Dio vuole tutta la vostra obbedienza

Data: 31 lug­lio 2022 Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Gene­si 20:1–13
Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

Poi­ché Mosè dis­ob­be­dì a Dio nel deser­to di Zin e non fece ciò che Dio ave­va det­to, gli fu nega­to l’in­gresso nella Ter­ra Pro­mes­sa. Ques­to ci mos­tra che Dio non è inter­es­sa­to a un’ob­be­dien­za par­zia­le da par­te nos­t­ra, ma vuo­le la nos­t­ra obbe­dien­za tota­le. E sia in Israe­le che in Cris­to diven­ta visi­bi­le che l’ob­be­dien­za non pre­scin­de dal­la rela­zio­ne, ma è ori­en­ta­ta alla rela­zio­ne. Ques­to dov­reb­be cam­bia­re il nos­tro modo di inten­de­re l’ob­be­dien­za e la rela­zio­ne, per­ché ques­te due cose van­no di pari pas­so. Più ami­amo Dio, più voglia­mo esserg­li obbe­di­en­ti. Più sia­mo obbe­di­en­ti a lui, più rimar­re­mo nel suo amore.


Dio vuo­le tut­ta la vos­tra obbe­dien­za! Ques­to è il tema del ser­mo­ne di oggi. E cre­do che l’ob­be­dien­za sia un tema par­ti­co­lar­men­te dif­fi­ci­le nel­l’at­tua­le socie­tà indi­vi­dua­le svi­z­zera. Sì, non sia­mo mai cre­sci­uti sot­to una mon­ar­chia, né la mag­gi­or par­te degli svi­z­ze­ri cre­de che ques­ta pos­sa esse­re una buo­na cosa. No, biso­gna chie­de­re ai sin­go­li e se più di 51% sono favorevo­li o con­tra­ri, all­o­ra la volon­tà del popo­lo è rappre­sen­ta­ta. Una mon­ar­chia in cui un sov­ra­no deci­de e gli altri devo­no obbed­ire non può esse­re buo­na. Da cris­tia­no, si potreb­be aggi­unge­re: «A meno che ques­to sov­ra­no non sia Dio».

Ma è pro­prio per ques­to che la fede ci sfi­da così tan­to, per­ché qui nella Bibbia leg­gi­a­mo di un Dio che dice: non pote­te ser­vi­re due padro­ni: O ser­vi­te Dio, o sie­te obbe­di­en­ti a voi stes­si, o al den­a­ro, o a un alt­ro dio.

Ma noi svi­z­ze­ri, in qual­che modo, abbia­mo dei pro­ble­mi. Me ne sono reso con­to anco­ra una vol­ta l’al­t­ro gior­no, quan­do ho incont­ra­to il mio ami­co liba­ne­se per leg­ge­re la Bibbia. È anco­ra mol­to gio­va­ne nella fede e insie­me sti­amo osser­van­do le conversioni/buste. Una set­ti­ma­na dopo ven­ne da me e mi dis­se: «Ehi Tinu, ce l’ho fat­ta!». «Fat­to cosa?», ris­po­si. «Ho dato via la mia sicu­rez­za finan­zia­ria e ora toc­ca a me ricon­ci­li­ar­mi con i miei geni­to­ri». «Quin­di duran­te l’ul­ti­ma set­ti­ma­na», «No, natur­al­men­te la stes­sa set­ti­ma­na in cui me l’hai det­to». Vede­te, dopo ques­ta espe­ri­en­za sono rimasto dap­p­ri­ma sba­lord­i­to, per­ché non sono abitua­to a un’ob­be­dien­za così rapi­da. E allo stes­so tem­po mi ha emozionato.

Ed è per ques­to che ora ce ne occu­p­ia­mo. E per ques­to ci rif­ac­cia­mo al tes­to di Deu­te­ro­no­mio 20 1–13.

«Il pri­mo mese tut­ta la comu­ni­tà dei fig­li d’Is­rae­le ent­rò nel deser­to di Zin e il popo­lo si fer­mò a Kades. E Miri­am morì lì e fu sepol­ta lì. La comu­ni­tà non ave­va acqua e si riunì con­tro Mosè e con­tro Aron­ne. E il popo­lo dis­pu­tò con Mosè, dicen­do: «Ahimè, se fossi­mo mor­ti anche noi, quan­do i nos­tri fratel­li sono mor­ti davan­ti all’E­ter­no! E per­ché ave­te cond­ot­to la comu­ni­tà del­l’E­ter­no in ques­to deser­to, affin­ché moris­si­mo qui, noi e il nos­tro bes­tiame? Per­ché ci hai fat­to usci­re dal­l’E­git­to per port­ar­ci in ques­to luo­go mal­va­gio, dove non si semi­na, dove non ci sono né fichi, né viti, né melo­gra­ni, né acqua pota­bi­le? Mosè e Aron­ne si allon­tan­a­ro­no dal­la comu­ni­tà fino all’in­gresso del­la ten­da e cad­de­ro sul­la fac­cia. E la glo­ria del­l’E­ter­no appar­ve loro. L’E­ter­no par­lò a Mosè dicen­do: «Pren­di la ver­ga, raduna la comu­ni­tà, tu e Aaron­ne tuo fratel­lo, e par­la alla roc­cia davan­ti ai loro occhi, ed essa darà loro l’ac­qua». Così pro­cu­rerai loro acqua dal­la roc­cia e darai da bere alla comu­ni­tà e al loro bes­tiame. Mosè pre­se il bas­tone davan­ti al Signo­re, come gli ave­va ordi­na­to. Mosè e Aron­ne rad­un­a­ro­no la comu­ni­tà davan­ti alla roc­cia e dis­se­ro loro: Ascol­ta­te ora, ribel­li: Riusci­re­mo a far­vi usci­re l’ac­qua da ques­ta roc­cia? Mosè alzò la mano e col­pì due vol­te la roc­cia con il bas­tone. E ne uscì mol­ta acqua; la comu­ni­tà ne bev­ve e anche il suo bes­tiame. Il Signo­re dis­se a Mosè e ad Aron­ne: «Poi­ché non mi ave­te cre­du­to per san­ti­fi­car­mi davan­ti ai fig­li d’Is­rae­le, non fare­te ent­ra­re ques­ta comu­ni­tà nel pae­se che ho dato loro». Ques­ta è la Hader­was­ser, dove i fig­li d’Is­rae­le dis­pu­t­a­ro­no con l’E­ter­no ed egli si mostrò san­to in loro». (Deu­te­ro­no­mio 20:1–13 SLT).

Quan­do si leg­ge il tes­to in ques­to modo, uno dei pri­mi pen­sie­ri che ci col­pis­ce è: «Che dura puni­zio­ne per Mosè». Ha dis­ob­be­dito una sola vol­ta e di con­se­guen­za non gli è per­mes­so di ent­ra­re nella Ter­ra Pro­mes­sa». Non voglia­mo che ques­to ci ent­ri in tes­ta, ed è pro­prio per ques­to che dob­bia­mo guar­da­re il tes­to più da vici­no. Dove sia­mo nella Bibbia?

Il quar­to libro di Mosè è il quar­to di cin­que libri. Nel secon­do libro di Mosè, il popo­lo esce dal­l’E­git­to e si reca sul Mon­te Sinai, dove strin­ge l’al­le­an­za con gli israe­li­ti e dà loro i 10 coman­da­men­ti. Nel ter­zo libro di Mosè, gli israe­li­ti si fer­ma­no sul Mon­te Sinai per un anno e impa­ra­no come deve esse­re una vita san­ta davan­ti a Dio. Nel quar­to libro di Mosè si rac­con­ta di come ha cond­ot­to Israe­le attra­ver­so il deser­to dal Mon­te Sinai fino al con­fi­ne di Cana­an, al fiume Giord­a­no. Qui gli israe­li­ti invi­a­ro­no 12 esplo­ra­to­ri per esplo­ra­re la ter­ra e, poi­ché non si fida­va­no più di Dio, subi­ro­no la con­se­guen­za che Dio li man­dò nel deser­to per 40 anni. 600.000 per­so­ne sono mor­te negli anni di attesa. Attra­ver­so il frut­to ama­ro del­l’in­c­re­du­li­tà, un’in­te­ra gene­ra­zio­ne è sta­ta silen­zio­sa­men­te rac­col­ta. E ora il popo­lo si tro­va anco­ra una vol­ta ai con­fi­ni del­la Ter­ra Promessa.

E cosa fan­no nei pri­mi ver­si? Si riu­nis­co­no di nuo­vo davan­ti a Mosè e Aron­ne e li rim­pro­ver­ano per la scar­si­tà d’ac­qua. Avreb­be­ro pre­fe­ri­to mor­i­re nel deser­to con i loro pre­de­ces­so­ri piut­tosto che esse­re tras­cu­ra­ti dal­la sua miser­i­cor­dia. Pre­fer­i­reb­be­ro anche tornare in Egit­to, una ter­ra di cui, però, non han­no idea per­ché non vi han­no mai vissuto.

Capi­te che in ques­ti ver­set­ti il popo­lo sta­va spu­t­an­do sul­la miser­i­cor­dia di Dio. Per 40 anni rima­se­ro nel deser­to. A un’in­te­ra gene­ra­zio­ne non fu per­mes­so di ent­ra­re nella ter­ra. E ora, dopo tut­ti ques­ti anni, il popo­lo si ribel­la­va di nuo­vo a Mosè, ad Aron­ne e a Dio. Pos­sia­mo dif­fi­ci­lm­en­te imma­gi­na­re la pres­sio­ne a cui Mosè era sot­to­pos­to. Tut­ti i cam­pa­nel­li d’all­ar­me devo­no aver suo­na­to nella sua men­te. Un inci­den­te come quello di 40 anni fa non può ripe­ter­si in nes­sun caso. Era indis­pensa­bi­le che reagis­se­ro, e lo han­no fatto.

La pri­ma cosa che fan­no è anda­re alla pre­sen­za di Dio. Sen­za esi­t­are, si rit­i­ra­no dal­la fol­la infero­ci­ta e cer­ca­no rifu­gio pres­so Dio. Sem­bra anche che Mosè e Aron­ne non abbia­no nem­meno cer­ca­to di dare una ris­pos­ta al popo­lo. Si allon­tan­a­ro­no dal­l’as­sem­blea e si arre­se­ro al Dio vivente.

In secon­do luo­go, han­no ascolt­a­to ciò che Dio ha det­to loro di fare, ma poi han­no dis­ob­be­dito. Inve­ce di dire alla pie­tra che da essa dove­va sgor­ga­re l’ac­qua, Mosè la col­pì due vol­te con il suo bas­tone. Pri­ma di ciò ha det­to: «Mi chie­do se pos­sia­mo far­le pren­de­re l’ac­qua da ques­ta roc­cia». (Deu­te­ro­no­mio 20:10 SLT).

A ques­to pun­to sia­mo ten­ta­ti di sco­pri­re quan­to fos­se gra­ve l’of­fe­sa di Mosè. Mosè ha tol­to la glo­ria a Dio o ha con­fi­da­to trop­po nel­le pro­prie forze?

Il fat­to è che non lo sap­pia­mo. Il tes­to non entra esat­ta­men­te nel meri­to, l’u­ni­ca cosa che dice è: «Per­ché non mi hai cre­du­to» (Deu­te­ro­no­mio 20:12 SLT). E ques­to era suf­fi­ci­en­te per Dio. Per­ché il pec­ca­to com­por­ta del­le conseguenze.

Il pec­ca­to por­ta con sé del­le conseguenze!

E ques­to è il pri­mo pun­to di ques­ta mat­ti­na: il pec­ca­to por­ta con sé del­le con­se­guen­ze. La Bibbia dice anche «Il sala­rio che il pec­ca­to paga è la mor­te». (Roma­ni 3:23 NGÜ), il sala­rio di ogni pec­ca­to. Quin­di non si trat­ta tan­to del­la gra­vi­tà del­l’er­rore di Mosè e Aron­ne, quan­to del trat­to del pec­ca­to stesso. 

E la Bibbia mos­tra ques­to trat­to più vol­te. Come con­se­guen­za del pec­ca­to, Ada­mo ed Eva devo­no lascia­re la pre­sen­za di Dio. Come con­se­guen­za del pec­ca­to, il figlio di Davi­de deve mor­i­re dopo aver com­mes­so adul­te­rio e omic­i­dio. Oppu­re nel Nuo­vo Tes­ta­men­to, come con­se­guen­za del pec­ca­to, Hana­nia e Zaf­fi­ra cado­no mor­ti dopo aver mentito.

E così come l’in­c­re­du­li­tà ave­va impe­di­to al popo­lo di ent­ra­re nella Ter­ra Pro­mes­sa 40 anni pri­ma, l’in­c­re­du­li­tà sta ora impe­den­do a Mosè di ent­ra­re nella ter­ra. E l’in­c­re­du­li­tà vi impe­dirà anche nella vita di acce­de­re alla chi­ama­ta di Dio. Ed è per ques­to che voglio incorag­gi­ar­vi ques­ta mat­ti­na: quan­do vede­te il pec­ca­to nella vos­tra vita, fate di nuo­vo tut­to il pos­si­bi­le per but­tar­lo fuo­ri dal­la vos­tra vita. Ques­to è esat­ta­men­te ciò per cui Cris­to è mor­to, «affin­ché la nos­t­ra natu­ra pec­ca­mi­no­sa sia resa inef­fi­cace e non dob­bia­mo più ser­vi­re il pec­ca­to». (Roma­ni 6:6 NGÜ).

Dio vuo­le tut­ta la vos­tra obbedienza!

E così ven­go al secon­do pun­to: Dio vuo­le tut­ta la vos­tra obbe­dien­za! Quello che vedia­mo nel tes­to è un Dio che non è inter­es­sa­to alle mez­ze misu­re. Dio vole­va l’ob­be­dien­za tota­le del suo popo­lo e vole­va l’ob­be­dien­za tota­le di Mosè. Cosa ci fa pen­sare quan­do lo sen­ti­amo? Qual è la vos­tra imma­gi­ne del­l’ob­be­dien­za? For­se pen­sa­te a vos­tro pad­re o a vos­tra mad­re che vi man­da­va­no in came­ra e voi dove­va­te obbed­ire. O for­se pen­sa­te a un Putin e a come tut­ti deb­ba­no obbe­dirg­li e che sareb­be meglio ribel­lar­si a lui. La con­ce­zio­ne euro­pea del­l’ob­be­dien­za sa spes­so di fred­dez­za e di man­can­za di riferimenti.

Eppu­re la Bibbia descri­ve qual­co­sa di com­ple­ta­men­te diver­so: Gesù dice: «Se mi ama­te, osser­verete i miei coman­da­men­ti». (Gio­van­ni 14:15 NGÜ) o «Se osser­verete i miei coman­da­men­ti, rimar­re­te nel mio amo­re». (Gio­van­ni 15:10 NGÜ). Quin­di Gesù met­te l’ob­be­dien­za sul­lo stes­so pia­no del­l’a­mo­re. Dice che se ami­amo Dio, sare­mo obbe­di­en­ti e, vice­ver­sa, se sia­mo obbe­di­en­ti, ques­to ci aiu­ta a rima­ne­re nel suo amo­re. Quin­di l’ob­be­dien­za a Dio è asso­lu­t­amen­te relazionale.

E ques­to non solo nel Nuo­vo Tes­ta­men­to, ma anche nel­l’An­ti­co Tes­ta­men­to. Infat­ti, quan­do Dio diede i 10 coman­da­men­ti agli israe­li­ti sul Mon­te Sinai, spie­gò loro: «Por­rò la mia dimo­ra in mez­zo a voi e la mia ani­ma non vi aborr­irà; cammi­nerò in mez­zo a voi, sarò il vos­tro Dio e voi sare­te il mio popo­lo». (Esodo 26:11–12 SLT). Capi­te che i 10 coman­da­men­ti non sono sem­pli­ce­men­te uno stru­men­to di obbe­dien­za, ma il legame di rela­zio­ne tra il popo­lo di Israe­le e Dio. L’i­dea è semp­re sta­ta quella.

Anche Mosè non l’ha mai capi­to in un alt­ro modo, ed è per ques­to che alla fine del­la sua vita dis­se anche: «Ame­rai il Signo­re tuo Dio con tut­to il tuo cuo­re, con tut­ta la tua ani­ma e con tut­te le tue for­ze!». (Deut 6,5 SLT).

Ma se cre­dia­mo che Dio vuo­le tut­to il nos­tro cuo­re, tut­ta la nos­t­ra ani­ma e tut­ta la nos­t­ra for­za, all­o­ra dob­bia­mo anche cre­de­re che Dio vuo­le tut­ta la nos­t­ra obbe­dien­za. Dio non era inter­es­sa­to al 90% di Mosè e nem­meno all’80% di voi. Dio vuo­le tut­ta la vos­tra obbe­dien­za. Se Gesù fos­se sta­to solo 99% obbe­dien­te, all­o­ra sarem­mo tut­ti finiti. 

Per­ciò ques­ta mat­ti­na voglio sfi­dar­vi a cam­bia­re il vos­tro modo di inten­de­re l’ob­be­dien­za e la rela­zio­ne. Ques­te due cose stan­no insie­me come il coper­chio sul­la pentola.

Come può nas­ce­re ques­ta obbe­dien­za nella nos­t­ra vita? In linea di prin­ci­pio, pos­sia­mo fare come Mosè. Andan­do alla pre­sen­za di Dio (taber­na­co­lo), leg­gen­do la Paro­la di Dio (ascol­tan­do la voce di Dio), cre­den­do alla Paro­la di Dio (a dif­fe­ren­za di Mosè) e facen­do ques­to. Più cre­dia­mo alla Paro­la di Dio e fac­cia­mo ques­to, più l’ob­be­dien­za arri­verà nella nos­t­ra vita. Se pres­ti­amo poca fede alla Paro­la di Dio, res­te­remo semp­re disobbedienti.

 

Domande per il piccolo gruppo:

  • Il pec­ca­to ha un carat­te­re distruttivo 
    • Come lo vedi?
    • Dove vede­te il pec­ca­to nella vos­tra vita che dove­te abbandonare?
  • Nella Bibbia, l’ob­be­dien­za e l’a­mo­re sono mes­si sul­lo stes­so pia­no (cfr. Gio­van­ni 14:15).
    • In qua­le alt­ro pun­to del­la Bibbia si vede che l’ob­be­dien­za e l’a­mo­re van­no di pari passo?
    • La vos­tra imma­gi­ne del­l’ob­be­dien­za è cam­bia­ta? Se sì, descri­ve­re come.
  • Date un pas­so con­cre­to su come pote­te cre­sce­re nel­l’ob­be­dien­za nella vos­tra vita quo­ti­dia­na nella prossi­ma settimana.