Il nome di Dio sul cespuglio di spine

Data: 26 feb­braio 2023 Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Esodo 3:7–14
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

L’in­con­tro di Mosè con il Dio san­to pres­so il ces­puglio di spi­ne ha dato una svol­ta alla sua vita. Come base per la sua mis­sio­ne mas­si­ma­men­te impeg­na­ti­va – gui­da­re un popo­lo di mili­o­ni di per­so­ne fuo­ri dal­la cat­ti­vi­tà in una ter­ra sco­no­sci­u­ta – il Signo­re si pre­sen­ta per nome. «Io sono quello che diven­terò.«Il Dio san­to non è com­pren­si­bi­le per noi uma­ni, ma non è nem­meno arbi­tra­rio. La sua san­ti­tà garan­tis­ce bon­tà, miser­i­cor­dia, amo­re ed empa­tia allo sta­to puro.


La qua­li­tà di un grup­po cris­tia­no dipen­de prin­ci­pal­men­te dal­la serie­tà con cui pren­de il Dio san­to. Voglia­mo diven­ta­re una chie­sa che si mera­vi­glia del­la maes­to­si­tà, del­la bel­lez­za e del­l’in­dis­po­ni­bi­li­tà di Dio e che non lo degra­da a un uomo avul­so e buo­no. Dal rove­to arden­te risuonò: «Mose, Mose!» (Esodo 3:4). Il Dio san­to cono­sce­va il nome di Mosè pri­ma che Mosè cono­sces­se il nome di Dio. Ma la doman­da che segue è: «Se vado dag­li israe­li­ti e dico loro: «Il Dio dei vos­tri ante­na­ti mi ha man­da­to da voi», e poi mi chie­do­no: «Come si chi­ama?», cosa devo rispon­de­re?» (Esodo 3:13 NLB). Nel con­tes­to ebraico, il nome ha un signi­fi­ca­to anco­ra più importan­te che nel nos­tro. È il pro­gram­ma che appar­tiene a una per­so­na. È quin­di com­pren­si­bi­le che Mosè voglia cono­sce­re il nome del suo dato­re di lavoro.

Nuovo nome

«Dio ris­po­se: «Io sono quello che sono semp­re. Dì loro solo: «Io Sono» mi ha man­da­to da te.» (Esodo 3:14 NLB). Lute­ro tra­du­ce: «Sarò quello che sarò.«Nella Bibbia ebraica, le let­te­re J‑H-W‑H indi­ca­no il nome di Dio (6828 vol­te nel Tanakh).. Quin­di il Dio san­to non si pre­sen­ta con un «Nomema con la dici­tu­raTunparo­la il suo pri­ma. Si potreb­be anche tra­dur­re: Io sono quello che diven­terò. Non esis­te un nome che pos­sa cat­tura­re la gran­dez­za e la maes­to­si­tà di Dio. Un sostan­tivo sareb­be trop­po sta­ti­co, trop­po chi­uso in se stesso.

In segui­to, Dio darà a Mosè due tavo­le con le istru­zi­o­ni di Dio. Una di ques­te dice che l’uo­mo non deve far­si un’im­ma­gi­ne di Dio (cfr. Esodo 20:4). Ogni imma­gi­ne che ci fac­cia­mo di Dio non è all’al­tez­za e Lo smi­nuis­ce nella Sua inim­ma­gi­na­bi­le gran­dez­za. Nessuna imma­gi­ne, né men­ta­le né mate­ria­le, può nem­meno avvicinar­si a Dio. Fa par­te del­la san­ti­tà di Dio il fat­to che non sia dis­po­ni­bi­le per noi. Non abbia­mo una pre­sa su di Lui. Non è una mas­cot­te che pos­sia­mo met­te­re in tas­ca. Per gli ebrei, il nome di Dio YHWH è così sacro che non lo usa­no mai. Ecco per­ché più tar­di, quan­do la Bibbia ebraica fu voca­liz­za­ta, non sape­va­no nem­meno come pro­nun­ciar­lo. Ecco per­ché ci sono chie­se che Geo­va dico­no, altri pre­fe­ris­co­no Yah­weh.

Il nome di Dio (Io sono quello che diven­terò) che Yah­weh è capric­cio­so, impre­ve­di­bi­le e arbi­tra­rio? Capric­cio­so e arbi­tra­rio – no. Impre­ve­di­bi­le – sì! Yah­weh è san­to, così puro, pie­no di amo­re, miser­i­cor­dia e bon­tà che non pos­sia­mo mai cal­co­lar­lo. Dio è asso­lu­t­amen­te puro e bel­lo, in Lui non ci sono ombre, quin­di non pos­sia­mo che esse­re posi­tiv­a­men­te sor­pre­si dal­la Sua impre­ve­di­bi­li­tà. Pri­ma che Yah­weh dia il Suo nome, dice a Mosè: «Ho vis­to il mio popo­lo oppres­so in Egit­to. E ho sen­ti­to le loro gri­da. So quan­to sof­f­ro­no. Sono ven­uto a sal­var­li dal pote­re degli Egi­zia­ni e a cond­ur­li fuo­ri dal­l’E­git­to in un pae­se bel­lo e ampio, in un pae­se che scor­re lat­te e mie­le […] Ho udi­to il gri­do degli Israe­li­ti e ho vis­to come sono oppres­si dag­li Egi­zia­ni».» (Esodo 3:7–9 NLB). Dome­ni­ca scor­sa, una don­na mi ha det­to che Dio si era dimen­ti­ca­to di lei. Pro­ba­bilm­en­te il popo­lo d’Is­rae­le si è sen­ti­to allo stes­so modo duran­te i 400 anni di cat­ti­vi­tà. Yah­weh ha vis­to, ha sen­ti­to, sa del biso­g­no, del­la sof­fe­ren­za ed è venuto.

Yah­weh ha un carat­te­re così puro ed eccel­len­te pro­prio in vir­tù del­la Sua san­ti­tà che il Suo nome non può che sus­ci­t­are aspett­a­ti­ve positive.

Nuovo timore di Dio

La ris­pos­ta ade­gua­ta del­l’uo­mo alla san­ti­tà di Dio è la sog­ge­zio­ne, il ris­pet­to e l’a­do­ra­zio­ne. Gli ebrei indos­s­a­no una kip­pah per rive­ren­za ver­so Dio, in modo da non ent­ra­re in con­tat­to diret­to con la san­ti­tà di Dio. Mosè si tol­se le scar­pe e si ten­ne a distan­za dal rove­to ardente.

Ques­ta set­ti­ma­na mi han­no chies­to del rap­por­to tra distan­za e vicinan­za a Dio. Dob­bia­mo ama­re o tem­e­re Yah­weh? Yah­weh richie­de ent­ram­be le cose allo stes­so tem­po: «Ora, o Israe­le, che alt­ro esi­ge da te l’E­ter­no, il tuo Dio, se non che tu lodi l’E­ter­no, il tuo Dio? pau­rache cammi­nerai in tut­te le sue vie e amar­lo e ser­vi­re l’E­ter­no, il tuo Dio, con tut­to il tuo cuo­re e con tut­ta la tua ani­ma, per osser­va­re i coman­da­men­ti del­l’E­ter­no e i suoi sta­tu­ti, che oggi ti coman­do, affin­ché ti vada bene?» (Deut 10:12f LUT). Colo­ro che temo­no Dio espri­mo­no il loro stu­po­re per la bel­lez­za, la maes­tà e la san­ti­tà di Dio. Yah­weh è il Crea­to­re, io sono una crea­tu­ra, Lui è il Signo­re, io sono il Suo ser­vo. Da ques­to att­eg­gi­a­men­to di mera­vi­glia e umil­tà, l’a­mo­re si met­te sul­la stra­da gius­ta e pre­pa­ra la via al ser­vi­zio e all’ob­be­dien­za. Il timore di Dio e l’a­mo­re non si con­tradd­ico­no a vicen­da.

Il ris­pet­to, la rive­ren­za e il pren­de­re Dio sul serio sono la base del­l’a­mici­zia. Davi­de scri­ve: «L’a­mici­zia con il Signo­re è dovu­ta a colo­ro che Lo pren­do­no sul serio (Lo temo­no).»(Sal­mo 25:14 NGÜ). Ciò che non pos­sia­mo met­te­re insie­me nel nos­tro mon­do di espe­ri­en­za appar­tiene a Dio. Mosè spe­ri­men­tò più vol­te la san­ti­tà di Dio, il che favorì il suo timore di Dio e rese pos­si­bi­le l’a­mici­zia con Yah­weh.: «Il Signo­re par­lò a Mosè fac­cia a fac­cia, come uno che par­la al suo ami­co […].» (Esodo 33:11 NLB). La san­ti­tà di Dio e l’a­mici­zia con Dio non sono una con­trad­di­zio­ne.

Quan­do Gesù pre­gò per i suoi segu­aci pri­ma del­la sua mor­te, dis­se: «[…] Pad­re San­to, cus­to­di­sci­li nel tuo nome che mi hai dato, affin­ché sia­no una cosa sola come noi sia­mo una cosa sola».»(Gio­van­ni 17:11 NLB). In ques­to modo egli met­te insie­me la pater­ni­tà di Dio e la sua san­ti­tà. Ecco per­ché mi pia­ce ques­ta frase: Par­lo con il mio Pad­re amo­re­vo­le e cado in silen­zio davan­ti al Dio san­to. Il desti­na­ta­rio è lo stes­so. Per noi può sem­bra­re ambi­va­len­te, ma per Dio la pater­ni­tà nas­ce dal­la Sua san­ti­tà. Ciò che nas­ce dal­la san­ti­tà è asso­lu­t­amen­te puro e buono.

Un nuovo capitolo della vita

Mosè rice­vet­te un inca­ri­co da Yah­weh che, uma­na­men­te par­lan­do, lo spa­ven­tò. La chi­ama­ta min­ac­cio­sa è: «Ora vai, per­ché ti man­do dal Farao­ne. Con­dur­rai il mio popo­lo, gli Israe­li­ti, fuo­ri dal­l’E­git­to.» (Esodo 3:10 NLB).

Quat­tro sono le carat­teristi­che che Mosè non ave­va pri­ma del­l’in­con­tro con la san­ti­tà di Dio:

  • Mosè non ave­va pau­raNon dimen­ti­chi­amo che Mosè fug­gì dal­l’E­git­to per­ché teme­va per la sua vita. E ora dov­reb­be gui­da­re un popo­lo di mili­o­ni di per­so­ne fuo­ri dal­la pri­gio­nia. Una cita­zio­ne di Arno Back­haus rivela il segre­to: «Più timore di Dio, meno timore dei paga­niLa miglio­re ricet­ta con­tro le pau­re del­la nos­t­ra vita quo­ti­dia­na – che si trat­ti di situa­zio­ni o di per­so­ne – è il timore del Signo­re. Chi sa ingi­noc­chiar­si davan­ti a Dio può sta­re in pie­di davan­ti agli uomi­ni. «Mosè lasciò la ter­ra d’E­git­to gra­zie alla fede. Non ebbe pau­ra del re, ma andò avan­ti con fer­mez­za per­ché fis­sò il suo sguar­do su Colui che è invi­si­bi­le.» (Ebrei 11:27 NLB).
  • Mosè era obbe­dien­teDa Mosè pos­sia­mo anche impara­re a ris­pet­ta­re la paro­la di Dio anche quan­do non la com­p­ren­dia­mo. Gesù richi­ama più vol­te l’at­ten­zio­ne sul legame tra l’a­ma­re Dio e l’os­ser­va­re i suoi coman­da­men­ti (ad esem­pio, Gio­van­ni 14:21). Un amo­re che non pren­de sul serio la san­ti­tà di Dio ris­chia di gira­re intor­no a se stes­so, dopo tut­to.
  • Mosè non cer­cò il pro­prio ben­es­se­reChi pren­de Dio sul serio, pren­de sul serio la Sua Paro­la, anche se l’at­tua­zio­ne è sco­mo­da. Dopo il ces­puglio di spi­ne, Mosè chie­se per pri­ma cosa: Cosa vuo­le Dio? E non: Cosa è più como­do per me? Dal pun­to di vis­ta del­l’­au­to­re del­la Let­te­ra agli Ebrei, suo­na così: «Per fede, Mosè, quan­do era adul­to, rifi­utò di esse­re chi­ama­to figlio del­la figlia del Farao­ne. Pre­ferì soffri­re con il popo­lo piut­tosto che indul­ge­re nei pia­ce­ri fuga­ci del pec­ca­to.»(Ebrei 11:24f NLB). Mosè avreb­be potu­to orga­niz­za­re la sua vita in modo con­fort­evo­le. Alla cor­te del Farao­ne, una vita di lusso e al cen­tro del­la poli­ti­ca mon­dia­le lo atten­de­va. In segui­to, dopo la sua fuga dal­l’E­git­to, sposò Zip­po­rah a Madi­an. Ora una vita tran­quil­la come gio­va­ne fami­glia era a por­ta­ta di mano, con fig­li che poteva­no cre­sce­re in un ambi­en­te sicu­ro. Ma Mosè era pron­to a rin­un­cia­re alle sue como­di­tà. Anche Gesù ci sfi­da a pren­de­re la cro­ce e a seguir­lo. La con­di­zio­ne per far­lo è l’in­con­tro con la san­ti­tà di Dio.
  • Mosè era umi­le: L’in­con­tro con Dio al rove­to ele­vò la vita di Mosè a un livel­lo pri­ma sco­no­sci­uto. D’o­ra in poi non dove­va più bad­a­re alle peco­re del suo­ce­ro, ma gui­da­re una nazio­ne di mili­o­ni di per­so­ne in una ter­ra com­ple­ta­men­te sco­no­sci­u­ta e anco­ra occu­pa­ta. Non pote­va esis­te­re un com­pi­to più impeg­na­tivo. Nono­stan­te l’e­nor­me responsa­bi­li­tà e la tes­ti­mo­ni­anza di mol­ti mira­co­li, Mosè rima­se umi­le. «Mosè era mol­to umi­le, non c’era nes­su­no sul­la ter­ra più umi­le di lui»(Esodo 12:13 NLB). Chi teme Dio rima­ne sem­pli­ce e mode­s­to, anche nei suc­ces­si più gran­di..

 

Guar­da­re la vita di Mosè intor­no all’e­s­pe­ri­en­za del ces­puglio di spi­ne sca­te­na in me un nuo­vo desi­de­rio. Potreb­be esse­re che la sco­per­ta e l’e­s­pe­ri­en­za più pro­fon­da del­la san­ti­tà di Dio pos­sa sod­dis­fa­re la mia fame di Dio? Una cosa è cer­ta: più com­p­ren­dia­mo la san­ti­tà di Dio, più l’at­to reden­tivo di Gesù Cris­to diven­ta pre­zio­so per noi. Egli ha col­ma­to il diva­rio tra noi e Yah­weh. Ciò che non ha col­ma­to, però, è la san­ti­tà di Dio. Gra­zie a Gesù, pos­sia­mo pre­sent­ar­ci con fidu­cia davan­ti al tro­no del nos­tro Dio bene­vo­lo. Fac­cia­mo­lo e stu­piam­o­ci del­la bel­lez­za, del­la maes­to­si­tà e del­l’a­mo­re puro in cui Egli si com­pia­ce di mostrar­si anche nella tua vita!

 

Possibili domande per il piccolo gruppo 

Let­tu­ra del tes­to bibli­co: Esodo 3:7–14

  1. Che cosa ci vuo­le per­ché la trat­ta­zio­ne del mis­te­ro del­la san­ti­tà di Dio diven­ti una carat­teristi­ca di qua­li­tà del­la see­tal chile?
  2. Per­ché il Signo­re non si pre­sen­ta con un nome ma con un ver­bo? Che cosa ha a che fare con il fat­to che non dob­bia­mo far­ci un’im­ma­gi­ne di Dio?
  3. Il Signo­re si dimostrerà. Cosa ci dà la cer­tez­za che Egli non agis­ca arbitrariamente?
  4. Dov’è il legame tra il timore di Dio di Mosè, il suo corag­gio di accet­ta­re l’in­ca­ri­co e l’u­mil­tà con cui lo vive?
  5. Cosa è cam­bia­to nel con­tes­to del­la san­ti­tà di Dio attra­ver­so Gesù Cris­to? Cosa è rimasto invariato?