi­mo? È ques­to: Un uomo che è un ser­vo e vive solo del­la miser­i­cor­dia del re si com­por­ta come se fos­se il re. egli il re e il giudi­ce. «In pri­gio­ne con te!», dice a qual­cu­no che è un ser­vo come lui. Che cosa inap­pro­pria­ta e fuo­ri luo­go. Quan­do noi, che vivia­mo solo del­la miser­i­cor­dia di Dio, giudi­chi­amo gli altri, ci mett­i­amo al pos­to di Dio. Quan­do lo fac­cia­mo, ci giudi­chi­amo a vicen­da, ci ripa­ghi­amo a vicen­da e ci neg­hi­amo il per­do­no. Quan­do non voglia­mo per­do­na­re qual­cu­no, sia­mo un ser­vo che si com­por­ta come un re.

L’u­ni­ca cosa che può imped­ire a un ser­vo di com­port­ar­si come un re è un’oc­chia­ta all’in­cre­di­bi­le amo­re del re che si è fat­to ser­vo. Dov­rem­mo esse­re sedu­ti sul ban­co degli impu­ta­ti, ma ci sia­mo sedu­ti sul seg­gio del giudi­zio. Ma il Signo­re, che era giu­s­ta­men­te sedu­to sul seg­gio del giudi­zio del­l’­uni­ver­so, è sce­so, si è sedu­to sul ban­co degli impu­ta­ti ed è anda­to sul­la croce.

Le risorse per il perdono

Un buon esem­pio di per­so­na che non si com­por­ta come un re è Giu­sep­pe, il figlio pre­fe­ri­to di Gia­cob­be. Gia­cob­be favorì Giu­sep­pe e lo tras­for­mò in un gio­va­ne vizia­to ed ego­cen­tri­co. Ques­to fece infu­ria­re gli altri fig­li a tal pun­to che agi­ro­no in modo cru­de­le. Ven­det­te­ro Giu­sep­pe come schia­vo in Egit­to. Lì fu umi­li­a­to e cam­bia­to e ini­ziò a con­fi­da­re in Dio come sua for­za. Alla fine diven­ne la prin­ci­pa­le auto­ri­tà gover­na­ti­va in Egit­to accan­to al re.

Ven­t’an­ni dopo, i fratel­li di Giu­sep­pe arri­va­no in Egit­to e gli si pre­sen­ta­no davan­ti. Vogli­o­no com­pra­re del cibo per soprav­vi­ve­re a una gra­ve cares­tia. Non rico­no­sco­no Giu­sep­pe, ma lui li rico­no­sce benis­si­mo. Tut­ta­via, non li rico­no­sce. I fratel­li sono inor­ri­di­ti e sen­za paro­le, per­ché temo­no di rice­ve­re il loro gius­to giudizio.

Se abbia­mo dif­fi­col­tà a per­do­na­re, pos­sia­mo sco­pri­re come far­lo qui.

  • Giu­sep­pe ave­va abbastan­za umil­tà da per­do­na­re. La sua dichia­ra­zio­ne: «Non ave­re pau­ra di me. Sono al pos­to di Dio?»(Gene­si 50:19 NLB), ne è la pro­va. Non si erge a re o giudi­ce, ma si iden­ti­fi­ca con i col­pe­vo­li come com­pa­gni di pec­ca­to. Rima­ne­re sen­za per­do­no signi­fi­ca non ren­der­si con­to di quan­to tu stes­so abbia biso­g­no di perdono.
  • Giu­sep­pe ave­va spe­ri­men­ta­to abbastan­za cose buo­ne da per­do­na­re. In secon­do luo­go, Giu­sep­pe dice: «Per quan­to mi riguar­da, Dio ha tras­for­ma­to in bene tut­to il male che ave­vi pro­gett­a­to di fare»(V.20 NLB). Giu­sep­pe non sor­vo­la sul­le cose, ma par­la del male che ave­va­no in men­te. Ma Giu­sep­pe ha spe­ri­men­ta­to la cura di Dio e il suo amo­re cos­to­so. Nes­su­no può toc­ca­re ques­ta ric­chez­za inte­rio­re. Più vivia­mo con la gioia di esse­re sta­ti per­do­na­ti, più rapi­da­men­te sare­mo in gra­do di per­do­na­re gli altri.

Sia l’u­mil­tà che il bene che abbia­mo spe­ri­men­ta­to si bas­a­no sul­la con­s­ape­vo­lez­za che Dio ci ha dato la sal­vez­za per pura gra­zia e che ne ha paga­to il prezzo.

  • A ques­to segue il pass­ag­gio all’a­zio­ne con­cre­ta: «Quin­di non abbia­te pau­ra. Io stes­so mi pren­derò cura di voi e del­le vost­re fami­g­lie»(V.21 NLB). Giu­sep­pe per­do­na il male con il bene. Per­do­na­re signi­fi­ca trat­ta­re qual­cu­no nel modo in cui Dio trat­ta me.

La richiesta di perdono

La secon­da sto­ria sul let­to di mor­te è la seguen­te: «Una don­na anzia­na mi rac­con­ta di esse­re sta­ta vio­len­ta­ta più vol­te da ado­le­s­cen­te nel­l’am­bi­en­te del­la chie­sa e di non pot­er­lo dire a nes­su­no, nem­meno al suo futu­ro mari­to. Non solo si sen­ti­va spor­ca, ma anche col­pe­vo­le, nono­stan­te fos­se la vitti­ma.»

Ci sono tre dimen­sio­ni fon­da­men­ta­li del per­do­no cris­tia­no. In pri­mo luo­go, c’è la dimen­sio­ne ver­ti­cale: il per­do­no di Dio nei nos­tri con­fron­ti. In secon­do luo­go, c’è la dimen­sio­ne inter­na: il per­do­no che con­ce­dia­mo a chi­unque ci abbia fat­to un tor­to. In ter­zo luo­go, c’è la dimen­sio­ne oriz­zon­ta­le: la nos­t­ra volon­tà di ricon­ci­li­ar­ci. Ques­to ser­mo­ne riguar­da prin­ci­pal­men­te il per­do­no inte­rio­re. La prossi­ma vol­ta ci occup­er­e­mo del­l’area del­la ricon­ci­lia­zio­ne e del ripris­ti­no del­la giu­s­ti­zia. Non è mai pos­si­bi­le rea­liz­za­re l’es­em­pio di cui sopra solo attra­ver­so il per­do­no inte­rio­re. Nel­le comu­ni­tà cris­tia­ne, in par­ti­co­la­re, gli abus­a­to­ri sono sta­ti trop­po spes­so pro­tet­ti metten­do a tace­re le vitti­me o dicen­do loro di perdonare.

All’i­ni­zio può sem­bra­re cini­co per una vitti­ma di abu­si, ma il per­cor­so di gua­ri­gio­ne e ricon­ci­lia­zio­ne ini­zia con il per­do­no inte­rio­re. C’è un’e­nor­me dif­fe­ren­za tra per­do­na­re e scusar­si. Quan­do a vol­te gli auto­ri di un rea­to ven­go­no mes­si di fron­te alle loro col­pe e for­nis­co­no una spie­ga­zio­ne vali­da per le loro azio­ni, pos­sia­mo accet­tar­lo e scus­ar­li. Ma ques­to non è per­do­no: è la con­s­ape­vo­lez­za che non c’era una vera col­pa. Il per­do­no è la rin­un­cia alla ritor­sio­ne e la volon­tà di ricon­ci­li­ar­si. Ques­to include i seguen­ti passaggi:

  • descri­ve­re in modo veri­tie­ro l’in­gi­u­s­ti­zia come effet­ti­va­men­te sba­glia­ta e degna di esse­re puni­ta (e non sem­pli­ce­men­te scusarla)
  • Iden­ti­fi­car­si con l’au­to­re del rea­to come un com­pa­g­no di peccato
  • liber­a­re l’au­to­re del rea­to dal­l’obbli­go per­so­na­le di fare ammen­da, accett­an­do la col­pa in pri­ma persona
  • per lavora­re alla ricon­ci­lia­zio­ne e al ripris­ti­no del­la rela­zio­ne che è sta­ta dis­trut­ta dal­l’in­gi­u­s­ti­zia. (vedi il prossi­mo sermone)

Gesù cre­de che ogni per­so­na coin­vol­ta in un con­flit­to sia auto­ma­ti­ca­men­te responsa­bi­le di avvi­a­re il pro­ces­so di perdono:

«Quin­di, se ti tro­vi davan­ti all’al­ta­re del tem­pio per sacri­fi­ca­re e improv­vi­sa­men­te ti accor­gi che qual­cu­no ha qual­co­sa con­tro di te, lascia il tuo sacri­fi­cio davan­ti all’al­ta­re, vai dal­la per­so­na in ques­tio­ne e ricon­ci­lia­ti con lei. Solo all­o­ra tor­na a offri­re il tuo sacri­fi­cio a Dio.»(Matteo 5:23f NLB).

«E se pre­ga­te e ave­te qual­co­sa con­tro qual­cu­no, per­do­na­tegli, affin­ché il Pad­re vos­tro che è nei cie­li per­do­ni anche a voi i vos­tri debi­ti».»(Mar­co 11:25 Nuo­vo Testamento).

In ques­to secon­do tes­to, Dio ci chie­de di per­do­na­re, indi­pen­den­te­men­te dal fat­to che il col­pe­vo­le si sia pen­ti­to e abbia chies­to per­do­no o meno: Per­do­na­lo (aphie­te) è al tem­po pre­sen­te del­l’im­pe­ra­tivo per otte­ne­re la mas­si­ma enfa­si pos­si­bi­le. Quan­do subia­mo un pec­ca­to, per­dia­mo qual­co­sa, che sia la feli­ci­tà, la repu­ta­zio­ne, la pace inte­rio­re, una rela­zio­ne, un’­op­por­tu­ni­tà o alt­ro. In tut­te le situa­zio­ni in cui si veri­fi­ca un’in­gi­u­s­ti­zia, c’è semp­re un sen­so di col­pa e non c’è modo di affrontar­lo sen­za soffri­re: o lasci che il col­pe­vo­le ne soff­ra o per­do­ni e soff­ra tu stes­so. O fai paga­re il debi­to­re fac­en­dog­li del male fino a quan­do non ti sem­bra che le cose sia­no in pari, o paghi per­do­n­an­do e sop­portan­do tu stes­so il dolo­re. Il per­do­no è semp­re emo­ti­va­men­te cos­to­so. Cos­ta mol­to san­gue, sudo­re e lacrime.

Quan­do per­do­nia­mo, paghi­amo noi stes­si il debi­to in vari modi:

  • Deci­den­do di non dann­eg­gia­re dirett­amen­te l’au­to­re dell’ingiustizia.
  • Rifi­ut­an­do di parl­a­re male del­la per­so­na che ci ha ferito.
  • Negan­do a noi stes­si i pen­sie­ri nega­ti­vi sul­la per­so­na che ci ha offe­so o danneggiato.

Il per­do­no vie­ne quin­di con­ces­so pri­ma di esse­re per­c­e­pi­to o pri­ma che i col­pe­vo­li si rend­a­no con­to di ciò che han­no fat­to. Si trat­ta di una pro­mes­sa di rin­ne­ga­re riso­lu­t­amen­te le tre cose cita­te, di pre­ga­re per la per­so­na che ha cau­sa­to il dan­no e allo stes­so tem­po di ren­der­si con­to che si vive esclu­si­v­a­men­te per gra­zia di Dio.

L’at­tri­ce ame­ri­ca­na Car­rie Fisher esprime ciò che acca­de quan­do non si per­do­na: «Il risen­ti­men­to è come bere del vele­no e poi aspet­ta­re che l’al­tra per­so­na muoia.«Nes­su­no può permetterselo.

Pagan­do noi stes­si il prez­zo del pec­ca­to, seguia­mo Gesù sul suo cammi­no. Una del­le sue ulti­me paro­le sul­la cro­ce fu: «Pad­re, per­do­na ques­te per­so­ne, per­ché non san­no quello che fan­no» (Luca 23:34 NLB). Gesù per­donò sen­za che ques­ti cri­mi­na­li si ren­des­se­ro con­to del­la loro col­pa. Sul­la cro­ce, l’a­mo­re di Dio ha sod­dis­fat­to la pro­pria giu­s­ti­zia soffren­do e sop­portan­do la puni­zio­ne del pec­ca­to. Non c’è per­do­no sen­za sof­fe­ren­za, chio­di, sudo­re e sangue.

 

Possibili domande per i piccoli gruppi

Leg­gi il tes­to bibli­co: Matteo 28:21–35

  1. Qua­le att­eg­gi­a­men­to del cuo­re ave­va Giu­sep­pe che gli per­mi­se di per­do­na­re i suoi fratel­li? Come si è rist­abi­li­to il rapporto?
  2. Quan­do non voglia­mo per­do­na­re qual­cu­no, sia­mo un ser­vo che si com­por­ta come un re. Cosa sus­ci­ta in te ques­ta affermazione?
  3. Qual è la dif­fe­ren­za tra chie­de­re scu­sa e perdonare?
  4. Come si paga­no i debi­ti degli altri? Cosa è importante?
  5. C’è del risen­ti­men­to nel tuo cuo­re nei con­fron­ti di per­so­ne che non hai anco­ra perdonato?