Avvento – speranza nonostante le rovine

Data: 10 Dicembre 2023 | Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Isa­ia 40:9–17
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Il popo­lo d’Is­rae­le vive­va in esi­lio a Babi­lo­nia: un peri­odo estre­ma­men­te cupo per i sin­go­li ebrei e per l’in­te­ra nazio­ne. Ma poi arri­va un mess­ag­gio di gioia attra­ver­so il pro­fe­ta Isa­ia. Seb­be­ne Sion e Geru­sa­lem­me sia­no in rovina, ger­mo­glia una nuo­va spe­ran­za. Lo stes­so van­ge­lo (= buo­na noti­zia) ci rag­gi­unge in ques­to peri­odo di Avven­to, un peri­odo altrett­an­to impegnativo.


Era il fred­do inver­no del 1944 e un rab­bi­no e suo figlio si nas­con­de­va­no in Sle­sia. Il loro futu­ro era com­ple­ta­men­te incer­to. Sta­va­no moren­do di fame. Una sera, il pad­re tirò fuo­ri una pen­to­la di ter­ra e ini­ziò ad accen­de­re uno stop­pi­no che era sta­to affon­da­to nel­l’ul­ti­ma razio­ne di mar­ga­ri­na. Era la sera di Hanuk­kah, la fes­ta del­le luci per com­me­mora­re la ricon­s­a­cra­zio­ne del tem­pio, spie­gò al figlio. Ma il ragaz­zo pro­tes­tò con veemen­za con­tro lo spre­co. Il pad­re guar­dò a lungo il figlio e alla fine dis­se: «Io e te abbia­mo vis­to che è pos­si­bi­le soprav­vi­ve­re per tre set­ti­ma­ne sen­za cibo. Una vol­ta abbia­mo vis­suto sen­za acqua per tre gior­ni. Ma non si può vive­re tre minu­ti sen­za spe­ran­za!«I due sono soprav­vis­su­ti. Sen­za spe­ran­za, la nos­t­ra vita è una per­di­ta sen­za sen­so. La spe­ran­za è la nega­zio­ne del­la nega­zio­ne. Il ves­co­vo Cipria­no di Car­ta­gi­ne dis­se: «Voglia­mo sta­re in pie­di in mez­zo alle rovi­ne del mon­do e non sdrai­ar­ci a ter­ra come colo­ro che non han­no spe­ran­za.» L’Av­ven­to è il peri­odo spe­cia­le del­l’an­no in cui voglia­mo tro­va­re una nuo­va spe­ran­za in mez­zo alle rovine.

La mancanza di speranza

Per mol­to tem­po, il popo­lo d’Is­rae­le pre­ferì ado­ra­re ido­li fat­ti a mano piut­tosto che Yah­weh, il Dio viven­te. Pec­ca­ro­no. Il gre­co. paro­la per Sin dice Man­ca­re l’o­bi­et­tivo. Il com­pi­to del­l’uo­mo è quello di rappre­sen­ta­re Dio nella crea­zio­ne e di riport­are la lode di tut­ta la crea­zio­ne al Crea­to­re. Poi­ché il popo­lo del­l’al­le­an­za di Dio non riuscì a rag­gi­unge­re ques­to obi­et­tivo, Israe­le fu depor­tato in cat­ti­vi­tà a Babi­lo­nia nel 597 a.C.. Il tem­pio e le mura di Geru­sa­lem­me furo­no rase al suo­lo. Ora gli ebrei sie­do­no pres­so le acque di Babi­lo­nia, can­tan­do i loro lamen­ti e spro­fond­an­do nella disperazione.

In mez­zo a ques­te mace­rie, scop­pia un’e­sul­tan­za: «Sion, por­ta­t­ri­ce di buo­ne noti­zie, sali su un alto mon­te! Par­la a gran voce, Geru­sa­lem­me, mess­ag­ge­ra di gioia, par­la ad alta voce e non tem­e­re. Di» alle cit­tà di Giu­da: «Ecco il vos­tro Dio!»(Isa­ia 40:9 NLB). I tre nomi qui trat­ta­ti «Sion», «Geru­sa­lem­me» e «le cit­tà di Giu­da» deline­a­no un mon­do sen­za spe­ran­za. Il cas­tel­lo di Davi­de su Sion sen­za un reg­no, Geru­sa­lem­me sen­za un tem­pio, le cit­tà di Giu­da sen­za un popo­lo: ques­to fu il risult­a­to del­la vio­la­zio­ne del­la fede.

Sion e Geru­sa­lem­me, tra tut­ti i luoghi col­pi­ti dal­la deso­la­zio­ne, devo­no diven­ta­re mess­ag­ge­ri di gioia. La buo­na noti­zia è così sen­sa­zio­na­le e urgen­te che il mon­te Sion dov­reb­be sali­re su un alto mon­te e chi­ama­re Geru­sa­lem­me a gran voce.

Oggi vivia­mo in un mon­do altrett­an­to pri­vo di spe­ran­za. C’è gran­de incer­tez­za e i sim­bo­li del­la cris­tia­ni­tà sono a ter­ra. Sti­amo par­lan­do di seco­la­riz­za­zio­ne. Le per­so­ne abban­do­n­ano le chie­se e i luoghi di cul­to vuo­ti ven­go­no riad­at­ta­ti. Il popo­lo elet­to da Dio, gli Ebrei, è coin­vol­to in una guer­ra. Il mon­do inte­ro si sta sca­gli­an­do con­tro di loro. Lo sce­na­rio di una ter­za guer­ra mon­dia­le è aper­ta­men­te discusso.

È in ques­to con­tes­to che sti­amo viven­do il peri­odo del­l’Av­ven­to. Ricor­dia­mo il miglio­re di tut­ti i mess­ag­gi, ovvero che Dio è onni­po­ten­te e ha anco­ra le redi­ni nel­le sue mani. In quel peri­odo, Egli ricon­dus­se il Suo popo­lo a Geru­sa­lem­me e alle cit­tà di Giu­da, qual­che cen­ti­naio di anni dopo nac­que in ques­to mon­do nella per­so­na di Gesù come un bam­bi­no indi­fe­so e a un cer­to pun­to tor­nerà per crea­re un nuo­vo cie­lo e una nuo­va terra.

Il Vangelo

La paro­la gre­ca che indi­ca il mess­ag­gio di gioia è Van­ge­lo. Il con­ten­uto di Isa­ia è divi­so in tre par­ti Vedi spiegato:

«[…] Di» alle cit­tà di Giu­da: «VediEcco il tuo Dio! VediIl SIGNORE, il tuo sov­ra­no, vie­ne con poten­za. Regna per il suo bene. Dai un’oc­chia­ta: por­ta una ricom­pen­sa e con­du­ce il suo popo­lo riac­qui­s­t­a­to davan­ti a sé.» (Isa­ia 40:9–10 NLB).

La tri­pla ripe­ti­zio­ne di «Vedi» squar­cia le den­se nubi del­la tris­tez­za e rivela il con­ten­uto del mess­ag­gio di gioia:

  • Guar­da, c’è il tuo Dio! Gli ebrei in esi­lio a Babi­lo­nia erano pro­fon­da­men­te depres­si e pen­sa­va­no che Dio aves­se rigett­a­to il suo popo­lo elet­to. I pri­gio­nie­ri sta­va­no già ini­zi­an­do a ras­segn­ar­si alla loro situa­zio­ne. Per­so­nal­men­te, anche noi a vol­te ci tro­via­mo in una situa­zio­ne dif­fi­ci­le e ci chie­dia­mo se Dio si sia allon­tana­to. La buo­na noti­zia «Il tuo Dio». Il pro­no­me pos­ses­si­vo deve esse­re sta­to un bal­sa­mo per gli ebrei depres­si sul­le rive dell’Eufrate.
  • Ecco, il SIGNORE, il tuo sov­ra­no, vie­ne con poten­za. Quan­do guar­dia­mo alla nos­t­ra vita o al mon­do, può sem­bra­re che Dio sia silen­zio­so, che non ope­ri più in mez­zo a noi e che abbia riti­ra­to il suo brac­cio. La Buo­na Novel­la dice: «Vie­ne con il pote­re». I ver­set­ti seguen­ti tes­ti­mo­nia­no in modo impres­sio­n­an­te la supe­rio­ri­tà e la for­za di Dio: «Chi ha misu­ra­to il mare con la sua mano e ha sta­bi­li­to la misu­ra dei cie­li con l’am­piez­za del­la sua mano? Chi ha misu­ra­to la pol­vere del­la ter­ra con un mog­gio, chi ha pes­a­to le mon­tagne e mes­so le col­li­ne sul­la bilan­cia? Chi può sape­re cosa pen­sa il Signo­re? Chi può esse­re il suo con­si­glie­re? Con chi si è con­sult­a­to per ave­re un’i­dea e per esse­re istrui­to in mate­ria di leg­ge; e chi gli ha inseg­na­to come acqui­si­re cono­scen­za? Ai suoi occhi, le nazio­ni sono come una goc­cia in un sec­chio, come un gra­nel­lo di pol­vere su una bilan­cia. Le terre lon­ta­ne non sono più di un gra­nel­lo di pol­vere ai suoi occhi. Le fores­te del Liba­no non con­ten­go­no abbastan­za leg­na da arde­re e tut­ti i suoi ani­ma­li non sareb­be­ro suf­fi­ci­en­ti per un olo­causto. L’in­te­ra popola­zio­ne mon­dia­le non è nulla ai suoi occhi» (Isa­ia 40:12–17 NLB). Dio ent­rerà in visi­bi­li­tà con un brac­cio teso e con una poten­za irre­sis­ti­bi­le..
  • Guar­da: por­ta una ricom­pen­sa e con­du­ce il suo popo­lo riac­qui­s­t­a­to davan­ti a sé. Il pia­no di Dio, l’in­te­ra sto­ria del mon­do, la sua ele­zio­ne, le sue azio­ni, il suo ins­tanca­bi­le parl­a­re attra­ver­so i pro­f­e­ti, la sua ope­ra è sta­ta vana se il risult­a­to è il cumu­lo di rovi­ne di Geru­sa­lem­me e il cumu­lo di esu­li. Il risult­a­to fina­le del­la sto­ria del­la sal­vez­za non sono le rovi­ne e il cumu­lo, ma un gran­de popo­lo. Gli Ebrei sono anco­ra il popo­lo elet­to da Dio; a tem­po debi­to, tut­to Israe­le sarà sal­va­to (Roma­ni 11:26). Inolt­re, ci sono mol­te per­so­ne nate di tut­te le nazio­ni che han­no tro­va­to la fede duran­te l’im­pe­niten­za di Israele.

In ques­to peri­odo di Avven­to, sia­mo invi­ta­ti a vede­re il Van­ge­lo con gli occhi del cuo­re, nono­stan­te le num­e­ro­se rovi­ne. Il con­ten­uto del Van­ge­lo è la gran­de visio­ne di Dio per la sua inte­ra crea­zio­ne. Pro­prio all’i­ni­zio del­la sto­ria del mon­do, Dio ha volu­to riuni­re il cie­lo e la ter­ra e abit­are in mez­zo agli uomi­ni. Dal­la comu­ni­tà, gli uomi­ni ave­va­no due com­pi­ti: Esse­re re e sacer­do­ti. Ques­to signi­fi­ca rappre­sen­ta­re il reg­no di Dio in ques­to mon­do e riport­are le lodi del­la crea­zio­ne al Crea­to­re. I pun­ti decisi­vi per il ritor­no del popo­lo dal­l’e­si­lio furo­no la cos­tru­zi­o­ne del tem­pio e del­le mura di Geru­sa­lem­me e il popola­men­to del­le cit­tà di Giu­da. Il tem­pio era il luo­go in cui il cie­lo e la ter­ra si incon­tra­no e Dio abita in mez­zo al suo popo­lo. A Nata­le cele­bria­mo la pri­ma venu­ta di Gesù. Egli era il nuo­vo tem­pio che abita­va in mez­zo a noi (Gio­van­ni 1:14). Colo­ro che affid­a­no la pro­pria vita a ques­to Gesù ven­go­no dota­ti del­lo Spi­ri­to San­to. Ques­to con­fe­ris­ce al segu­ace di Gesù il pote­re di esse­re un esse­re uma­no per la nuo­va crea­zio­ne di Dio. La Chie­sa di Gesù deve esse­re un seg­no e un’in­di­ca­zio­ne per il nuo­vo mon­do di Dio. Dopo la secon­da venu­ta, che sti­amo aspett­an­do, saran­no rivela­ti i nuo­vi cie­li e la nuo­va ter­ra. Ques­ta nuo­va crea­zio­ne sarà pro­gett­a­ta come un tem­pio e Dio vi abiterà con gli uomi­ni. L’Av­ven­to è l’at­tesa del ritor­no del­la glo­rio­sa pre­sen­za di Yahweh.

Qui, come in altri pun­ti del suo libro, il pro­fe­ta Isa­ia vede il ritor­no dal­l’e­si­lio babi­lo­ne­se e la pri­ma e la secon­da venu­ta di Dio in Cris­to come un tutt’uno.

Il pastore

Il sov­ra­no vie­ne con il pote­re e por­ta con sé un gran­de popo­lo come ricom­pen­sa, ma allo stes­so tem­po è il buon pas­to­re.: «Pas­cerà il suo greg­ge come un pas­to­re: por­terà gli agnel­li in brac­cio e li ter­rà in grem­bo; gui­derà le peco­re con bon­tà.»(Isa­ia 40:11 NLB). Allo stes­so tem­po san­to, glo­rio­so, regnan­te e gen­ti­le, com­pas­sio­ne­vo­le e soli­da­le: ques­to è Yah­weh, il nos­tro Dio.. Va alla ricer­ca di chi è per­du­to, si pren­de cura di chi è stanco e por­ta con sé i debo­li. Ovvia­men­te con­side­ra i bam­bi­ni e le madri par­ti­co­lar­men­te degni di pro­te­zio­ne. Non cari­ca nes­su­no di un peso supe­rio­re a quello che può sop­port­are. Non chie­de mai più di quan­to una per­so­na pos­sa dare. Ques­to è ciò che dice l’im­ma­gi­ne degli agnel­li, che Egli por­ta in brac­cio e tiene in grem­bo, e del­le peco­re, che Egli gui­da dolcemente.

Sto imma­gi­n­an­do una fami­glia che fa un’es­cur­sio­ne sul Sän­tis. I bam­bi­ni cor­ro­no alle­gra­men­te avan­ti. Ma poi arri­va il momen­to in cui le for­ze ven­go­no meno o il ter­re­no diven­ta per­i­co­lo­so. Da quel momen­to in poi, i geni­to­ri porta­no i fig­li in barel­la o li con­du­co­no per mano. Sono sen­si­bi­li ai limi­ti dei loro fig­li. Dio è pro­prio così. Tra di noi ci sono anche per­so­ne che sono allo stre­mo del­le for­ze o che sono sem­pli­ce­men­te sopra­ffat­te. Alcu­ni sof­f­ro­no per malat­tie e dolo­ri, per la rot­tu­ra di una rela­zio­ne, per l’a­van­za­re del­l’e­tà, per pro­ble­mi di lavoro, per not­ti inson­ni. Dio lo vede e ti vie­ne incon­tro, come un pas­to­re, nel momen­to del bisogno.

La nos­t­ra imma­gi­ne di pas­to­re è piut­tosto roman­ti­ca e romanza­ta. Ma Dio non è un debo­le dal vol­to dol­ce, bensì il for­te figlio del­le mon­tagne che, arma­to di bas­tone e maz­za, com­bat­te con gli ani­ma­li sel­va­ti­ci, cono­sce tut­te le vie, inse­gue i per­du­ti, tira fuo­ri i cadu­ti dai cre­pac­ci con il bas­tone del pas­to­re..

Ques­to pas­to­re è per te! La seguen­te affer­ma­zio­ne di Gesù ne è la pro­va: «Io sono il buon pas­to­re. Il buon pas­to­re sacri­fi­ca la sua vita per le peco­re.»(Gio­van­ni 10:11 NLB). Gesù si è spin­to a tal pun­to come buon pas­to­re da sacri­fi­ca­re la sua vita. Attra­ver­so ques­ta mor­te e resurre­zio­ne, Gesù ha spa­lan­ca­to le por­te del­la nuo­va crea­zio­ne – anche per te. Quan­do affi­di la tua vita a ques­to Gesù, diven­ti tu stes­so il tem­pio del­lo Spi­ri­to San­to e quin­di un pic­co­lo model­lo ope­ra­tivo del­la nuo­va crea­zio­ne finale.

L’Av­ven­to signi­fi­ca che guar­dia­mo pie­ni di spe­ran­za attra­ver­so la por­ta aper­ta del­la nuo­va crea­zio­ne e diven­ti­amo noi stes­si un ass­ag­gio quan­do inviti­amo Gesù nella nos­t­ra vita.

 

Possibili domande per il piccolo gruppo 

Leg­gi il tes­to bibli­co: Isa­ia 40:9–17

  1. Leg­ge­te insie­me il tes­to del­la Bibbia!
  2. Come pen­si che si sia com­por­tato il popo­lo di Israe­le duran­te i 70 anni di cat­ti­vi­tà a Babi­lo­nia? Come pen­si che abbia­no accol­to le paro­le di Isaia?
  3. Dove ci sono momen­ti di deso­la­zio­ne nella tua vita, sia a livel­lo per­so­na­le che nella tua visio­ne del mondo?
  4. Cre­di che ci sia spe­ran­za in tut­te le rovi­ne per­so­na­li o glo­ba­li? Qual è, se c’è, il motivo del­la spe­ran­za (Isa­ia 40:12–17)?
  5. Qual è il con­ten­uto del Van­ge­lo e allo stes­so tem­po la visio­ne di Dio per la creazione?
  6. Avven­to signi­fi­ca aspet­ta­re il prossi­mo pas­so nel pro­ces­so di nuo­va crea­zio­ne. Cosa è già acca­du­to? Cosa sti­amo anco­ra aspettando?