Dal perdono alla riconciliazione

Data: 20 Ottobre 2024 Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Matteo 5:23s; 18:15–17
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

La ter­za dimen­sio­ne del per­do­no cris­tia­no è la ricon­ci­lia­zio­ne con la per­so­na con cui sia­mo in con­flit­to. L’o­bi­et­tivo del per­do­no è quello di ricos­trui­re una rela­zio­ne di fidu­cia. Ques­to avvie­ne nomi­n­an­do chia­ra­men­te e pen­ten­do­ci del nos­tro ruo­lo nel con­flit­to. Poi offria­mo il per­do­no all’al­tra per­so­na e dichia­ria­mo che non fare­mo ammen­da. Inolt­re, Gesù ci chie­de di vin­ce­re il male con il bene.


Ci sono tre dimen­sio­ni fon­da­men­ta­li del per­do­no cris­tia­no. In pri­mo luo­go, c’è la dimen­sio­ne ver­ti­cale: il per­do­no di Dio nei nos­tri con­fron­ti. In secon­do luo­go, c’è la dimen­sio­ne inter­na: il per­do­no che con­ce­dia­mo a chi­unque ci abbia fat­to un tor­to. In ter­zo luo­go, c’è la dimen­sio­ne oriz­zon­ta­le: la nos­t­ra volon­tà di ricon­ci­li­ar­ci. Mar­tin Luther-King: «Non pos­sia­mo mai dire: «Ti per­do­no, ma non voglio più ave­re a che fare con te». Per­do­no signi­fi­ca ricon­ci­lia­zio­ne e riav­vici­na­men­to.»

Dome­ni­ca scor­sa, nel live­stream è sta­ta pos­ta una bel­la doman­da: «Sono sta­to mol­to feri­to da bam­bi­no. Ma sono tut­ti mor­ti. Come pos­so per­do­nar­li?«È importan­te fare chia­rez­za su ques­to pun­to: Dov­rem­mo semp­re per­do­na­re la per­so­na col­pe­vo­le nei nos­tri con­fron­ti! Ques­to per­do­no inte­rio­re non richie­de una rea­zio­ne da par­te del­l’al­tra per­so­na; né com­pren­sio­ne né rimor­so, né ripa­ra­zio­ne né cer­tez­za che l’in­gi­u­s­ti­zia non si ripe­terà. Si trat­ta di una pro­mes­sa: non con­ti­nu­are a parl­a­re del­la ques­tio­ne con la per­so­na inter­es­sa­ta (a par­te l’of­fer­ta di ricon­ci­lia­zio­ne), non par­l­ar­ne con altri e non par­l­ar­ne con se stes­si. Quan­do Ste­fa­no morì e pre­gò: «Signo­re, non rin­fac­cia­re loro ques­to pec­ca­to!»(Atti 7:60 NLB), era chia­ro che i col­pe­vo­li non mostra­va­no alcun rimor­so, poi­ché lo lapi­da­ro­no e lo uccise­ro ment­re par­la­va. Tut­ta­via, Ste­fa­no li perdonò.

Il per­do­no come att­eg­gi­a­men­to inte­rio­re può avve­ni­re sen­za la ricon­ci­lia­zio­ne, ma la ricon­ci­lia­zio­ne non può avve­ni­re se il per­do­no inte­rio­re non è già avven­uto. Il per­do­no inte­rio­re cam­bia l’att­eg­gi­a­men­to del cuo­re dal desi­de­rio di far soffri­re l’of­fen­so­re al desi­de­rio del suo ben­es­se­re..

Quando è necessario il confronto o la riconciliazione?

«Quin­di fai atten­zio­ne! Se tuo fratel­lo si è mac­chia­to di una col­pa, rim­pro­veralo. Se si pen­te del­le sue azio­ni, per­do­na­lo!»(Luca 17:3 HFA). Anche noi dov­rem­mo far­lo ogni vol­ta che qual­cu­no ci fa un tor­to, rim­pro­vero? D’al­tra par­te, dice: «[…] l’a­mo­re cop­re mol­ti pec­ca­ti»(1 Pie­tro 4:8 NLB). Così come non tut­ti i raf­fred­do­ri devo­no esse­re cura­ti con le medi­ci­ne, non dov­rem­mo esse­re trop­po sen­si­bi­li nem­meno nel­le nost­re rela­zio­ni. Com­pli­ca enor­me­men­te una rela­zio­ne se fac­cia­mo un pro­ble­ma per ogni pic­co­la cosa in cui sia­mo sta­ti trat­ta­ti in modo ingi­us­to o insen­si­bi­le. Edith Stein (1891–1942): «Le navi si aren­a­no sug­li sco­g­li, le rela­zio­ni uma­ne spes­so sui ciot­to­li.» Quan­to più for­te è la nos­t­ra iden­ti­tà fon­da­ta in Cris­to, tan­to meno sare­mo sen­si­bi­li e vul­nerabi­li. Lo stes­so amo­re che dov­reb­be copri­re mol­ti pec­ca­ti dov­reb­be anche esse­re pron­to ad affronta­re la per­so­na che amo. La pau­ra del con­fron­to non è amo­re, ma un desi­de­rio ego­i­sti­co di esse­re ama­ti. Dov­rem­mo aiut­a­re gli altri a due condizioni:

  1. Se la ques­tio­ne è abbastan­za seria da raf­fred­da­re o inter­rom­pe­re la rela­zio­ne. Gesù sot­to­li­nea che lo sco­po di un tale rim­pro­vero è quello di vin­ce­re l’al­tra per­so­na, cioè di sal­va­re la rela­zio­ne (Matteo 18:15).
  2. Quan­do il com­por­ta­men­to col­pe­vo­le nei nos­tri con­fron­ti fa par­te di un model­lo di com­por­ta­men­to in cui l’al­tra per­so­na è seria­men­te intrap­po­la­ta, che è dan­no­so per lei e per gli altri.

Come dov­rem­mo fare? «Cari amici, se una per­so­na ha cedu­to al pec­ca­to, all­o­ra voi, la cui vita è gover­na­ta dal­lo Spi­ri­to di Dio, dov­res­te aiut­a­re con amo­re e umil­tà ques­ta per­so­na a tornare sul­la ret­ta via. E fate atten­zio­ne a non cade­re nel­lo stes­so per­i­co­lo.»(Gala­ti 6:1 NLB). Ques­to è asso­lu­t­amen­te fon­da­men­ta­le. Se ci preoc­cu­p­ia­mo del­la cre­sci­ta degli altri, sare­mo amo­re­vo­li e gen­ti­li. I ver­set­ti 2 e 3 sot­to­li­ne­a­no che dob­bia­mo cor­reg­ge­re solo in tut­ta umil­tà. «Assi­cu­ra­ti di non cade­re nel­lo stes­so per­i­co­lo!» Spes­so sia­mo infas­ti­di­ti da cose del nos­tro prossi­mo che a noi stes­si piac­ci­o­no. Quin­di dob­bia­mo pren­der­ci cura di noi stessi.

I seguen­ti segna­li indi­ca­no che la ricon­ci­lia­zio­ne è neces­sa­ria: quan­do alzo gli occhi e pen­so: «Idio­ta. Non rie­sci pro­prio a dar­ti una rego­la­ta.«Sen­to che l’al­tra per­so­na ha un pro­ble­ma e pro­vo sod­dis­fa­zio­ne. Mi arrab­bio per qua­si tut­to ciò che fa l’al­tra per­so­na. Mi sen­to semp­re più a dis­agio nella rela­zio­ne. Ini­zio a evi­t­are l’al­tra per­so­na. Ho l’op­por­tu­ni­tà di tras­met­te­re infor­ma­zio­ni nega­ti­ve sul­la per­so­na in ques­tio­ne e ne sono feli­ce. Non ci par­lia­mo qua­si mai. La ten­sio­ne è così evi­den­te che non pas­sa inos­ser­vata agli altri.

Come possiamo riconciliarci?

Dob­bia­mo ren­der­ci con­to di una cosa: la ricon­ci­lia­zio­ne richie­de tem­po. Alcu­ne per­so­ne cre­do­no di esser­si ricon­ci­lia­te solo quan­do ries­co­no a fidar­si di nuo­vo del­l’al­tra per­so­na. Ma non è così. Il per­do­no oriz­zon­ta­le impli­ca la volon­tà di fare tut­to il pos­si­bi­le per ripris­ti­na­re la fidu­cia. La velo­ci­tà e l’en­ti­tà del­la ricos­tru­zi­o­ne del rap­por­to dipen­do­no anche dal­la gra­vi­tà del­l’of­fe­sa. Non fidar­si di una per­so­na come un tem­po non signi­fi­ca che non abbia­mo più una rela­zio­ne ricon­ci­lia­ta con quella per­so­na..

I due tes­ti che seguo­no ci guid­a­no sul cammi­no del­la riconciliazione:

«Quin­di, se ti tro­vi davan­ti all’al­ta­re del tem­pio per sacri­fi­ca­re e improv­vi­sa­men­te ti accor­gi che qual­cu­no ha qual­co­sa con­tro di te, lascia il tuo sacri­fi­cio davan­ti all’al­ta­re, vai dal­la per­so­na in ques­tio­ne e ricon­ci­lia­ti con lei. Solo all­o­ra tor­na a offri­re il tuo sacri­fi­cio a Dio.»(Matteo 5:23f NLB).

«Se un fratel­lo ti ha fat­to un tor­to, vai da lui e fag­li nota­re il suo errore. Se ti ascol­ta e ammet­te la sua col­pa, lo avrai ricon­qui­s­t­a­to. Se non ci rie­sci, pren­di una o due alt­re per­so­ne e anda­te insie­me da lui in modo che tut­to ciò che dici pos­sa esse­re con­fer­ma­to da due o tre tes­ti­mo­ni. Se anco­ra non ti ascol­ta, por­ta il caso alla tua chie­sa. Se la comu­ni­tà è d’ac­cordo con te, ma anche l’al­tra per­so­na non rico­no­sce ques­to giudi­zio, trat­talo come una per­so­na che non cono­sce Dio o come un esat­to­re del­le tas­se cor­rot­to.»(Matteo 18:15–17 NLB).

Il pri­mo tes­to dice cosa dov­res­ti fare se tu stes­so hai fat­to del male a qual­cun alt­ro; il secon­do par­la di cosa dov­res­ti fare se cre­di che qual­cun alt­ro ti abbia fat­to del male. Tut­ta­via, ques­ti pass­ag­gi posso­no esse­re vis­ti anche come due fasi del nor­ma­le pro­ces­so di ricon­ci­lia­zio­ne, per­ché rara­men­te una sola par­te è responsa­bi­le del­la rot­tu­ra di una rela­zio­ne.. La ricon­ci­lia­zio­ne avvie­ne qua­si semp­re meglio quan­do ent­ram­be le par­ti rico­no­sco­no e per­do­n­ano i tor­ti subi­ti, quan­do ent­ram­be le par­ti ammet­to­no i pro­pri tor­ti e sot­to­li­ne­a­no quel­li dell’altro.

Fase 1: indicare tutto ciò che ho fatto di sbagliato.

  • Se ho l’im­pres­sio­ne che il mio com­por­ta­men­to non rappre­sen­ti più del cin­que per cen­to del pro­ble­ma, dov­rei ini­zia­re con il mio cin­que per cento.
  • Poi nomi­no le cose che pen­so di aver fat­to male. Poi chie­do all’al­tra per­so­na di aggi­unge­re qual­co­sa alla lis­ta. Secon­do loro, cosa ho con­tri­bui­to al fal­li­men­to del­la relazione?
  • Poi ascol­to le cri­ti­che che ho chies­to e cer­co di coglier­le nel modo più chia­ro e spe­ci­fi­co pos­si­bi­le. Fac­cio atten­zio­ne a non assu­me­re un att­eg­gi­a­men­to difen­si­vo. L’al­tra per­so­na deve ave­re lo spa­zio per espri­me­re il pro­prio dis­ap­pun­to. Mos­tro com­pren­sio­ne, anche se sono sta­to frain­te­so. Incorag­gio l’al­tra per­so­na a met­te­re dav­vero tut­to sul tavolo.

Una del­le trap­po­le con­sis­te nel tras­for­ma­re la tua dichia­ra­zio­ne di col­pe­vo­lez­za in un attac­co. «Se ti ho feri­to, mi dis­pia­ce» è un clas­si­co. Signi­fi­ca: «Se fos­si una per­so­na nor­ma­le, non ti sares­ti arrab­bia­to per quello che ho fat­to.«In real­tà, dai la col­pa all’al­tra persona.

L’au­ten­ti­ca pre­sa di cosci­en­za del­la col­pa ha tre aspet­ti: 1. la con­fes­sio­ne davan­ti a Dio. 2. ammis­sio­ne alla par­te lesa con richies­ta di per­do­no. 3. pre­sen­ta­zio­ne di un pia­no con­cre­to di cam­bia­men­to per evi­t­are il com­por­ta­men­to sba­gli­a­to in futuro.

Se sono dav­vero pen­ti­to del mio com­por­ta­men­to, dov­rei indi­ca­re gli aspet­ti che non pos­so rico­no­sce­re come cat­ti­vi da par­te mia. «Lascia che ti spieghi per­ché…»

Passo 2: affrontare i modi in cui l’altra persona mi ha ferito.

Spes­so ques­to approc­cio spin­ge anche l’al­tra per­so­na ad ammet­te­re la pro­pria col­pa sen­za che io deb­ba chie­der­la o tir­ar­la fuo­ri. Ques­to è il modo miglio­re per otte­ne­re la ricon­ci­lia­zio­ne. Se ciò non avvie­ne, si trat­ta di affronta­re i tor­ti del­l’al­tra per­so­na in modo ris­pet­to­so e chia­ro. «Ecco cosa hai fat­to…» «E ques­to ha signi­fi­ca­to per me quan­to segue…» «Pen­so che sareb­be meglio per tut­ti i par­te­ci­pan­ti se in futu­ro faces­si quan­to segue…«L’e­len­co di ciò che l’al­tra per­so­na ha fat­to deve esse­re spe­ci­fi­co e non vago. Il pro­ble­ma deve esse­re nomi­na­to, ma la per­so­na non deve esse­re condannata.

Se la per­so­na inter­es­sa­ta rico­no­sce la pro­pria col­pa e chie­de per­do­no, sia­mo feli­ci di con­ce­der­lo. Ma cosa suc­ce­de se l’al­tra per­so­na non vuo­le la ricon­ci­lia­zio­ne nem­meno dopo vari ten­ta­ti­vi? In ogni caso, vale quan­to segue: «Se è pos­si­bi­le, nella misu­ra in cui dipen­de da te, fai in modo di ave­re con tut­ti Per­so­ne Pace» (Roma­ni 12:8 LUT). Nei ver­set­ti che seguo­no tro­via­mo mol­te buo­ne idee su come pos­sia­mo anco­ra esse­re genero­si, ami­che­vo­li, aper­ti e cor­dia­li nei con­fron­ti del­le per­so­ne che ci sono ostili.

Ma se riguar­da un alt­ro segu­ace di Gesù del­la stes­sa chie­sa, la pos­ta in gio­co è mol­to più alta. L’ir­ricon­ci­lia­zio­ne non riguar­da solo gli indi­vi­dui, ma anche la comu­ni­tà in gene­ra­le. In ques­to caso, Gesù rac­co­man­da di fare il secon­do pas­so: coin­vol­ge­re alcu­ni amici cris­tia­ni (pre­fe­ri­bilm­en­te quel­li che sono ris­pett­a­ti dal­l’al­tra per­so­na) per aiut­ar­ci a rag­gi­unge­re la ricon­ci­lia­zio­ne. Se ques­to non fun­zio­na nono­stan­te gli inten­si sfor­zi, si dov­reb­be chie­de­re ai responsa­bi­li del­la chie­sa di parl­a­re con la per­so­na inter­es­sa­ta. Lo sco­po di ques­ta con­ver­sa­zio­ne non è quello di umi­lia­re, sver­gogna­re o puni­re l’al­tra per­so­na, ma di fare appel­lo a lei e con­vin­cer­la. Diven­ta quin­di chia­ro che non ci deve esse­re incon­ci­lia­bi­li­tà all’in­ter­no di una chie­sa. Non pos­sia­mo per­met­ter­ci di far­lo, per­ché ciò ridu­ce note­vol­men­te il nos­tro impatto sul mon­do. Uno dei nos­tri com­pi­ti prin­ci­pa­li è quello di man­te­nere le rela­zio­ni. Ecco per­ché è così importan­te per noi che tut­te le rela­zio­ni non ricon­ci­lia­te ven­ga­no risol­te duran­te ques­to mese del per­do­no. Ti preg­hi­amo inolt­re di rivol­ger­ti a qual­cu­no del­la dire­zio­ne del­la chie­sa se sei sta­to feri­to da ques­ta chie­sa e se la feri­ta è anco­ra pre­sen­te nel­le tue ossa. Cam­bia­re chie­sa non è un’op­zio­ne in una situa­zio­ne del gene­re, poi­ché in ques­te cir­cos­tan­ze sei già un fre­no nel nuo­vo pos­to..

Se il dia­lo­go con i lea­der del­la chie­sa non por­terà alla ricon­ci­lia­zio­ne, «Che sia per te come un paga­no e un pubbli­ca­no»(Matteo 18:17 LUT). Una per­so­na del gene­re non può rima­ne­re nella comu­nio­ne del­la chie­sa come se non fos­se suc­ces­so nulla. Tut­ta­via, ques­to non signi­fi­ca evi­t­are o ost­ra­ciz­za­re la per­so­na in ques­tio­ne, per­ché Gesù era noto per cer­ca­re il con­tat­to con gli esat­to­ri del­le tas­se e i pec­ca­to­ri. Ques­ta misu­ra estre­ma di «disci­pli­na eccle­si­a­sti­ca» ser­ve a ricon­quis­ta­re il col­pe­vo­le e a ripris­ti­na­re la sua inte­gri­tà spi­ri­tua­le..

Per con­clude­re ques­ta tri­lo­gia di ser­mo­ni sul per­do­no: Il ful­cro del per­do­no che con­ce­do agli altri è il per­do­no che Gesù con­ce­de a me. Le risor­se di ques­to per­do­no divi­no sono incon­ce­pi­bilm­en­te gran­di.Da un lato por­ta alla pover­tà spi­ri­tua­le (iden­ti­fi­ca­zio­ne con il pec­ca­to­re) e dal­l’al­t­ro alla ric­chez­za spi­ri­tua­le (iden­ti­tà in Cris­to). Le rela­zio­ni ricon­ci­lia­te posso­no esse­re cos­truite su questo.

 

Possibili domande per i piccoli gruppi

Leg­gi il tes­to bibli­co: Matteo 5:23s; 18:15–17; Luca 17:3

  1. Per­ché nulla ost­aco­la il per­do­no inte­rio­re, anche se il «debi­to­re» non ha intui­to o è già morto?
  2. Ci sono rela­zio­ni nella tua vita che neces­si­ta­no di un chia­ri­men­to (con­fron­to e ricon­ci­lia­zio­ne)? Cosa ci impe­dis­ce a vol­te di affronta­re ques­ti aspetti?
  3. Che aspet­to ha un pro­ces­so di ricon­ci­lia­zio­ne model­lo? Vivi la ricon­ci­lia­zio­ne in ques­to modo nella tua fami­glia, nella tua cer­chia di amici o nella tua chiesa?
  4. Qual è il per­no del lavoro di ricon­ci­lia­zio­ne inter­per­so­na­le? Qual è la risor­sa in esso con­te­nu­ta? Hai accett­a­to chia­ra­men­te e sen­za ambi­gui­tà ques­to per­do­no divi­no per te stesso?