Data: 18 Agos­to 2019 | Pre­di­ca­to­re:
Serie: | Tes­to bibli­co: Ebrei 13:2
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Sug­ge­ri­men­to: Ques­to ser­mo­ne è sta­to tra­dot­to auto­ma­ti­ca­men­te. Si pre­ga di nota­re che non pos­sia­mo accet­ta­re alcu­na responsa­bi­li­tà per l’ac­cu­ra­tez­za del contenuto.

«Non dimen­ti­ca­te di mostra­re ospi­ta­li­tà agli sco­no­sci­uti, per­ché in ques­to modo alcu­ni han­no dato rifu­gio agli ange­li sen­za ren­der­sene con­to!» (Ebrei 13:2). La paro­la gre­ca usa­ta nella Bibbia per indi­ca­re l’o­s­pi­ta­li­tà signi­fi­ca let­teral­men­te l’a­mo­re del­lo stra­nie­ro. Ques­ta ospi­ta­li­tà non è solo gas­tro­no­mia, ma anche un even­to spirituale.


 

Rab­bi Shmu­el di Bry­sow era uno degli uomi­ni più ris­pett­a­ti del­la sua fede chas­si­di­ca. Ed era ric­co. Un gior­no un fol­to grup­po di mer­can­ti giunse a Bry­sow poco pri­ma del saba­to e decise di rima­ne­re in cit­tà per il gior­no fes­tivo. Ven­ne­ro da Rab­bi Shmu­el e chie­se­ro se poteva­no sta­re nella sua casa e con­di­vi­de­re con lui il pas­to del saba­to. Rab­bi Shmu­el ris­po­se che pote­va offrir­li ent­ram­bi, ma solo a paga­men­to, e par­lò anche di una som­ma piut­tosto alta che avreb­be­ro dovu­to paga­re per il loro sog­gior­no. I viag­gia­to­ri rima­se­ro scon­cer­ta­ti dal fat­to che un chas­sid chie­des­se un paga­men­to per il bene­fi­cio del­l’o­s­pi­ta­li­tà, ma poi­ché non ave­va­no scel­ta, accet­ta­ro­no la sua offer­ta. Così i mer­can­ti man­gi­a­va­no e beve­va­no a sazie­tà duran­te il saba­to, chie­den­do per­si­no vini pre­gia­ti e piat­ti sele­zio­na­ti come paga­men­to per l’al­to prez­zo che avreb­be­ro dovu­to paga­re. Né han­no esi­ta­to a fare ogni tipo di richies­ta spe­cia­le. Quan­do il saba­to fu ter­mi­na­to e i mer­can­ti vol­le­ro con­ti­nu­are il loro viag­gio, ent­ra­ro­no nel­lo stu­dio di Rab­bi Shmu­el per paga­re la som­ma pat­tui­ta. Ma il rab­bi­no scop­piò a ride­re: «Pen­si che abbia per­so la tes­ta? Come potrei accet­ta­re den­a­ro per il pri­vi­le­gio di offri­re ospi­ta­li­tà ai viag­gia­to­ri?«I mer­can­ti si guar­da­ro­no l’un l’al­t­ro sen­za capi­re: «Per­ché all­o­ra ci ave­te accett­a­to solo a con­di­zio­ne di paga­re un prez­zo ele­va­to? All­o­ra Rab­bi Shmu­el spie­gò: «Teme­vo che vi sares­te ver­go­gna­ti di man­gia­re a suf­fi­ci­en­za o di bere i miglio­ri vini se vi fos­te sen­ti­ti solo miei ospi­ti. E, in tut­ta ones­tà, non ave­vo for­se ragio­ne?»

Non si trat­ta solo di uno spe­cia­le umoris­mo ebraico, ma anche noi svi­z­ze­ri riuscia­mo a imme­de­sim­ar­ci mol­to bene. Alle nost­re lati­tu­di­ni non ci pia­ce rice­ve­re rega­li, vero? Ad esem­pio, ven­go­no tenuti elen­chi meti­co­lo­si di quan­to e come ogni per­so­na ha dato al ragaz­zo per la sua cre­si­ma. Il vici­no Mül­ler, 20 fran­chi, e un set di asciuga­ma­ni blu scu­ro con il suo nome. Poi, qual­che anno dopo, quan­do la figlia del vici­no Mül­ler ha la sua cre­si­ma, un pac­chet­to con un set di asciuga­ma­ni rosa e l’im­por­to esat­to di 20,45 fran­chi svi­z­ze­ri svo­laz­za nella buca del­le let­te­re del­la casa del vici­no (ovvia­men­te aggi­u­st­a­to per l’in­fla­zio­ne). Bas­ta non esse­re in debi­to con nessuno.

Oggi si trat­ta di ospi­ta­li­tà. E ci sono ent­ram­bi i lati del­la ques­tio­ne: Il lato del padro­ne di casa e anche quello del­l’o­s­pi­te. Cosa ren­de un buon host? Cosa ren­de un buon ospi­te? Il rab­bi­no Samu­el rispon­der­eb­be alla secon­da doman­da: «Un buon ospi­te è una per­so­na a cui pia­ce esse­re trat­ta­ta bene e che non cal­co­la semp­re in segre­to cosa ci vor­rà per esse­re di nuo­vo alla pari.» E cosa ren­de un buon ospite?

Siate generosi

«Non dimen­ti­ca­te di mostra­re ospi­ta­li­tà agli sco­no­sci­uti, per­ché in ques­to modo alcu­ni han­no dato rifu­gio agli ange­li sen­za ren­der­sene con­to!» (Ebrei 13:2). Per esse­re ospi­ta­li, biso­gna ave­re un cuo­re gran­de. La paro­la xen­o­fi­lia signi­fi­ca let­teral­men­te Amo­re per gli sco­no­sci­uti. Ospi­ta­li­tà signi­fi­ca esse­re gen­ti­li con gli estra­nei, apri­re il pro­prio cuo­re e la pro­pria casa agli altri.

Quin­di l’o­s­pi­ta­li­tà non si dimos­tra da come intrat­ten­go i miei amici, ma da come trat­to gli estra­nei. Gesù dice a un ospi­te in una para­bo­la: «Quan­do invi­ta­te ospi­ti a pran­zo o a cena, non invi­ta­te amici, fratel­li, paren­ti o vici­ni ric­chi. Per­ché vi ripa­gher­an­no invi­tan­do anche voi. Piut­tosto, invi­ta­te i poveri, gli stor­pi, i para­li­ti­ci e i cie­chi. Nella resurre­zio­ne dei timo­ra­ti di Dio sie­te for­t­u­na­ti, per­ché Dio vi ricom­pen­serà per aver invi­ta­to per­so­ne che non poteva­no ripa­gar­vi.» (Luca 14:12–14).

Spes­so si svol­ge in ques­to modo: Fritz mi ha invi­ta­to al suo com­p­le­an­no, quin­di la prossi­ma vol­ta lo invi­terò anche al mio. La xen­o­fi­lia, come la inten­de la Bibbia, non signi­fi­ca solo la col­ti­va­zio­ne del­la cer­chia di amici, ma va chia­ra­men­te olt­re. Ho solo un debo­le ricordo di quan­do sia­mo venuti a Seon 20 anni fa come una pic­co­la fami­glia di sco­no­sci­uti. Ma ricordo alcu­ne del­le per­so­ne che han­no aiuta­to nel tras­lo­co. Sono rimasto mol­to col­pi­to quan­do Phil­ip­pe E. ha invi­ta­to me e Sil­via al loro pic­co­lo grup­po duran­te il pri­mo ser­vi­zio. La xen­o­fi­lia lascia ovvia­men­te un’im­pres­sio­ne duratura.

Altro­ve, Gesù par­la del­le ope­re di miser­i­cor­dia in rela­zio­ne al giudi­zio uni­ver­sa­le: «Ero un estra­neo e mi ave­te invi­ta­to a casa vos­tra.» (Matteo 25:35b). I desti­na­ta­ri non ave­va­no idea di cosa stesse par­lan­do. Quin­di chie­do­no quan­do è suc­ces­so. Gesù ris­po­se: «Ve lo assi­cu­ro: Qual­si­a­si cosa abbia­te fat­to per uno dei più pic­co­li di ques­ti miei fratel­li e sor­el­le, l’a­ve­te fat­ta per me!» (40). L’o­s­pi­ta­li­tà nel giudi­zio fina­le sarà misu­ra­ta da come abbia­mo trat­ta­to gli umili.

Ques­ti pen­sie­ri mi sfid­a­no mol­to. Nella mia men­te riper­cor­ro le lis­te degli invi­ta­ti per i miei com­p­le­an­ni, le fes­te di Capo­dan­no e i fest­eg­gi­a­men­ti del 1° agos­to. È mol­to più como­do invi­t­are per­so­ne che spun­ta­no come me e mi con­fer­ma­no. L’o­s­pi­ta­li­tà, come la inten­de la Bibbia, richie­de un cuo­re ampio e mol­ta gene­ro­si­tà. Eppu­re è evi­den­te che il xen­o­fi­lia dov­reb­be esse­re par­te inte­gran­te del­la vita di un segu­ace. Poche esor­ta­zio­ni sono ripe­tu­te così spes­so nella Bibbia come ques­ta. È per­si­no un cri­te­rio indis­pensa­bi­le per l’e­le­zio­ne degli anzia­ni (Tito 1:8). La Bibbia sot­to­li­nea l’im­port­an­za del­l’o­s­pi­ta­li­tà. È un modo mera­vigli­oso per mostra­re l’a­mo­re di Dio alle per­so­ne bisognose.

Il nucleo del­l’o­s­pi­ta­li­tà è l’in­con­tro. «Si può far ent­ra­re qual­cu­no nella por­ta e lui sen­te anco­ra che è rimasto fuo­ri. Il suo cor­po è sta­to fat­to ent­ra­re, ma l’ani­ma no. Deve anche esse­re accol­to spi­ri­tu­al­men­te»(Roma­no Guar­di­ni). Ques­ta rice­zio­ne spi­ri­tua­le avvie­ne nella con­di­vi­sio­ne recipro­ca e nella par­te­ci­pa­zio­ne alla vita del­l’al­t­ro. Pos­sia­mo ini­zia­re in acque poco pro­fon­de, scam­bi­an­do­ci con­ve­ne­vo­li e noti­zie, spet­te­go­lan­do un po» – ma poi la con­ver­sa­zio­ne pren­de pro­fon­di­tà. Con­di­vi­dia­mo la feli­ci­tà e il dolo­re del­l’al­t­ro, pren­dia­mo le gioie e i pesi del­l’al­t­ro. I veri incon­tri ries­co­no quan­do tut­ti i par­te­ci­pan­ti han­no spa­zio e attenzione.

Incontrare gli angeli

I suoi gran­di affa­ri sono a ripo­so. Fa cal­do. Abra­mo si sta goden­do una meri­ta­ta sies­ta all’in­gresso del­la sua ten­da. Ques­to peri­odo di relax è mol­to importan­te per il suo equi­li­brio tra lavoro e vita pri­vata. Dopo un pri­mo son­nell­i­no, improv­vi­sa­men­te vede le sago­me di tre uomi­ni attra­ver­so i suoi occhi asson­na­ti. «Quan­do li notò, si alzò, andò ver­so di loro e si inchinò davan­ti a loro. Mio signo­re», dis­se, «se sie­te ami­che­vo­le con me, vos­tro ser­vo, all­o­ra non anda­te avan­ti così».» (Gene­si 18:2f). E ora Abra­mo pra­ti­ca­va l’o­s­pi­ta­li­tà in sen­so ori­en­ta­le. Li fa ripo­sa­re all’om­bra del­l’al­be­ro ment­re i suoi ser­vi lava­no loro i pie­di. La mog­lie Sara vie­ne inca­ri­ca­ta di pre­para­re la foc­ac­cia con la fari­na miglio­re e uno dei ser­vi deve macel­la­re e pre­para­re un vitel­lo ten­e­ro. «Quan­do il pas­to fu pron­to, pre­se bur­ro e lat­te e la car­ne arros­t­i­ta e la ser­vì agli uomi­ni.» (8). Imma­gi­no che abbia­no cena­to insie­me dopo il tra­mon­to. Che sfor­zo gigan­tes­co per tre uomi­ni sco­no­sci­uti che erano appe­na entrati!

Nella con­ver­sa­zio­ne suc­ces­si­va dice improv­vi­sa­men­te: «All­o­ra il Signo­re dis­se ad Abra­mo» (13). Pro­ba­bilm­en­te le sca­g­lie cado­no improv­vi­sa­men­te dag­li occhi di Abra­mo che il Signo­re lo sta visi­tan­do per­so­nal­men­te. «Non dimen­ti­ca­te di mostra­re ospi­ta­li­tà agli sco­no­sci­uti, per­ché in ques­to modo alcu­ni han­no dato rifu­gio agli ange­li sen­za ren­der­sene con­to!» (Ebrei 13:2).

Un pen­sie­ro simi­le tras­pa­ri­va già nel dis­cor­so di Gesù sul giudi­zio fina­le di cui sopra. Gesù si iden­ti­fi­ca con gli ulti­mi dei suoi fratel­li e sor­el­le. Quello che fac­cia­mo per loro, lo fac­cia­mo per Gesù. Nel xen­o­fi­lia Potreb­be esse­re che guar­dia­mo dirett­amen­te negli occhi di un ange­lo o addi­rit­tu­ra di Gesù. Dove si va o si rice­ve un visi­ta­to­re, a vol­te si apre una dimen­sio­ne spi­ri­tua­le. Sen­za saper­lo, ospiti­amo ange­li o diven­ti­amo ange­li per gli altri, cioè uti­li mess­ag­ge­ri di Dio. Nel­l’in­con­tro con gli amici e nel­l’o­s­pi­ta­li­tà con gli sco­no­sci­uti, par­lia­mo con la nos­t­ra voce uma­na. Ma ciò che è sta­to det­to spes­so rima­ne impres­so per mol­to tem­po. Più ci pen­sia­mo, più ci sem­bra che Dio ci abbia rivol­to una parola.

Sono con­vin­ta che ques­to acca­da non solo quan­do inviti­amo a casa degli estra­nei e li intrat­te­nia­mo, ma anche quan­do pro­prio come quan­do spa­lan­chi­amo i nos­tri cuo­ri e, ad esem­pio, pren­dia­mo un caf­fè con qual­cu­no che anco­ra non cono­scia­mo (bene) dopo una fun­zio­ne..

Per saperne di più su di voi

Duran­te la visi­ta, i tre uomi­ni annun­cia­no che Sara ha dato alla luce un figlio nel­lo stes­so peri­odo del­l’an­no prossi­mo. È un annun­cio incre­di­bi­le. Dopo­tut­to, Sara è già così avvi­z­zi­ta da non pen­sare più alla bra­ma d’a­mo­re, e anche Abra­mo è trop­po vec­chio per ques­te cose (12s). Duran­te ques­ta visi­ta, la loro visio­ne vie­ne ris­ve­glia­ta e gli anzia­ni coniugi Abra­mo e Sara ripren­do­no il loro cammi­no incorag­gia­ti. La visi­ta la por­ta olt­re, per­ché gli ospi­ti dico­no una veri­tà che non è così faci­le da dire. Sara ha buo­ni moti­vi per ride­re del­l’an­nun­cio di un figlio (12). Tut­ta­via, l’o­s­pi­te pro­nun­cia ques­ta incre­di­bi­le promessa.

È pro­prio nel con­fron­to con lo stra­nie­ro che impa­ria­mo a cono­sce­re meglio noi stes­si. Quan­do incon­tria­mo gli amici, pro­via­mo sen­sa­zio­ni posi­ti­ve, con­fer­me e pac­che sul­le spal­le. Ne abbia­mo biso­g­no. Nel­l’in­con­tro con l’estra­neo, ci con­fron­ti­amo con i nos­tri stes­si sen­ti­men­ti, che non sape­va­mo nem­meno di ave­re den­tro di noi. Il filoso­fo ebreo Mar­tin Buber dice: «L’es­se­re uma­no diven­ta l’io nel tu.«Nel con­fron­to con l’al­t­ro, rico­no­scia­mo noi stessi.

In Gio­van­ni (capi­to­lo 21), Gesù come Signo­re risor­to è l’o­s­pi­te a sor­pre­sa. Ha sven­tra­to, lava­to e squa­ma­to il pes­ce e ha acce­so un fuo­co. Aspet­ta che si svi­lup­pi un bel baglio­re e poi ini­zia ad arrost­i­re anche il pes­ce. Il suo ospi­te, Peter, lo rag­gi­unge a nuo­to. Sta per avve­ni­re un incon­tro pas­to­ra­le che scuo­te il cuo­re. Ma pri­ma il cibo, per­ché, come sap­pia­mo, la via per il cuo­re di un uomo pas­sa attra­ver­so lo sto­ma­co… Dopo il pas­to, Gesù affron­ta il tra­di­men­to del suo dis­ce­po­lo. Il padro­ne di casa lo fa in modo così deli­ca­to che la veri­tà vie­ne alla luce e l’o­s­pi­te rima­ne pro­tet­to allo stes­so tem­po. È semp­re una gran­de arte sos­tene­re la veri­tà nel­l’a­mo­re. Secon­do Pao­lo, è un pre­re­qui­si­to per l’a­mici­zia con Cris­to: «Piut­tosto, atte­niam­o­ci alla veri­tà nel­l’a­mo­re e diven­ti­amo in tut­to simi­li a Cris­to, che è il capo del suo cor­po, la Chie­sa.» (Efe­si­ni 4:15). Sen­za ver­i­di­ci­tà le nost­re con­ver­sa­zio­ni diven­ta­no un piat­to scam­bio di con­ve­ne­vo­li inno­cui, sen­za amo­re ce li sbat­ti­amo in fac­cia come uno strac­cio bagna­to. Quan­do i due si unis­co­no, è come se si sten­des­se­ro un cap­pot­to cal­do in cui infi­lar­si a vicenda.

 

La set­ti­ma­na scor­sa abbia­mo avu­to ospi­ti dal Cana­da a casa nos­t­ra. Erano estra­nei a noi sot­to diver­si aspet­ti: non li ave­va­mo mai incont­ra­ti pri­ma, non par­la­va­mo la loro lin­gua e ave­va­no un back­ground cul­tu­ra­le diver­so. Nel peri­odo pre­ce­den­te erava­mo un po» ner­vo­si, abbia­mo let­to libri in ing­le­se, puli­to la nos­t­ra stan­za e com­pra­to cibo che loro ado­ra­va­no. Oggi lo sap­pia­mo: Abbia­mo ospi­ta­to degli ange­li. Le con­ver­sa­zio­ni con i due sono sta­te mol­to sti­mo­lan­ti e mi sono cadu­te, come squa­me dag­li occhi, alcu­ne con­side­ra­zio­ni sul mio minis­te­ro di pas­to­re. Ho impa­ra­to del­le veri­tà su di me e ora affron­terò anche cose con­cre­te. «Non dimen­ti­ca­te di mostra­re ospi­ta­li­tà agli sco­no­sci­uti, per­ché in ques­to modo alcu­ni han­no dato rifu­gio agli ange­li sen­za ren­der­sene con­to!»

 

 

 

Possibili domande per i piccoli gruppi

Leg­ge­re il tes­to bibli­co: Gene­si 18:1–15

  1. Che cosa ha inte­so fino ad ora per ospi­ta­li­tà? In che modo la vos­tra com­pren­sio­ne è sta­ta amplia­ta dal sermone?
  2. Ave­te mai pen­sa­to, dopo una visi­ta, di ospi­t­are degli ange­li? Da cosa nas­ce ques­to pensiero?
  3. Come si può pas­sa­re dai con­ve­ne­vo­li e dal­le noti­zie all’approfondimento?
  4. Cosa ser­ve per dare alle vost­re visi­te abitua­li una dimen­sio­ne spirituale?
  5. Nel­le prossi­me set­ti­ma­ne, cer­ca­te di col­ti­va­re con­s­ape­vol­men­te la xen­o­fi­lia, l’a­mo­re per gli stranieri!